RIPROPOSTA
SUPERGIRL
– IN MEMORIAM –
Di Santo Balastro
Anche in Italia (su PLAY-SAGA n.5, all’interno della miniserie “Crisis on Infinite Earths”) è stata pubblicata la storia in cui si sacrifica eroicamente SUPERGIRL, una delle più famose eroine di casa D.C. Comics; e se la MARVEL ci ha mostrato che la morte non è mai definitiva e che prima o poi gli eroi e i criminali defunti ritornano, non così è per la ragazza d’acciaio, di cui anzi nel nuovo universo D.C., creato da JOHN BYRNE, non rimane neppure il ricordo, e Superman non ha mai avuto né mai avrà una cugina. La nuova Supergirl apparsa in Superman (2′ serie) n.16-22 non è che un simulacro non vivente proveniente da un altro universo, e per quanto abbia riscosso un successo sufficente a farle guadagnare una serie personale, non sarà mai paragonabile alla dolce e cara super-cuginetta. Perciò a noi, vecchi fan di NEMBO STAR, sembra quanto mai opportuno e doveroso porgerle l’estremo omaggio.
Personaggio popolarissimo negli anni ’60, SUPERGIRL debuttò in una breve storia scritta da OTTO BINDER e disegnata, senza lode e senza infamia da AL PLASTINO su supervisione di MORT WEISINGER in ACTION COMICS N°252 maggio-1959 (in Italia questa storia è apparsa su ALBI DEL FALCO N.205 del 20/3/60, ma qualche raccontino di SUPERGIRL era stato già tradotto nei numeri precedenti a partire dal N.197), in seguito al successo di una storia apparsa su SUPERMAN N.123 e ristampata anche sul volume “THE GREATEST SUPERMAN STORIES EVER TOLD” (in Italia su ALBI DEL FALCO N.134), in cui appariva una SUPER-GIRL (sic) creata magicamente come compagna dell’uomo d’acciaio. La Mondadori, per coerenza con il loro Nembo Kid, tradusse (?!) il suo nome in Nembo Star, e così rimase per molto tempo. Come molti sanno, SUPERGIRL era in realtà KARA, nata ad ARGO CITY, una città sopravvissuta all’esplosione di KRYPTON grazie ad una cupola di plastica costruita da ZOR-EL, zio di SUPERMAN e padre della nostra. Il terreno della città si era trasformato in kryptonite ma fu rivestito da lastre di piombo per proteggere la popolazione. Anni dopo quando KARA aveva 15 anni, una pioggia di meteoriti colpì ARGO CITY forando la copertura di piombo e liberando le radiazioni mortali. Per salvare la figlia, ZOR-EL e la moglie ALURA la spediscono sulla Terra su un piccolo razzo costruito in tutta fretta, vestita come SUPERMAN perché la riconoscesse. Arrivata sulla Terra, viene accolta da un Superman felice e sorpreso, che però la relega nell’orfanotrofio di MIDVALE, le fa assumere l’identità di LINDA LEE e le ingiunge di non rivelare la sua esistenza al mondo finché non sarà pronta. Supergirl diventa subito la star di ACTION COMICS dove appare sia insieme al famoso cugino (su disegni di BORING e DICK SPRANG), sia in una serie sua su testi di DORFMAN, SIEGEL e BINDER e disegnata deliziosamente da Jim MOONEY. Le storie di questo periodo sono di una godibilità rara, sia per i toni innocenti e fiabeschi delle sceneggiature sia per la caratterizzazione del personaggio di Linda.
Presentata come una adolescente timida e sottomessa, sensibile, impulsiva, emotiva e sentimentale ma allo stesso tempo esuberante e piena di vitalità, capace di fare grandi imprese, ma che si nasconde per paura di rivelare anzitempo la sua esistenza e disubbidire così al cugino Superman, che è più una figura autoritaria da fratello maggiore che un amico. Generosa (usa i suoi poteri per far adottare i suoi amici e per raddrizzare piccoli torti), incredibilmente romantica (lei capace di smuovere le montagne non si mette in mostra perché “ai ragazzi piace sentirsi superiori alle ragazze”), era insomma tutto quello che doveva essere allora la ragazzina ben educata agli occhi degli adolescenti del tempo. In più però poteva trasformarsi nella bella ed esuberante SUPERGIRL, che affrontava criminali da burletta e regine invidiose con la stessa facilità e rapidità con cui si occupava dei lavori domestici. Come tutte le sue coetanee nei fumetti, Linda era una grande sognatrice ad occhi aperti (molte sue storie si chiudevano con lei sul letto dell’orfanotrofio, con gli occhi verso la finestra a sospirare, ed alcuni suoi racconti erano veri e propri sogni), così si fondevano egregiamente i temi classici delle storie di Supereroi con mostri (neanche tanto orridi), viaggi nel cosmo e lotta al crimine, con quelli del racconto rosa tipico di “Young Love” e “Young Romance” tanto per citare due classici americani del genere. Qualche mese dopo il suo debutto, viene introdotto STREAKY il supergatto (in Italia ribattezzato STRIKY su A.d.F. N.228) come suo compagno di giochi, e la nostra viene accolta nelle fila della Legione dei Super-Eroi (ACTION COMICS 276, in Italia SuperAlbo Nembo Kid n 16 sett. 61). Il primo grosso cambiamento nella vita di S. avviene in un serial apparso in ACTION C. 278-285 (in Italia su A.d.F. 305-317 e SuperAlbo 24) dove viene adottata da Fred ed Edna DANVERS (a cui rivela la sua identità), la sua esistenza viene annunciata festosamente al mondo ed inizia una carriera di combattente del crimine; Linda conosce Dick Malverne, (il tipico aitante giovanottone da pubblicità di una marca di brillantina dell’era kennediana) con cui flirta per un po’. La nostra vive i primi palpiti amorosi e le prime grosse emozioni, viene corteggiata dal tritone JERRO e dal posato BRAINIAC 5 della Legione, fa da cupido al cugino e alle sue amiche, spesso ingenuamente convinta di potere far felici tutti quelli che la amano e raddrizzare qualsiasi torto. Due anni dopo il suo “debutto in società”, in ACTION 309-310 (A.d.F. 421), Supergirl scopre che i suoi genitori veri sono ancora vivi, e con l’aiuto di papà Fred li libera dalla zona di sopravvivenza, una variante “buona” della zona fantasma, dove si erano rifugiati per scampare alla distruzione di Argo City. Kara per un po’ è dibattuta tra l’amore per i genitori veri e per quelli adottivi, intanto conosce COMET l’ultra-cavallo (su ACTION 293, anche se era già apparso in una storia della Legione), che in realtà è un centauro trasformato magicamente in equino dalla maga Circe. Al passaggio di una cometa ritorna temporaneamente umano, e con l’identità di BRONCHO BILL corteggia la nostra eroina. Viene anche introdotto il personaggio di Lena Thorul, sorella E.S.P. di Lex Luthor (il cognome è un anagramma di quello del fratello), che continuerà a far capolino nelle sue storie fino agli anni 8O. In ACTION n. 318 (del ’66 inedito in Italia) Linda si diploma al Midvale High (equivalente alle nostre scuole medie) e si iscrive allo Stanhope College dove va a vivere da sola (i genitori kryptoniani intanto si erano stabiliti definitivamente a Kandor la città in bottiglia). Il tono sentimentale della serie diventa sempre più consistente, ma perde un po’ in freschezza e credibilità, ormai chiuso com’era nei soliti cliché dei “colpi di fulmine” del “pretendente canaglia” o dell'”amore impossibile”, gli autori danno più importanza all’inventare modi per sfuggire a trappole o per salvare l’identità segreta in pericolo, che ad una buona caratterizzazione dei personaggi, ma la cosa era alquanto comune in quegli anni e la fama della nostra non sminuì anzi spesso era la “guest star” nelle altre testate della Superman Family, da “ADVENTURE COMICS” (con la Legione) a “WORLD’S FINEST” (in coppia con BATGIRL), lavorando anche con Superboy, Lois Lane e Jimmy Olsen (da ricordare la storia immaginaria in cui Linda sposa Jimmy e lo difende dalle avances di una bellissima regina, disegnata da Curt Swan). In seguito nel ’69 Supergirl ha una serie tutta sua su ADVENTURE COMICS (dal n.381 al n.424), iniziata con una storia insieme a BATGIRL, pubblicata in Italia su SUPERMAN SELEZIONE CENISIO n.16, e i disegni passano a Mortimer (con inchiostri di Abel e Anderson) e a Schaffenberger. In queste storie iniziano a entrare i temi sociali delle rivolte studentesche e delle rivendicazioni femministe, ma la nostra, anche se ormai autonoma e pienamente padrona di sé, non perde la sua vena romantica e sensibile. Emblematica di questo periodo è la storia in cui Supergirl ribalta la favola di Cenerentola (o Cinderella) scambiando identità con Cindy, una ragazza tiranneggiata dalla matrigna arcigna e dalle brutte sorellastre (ADV.385 in Italia pubblicata con il titolo “La madrina d’acciaio” in Superman Mondadori n.651).
Nel ’71 MORT WEISINGER lascia la supervisione di ADVENTURE a JOE ORLANDO che rivoluziona un po’ il personaggio, Linda si laurea e va a lavorare per la KSF-TV di S. Francisco (Adv. 406), rifiuta gentilmente le attenzioni del collega John e come Supergirl ama appassionatamente Jeoff, il baffuto capo di Linda. Anche il look cambia notevolmente; molto più sexy di un tempo S. adotta vari costumi seguendo i suggerimenti dei lettori. Una pletora di artisti si avvicendano alle sue storie, sopratutto DeZuñiga, Mike Sekowsky (che a quel tempo aveva completamente rinnovato WONDER WOMAN) e Art SAAF (che ne dà una versione da pin-up siliconata) per i disegni, mentre i testi passano da Len Wein a Marv Wolfman e Steve Skeates, E.N. Bridwell e Jhon Albano. Ognuno di questi lascia un contributo personale al personaggio contaminando le storie con spunti horror, fantasy o da sit-com. Lo specifico del personaggio si perde un po’ di vista, le situazioni in cui la nostra eroina viene coinvolta andrebbero bene anche per storie del cugino Superman o per qualsiasi altro supereroe, ed i racconti sono per lo più autoconclusivi e affrettati. Per differenziare e per creare maggior credibilità al personaggio si inventa il plot dei poteri che vanno e vengono per colpa di una pillola alla kryptonite d’oro somministratale con l’inganno dalla malvagia Spitfire, ma comunque nonostante questa trovata, il personaggio comincia ad accusare stanchezza, chiuso com’è nei limiti della figura di un Superman in gonnella. Né le cose migliorarono quando E.N. Bridwell divenne editore di Adventure e lanciò Supergirl in una testata tutta sua (Dic. ’72), anche se diede stabilità al team creativo (Jhon Albano prima e Cary Bates poi ai testi e Art Saaf e Vince Colletta ai disegni) e al costume, e inculcò una certa vena malinconica al personaggio, ormai fin troppo ferito dalle ostilità e dai tradimenti subiti. Una superficialità di fondo nei “plots” rendono le storie di questo periodo (’72-’73, in Italia su Superman della Williams) da dimenticare in fretta, le situazioni e i dialoghi sono da telefilm di serie C (Linda si iscrive a un corso di recitazione alla Vandyre University e si comporta con i ragazzi suoi compagni come una frivola e vanitosa ragazzina), la nostra fa cose proprio stupide come scaldare la bottiglia di Kandor per allargarla (e i poveri Kandoriani non arrostiscono nemmeno) o combattere contro Zatanna per amore di un mostruoso uomo delle nevi. Dopo pochi numeri la rivista Supergirl si fonde con quella di Jimmy Olsen e di Lois Lane per diventare il bimestrale “Superman Family” che continuerà la numerazione di J.O. dal n.164 (nov ’73). I testi sono affidati inizialmente a Eliot S. Maggin (ex fan ed ex enfant prodige) che diede maggior peso e carattere al personaggio di Linda, ora una donna coraggiosa e altruista, più responsabile e posata. S. vuole aiutare il prossimo più come assistente sociale alla scuola sperimentale di New Athens, che come una super-eroina, ed ambisce ad un suo posto nel mondo. (Della rivista Superman Family in Italia sono apparse sia le ristampe di vecchie storie sia la produzione originale più tarda su SUPERMAN Cenisio). Con la nuova formula della rivista varata nel ’78 (68 pagine di fumetto originale ad un dollaro) la nostra divenne il piatto forte, anche se le storie non brillano per originalità e bellezza. Sono per lo più storie limitate a uno o due episodi scritti da vari autori (Conway, Kupperberg e altri) e i disegni (per lo più Mortimer e Colletta, ma anche Heck, Delbo e altri) ne danno una interpretazione con meno curve ma scollacciata il più possibile. Il personaggio però già soffriva di staticità e a nulla valse il subplot della nuova attività di Linda, adesso attrice di soap-opera, né un ritorno ai temi romantici e sentimentali a fermare l’involuzione del personaggio. Su questa rivista Supergirl combatte contro criminali di secondo piano e rischia la collisione in aria con un aereo perché sogna ad occhi aperti il suo ragazzo.
Molto più stimolante ed interessante era la sua controparte di Terra 2 Power Girl, meno potente ma con un carattere più aggressivo che nascondeva una insicurezza di fondo, creata qualche anno prima da Gerry Conway, Levitz e il mitico Wally Wood su “All Star Comics” n.58. Nel settembre ’82 altro cambiamento, la rivista “Superman Family” chiude e Supergirl, tornata ragazzina e studentessa di criminologia a Chicago, riottiene una serie sua “The new daring adventures of S.” su disegni di Carmine Infantino e testi di Paul Kupperberg l’inventore della seconda generazione di DOOM PATROL. La rivista ha il pregio di una continuità nelle storie con un minimo di serializzazione, e Supergirl ottiene una personale galleria di criminali originali (spesso donne seminude), ma mai troppo cattivi e mai entusiasmanti (una per tutti BLACKSTARR, la scienziata impazzita da poteri ultra cosmici, ma che non riesce a liberarsi dall’autorità materna). I disegni di Infantino, infine sono troppo stilizzati e male si adattano al personaggio e nemmeno un cambio di costume (ispirato alla moda salutista dell’aerobica) ed un cross-over con il cugino, riescono a salvare la rivista dalla cancellazione dopo neanche due anni di vita. L’insuccesso del film “SUPERGIRL” e l’insofferenza da parte dei lettori per le figure femminili emule dei super-eroi maschi, ne decreta la fine, stupendamente gestita da Marv Wolfman in “Crisis on Infinite Earths” n.7. Qui abbiamo la Supergirl che doveva essere e non è mai stata; una donna generosa e nobile, intelligente e altruista che veramente si preoccupa e si sente responsabile per l’umanità e per le persone che ama e per questo lotta e soffre con abnegazione e coraggio.
Comunque la serie che ha rivoluzionato il mondo D.C. non presenta l’ultima apparizione della nostra, infatti oltre a una sciocca storia apparsa su Superman (prima serie) n.415 in cui facciamo la conoscenza del marito segreto di Supergirl (blam! peggio che a “Sentieri”, un alieno fuori di testa dalla pelle gialla e le orecchie alla Spock), Alan Moore nella storia immaginaria di chiusura della prima serie di SUPERMAN prima dell’avvento di BYRNE ripresenta la Supergirl degli anni ’60, la dolce ed esuberante quindicenne che ha viaggiato nel tempo per andare a trovare i suoi amici nella Legione, venuti a porgere l’estremo saluto all’Uomo d’acciaio. Tutta la storia (presentata dalla Play Press in un albo singolo non molto tempo fa) è un affettuoso omaggio alla mitologia di Superman (andate a leggere la storia del costume indossato da Lana Lang in A.d.F. n.236 e 262) e il tono lieve e gioioso delle ultime parole di Supergirl “Porgimi i miei saluti quando tornerò dal passato” sono forse il miglior epitaffio che il grande Alan poteva scrivere per la nostra amata eroina, ormai relegata ad un passato che non tornerà mai più.