RUINS (Marvels Presenta nn. 4 e 5)

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RUINS

Marvels Presenta nn. 4 e 5

Spillato L 5.000

ED. MARVEL ITALIA

Recensione di Stefano Samoggia

Da molti anni le due principali case di fumetti americane, la Marvel e la DC, sfruttano il cosiddetto schema dei What If, o degli Else World, per narrare le vicende dei nostri eroi in situazioni che nella “realtà” della serie reale non potrebbero accadere. E’ così accaduto di vedere un Batman vampiro, un Uomo Ragno nei Fantastici Quattro, nonché un’infinità di futuri più o meno apocalittici in cui molti supereroi sono morti o impazziti (un nome per tutti è sicuramente il capolavoro di Frank Miller, “Il ritorno del Cavaliere Oscuro“). Con questo tipo di storie è chiaro che gli autori, non più vincolati dalle rigide regole della continuity, hanno sempre potuto dare sfogo alla loro immaginazione, e matrimoni e morti sono sempre abbondate in queste pubblicazioni.

Ruins, miniserie di due numeri, che riprende la fortunata scelta del fumetto dipinto, fa parte proprio di questa categoria di storie, ambientate in mondi alternativi, dove un evento scatenante ha fatto andare le cose in maniera diversa da come le conosciamo nei fumetti regolari.

Per chi segue il mondo Marvel degli ultimi anni, sa che, fra degli autori più particolari ed eclettici della nuova corrente inglese, a Warren Ellis spetta sicuramente un posto di assoluto primo piano. In Italia abbiamo avuto la fortuna di veder pubblicate le sue opere migliori, dalle attuali storie di Excalibur, alla “mini nella serie” di Thor disegnata da Deodato Jr, fino al particolarissimi Hellstorm, pubblicato ora in Bianco e Nero dalla Marvel Italia sulla collana Inferno. Autore sicuramente geniale e anticonformista (a lui dobbiamo sia un Thor in preda a raptus sessuali che tocca il fondoschiena dell’incantatrice, sia la perdita della verginità di Kitty Pride) è facile immaginare cosa non sia riuscito a fare quando alla Marvel gli hanno lasciato carta bianca per reinventare le origini dei supereroi.

Lo spunto per questa mini è dato dalla ormai storica miniserie MARVELS, dove un giornalista, Philip Sheldon, descriveva, con gli occhi di un comune essere umano, le tappe fondamentali della storia dei supereroi Marvel (le cosiddette meraviglie), racchiudendo poi tutte le foto in un libro.
Mondi diversi, eppure uguali: anche qui abbiamo lo stesso giornalista, anche qui abbiamo un libro intervista – MARVELS – che Sheldon vuole scrivere …solo che qui le meraviglie non sono mai arrivate!
Le origini di ogni supereroe, in questa realtà meno distorta di quella che siamo stati abituati a vedere nei nostri amati comics, vengono rilette e stravolte nei loro effetti. Tutta la storia è un lungo incubo su quello che doveva essere e non è stato. Ritroverete tutti i vostri eroi, solo che saranno versioni allucinate e corrotte. E su tutto questo, l’idea che forse il mondo poteva essere diverso, che le meraviglie potevano salvare la degenerazione della società, e che la realtà come la conoscono sia solo un pallido riflesso distorto di ciò che non è stato. Un irriconoscibile Nick Fury dirà ad un certo punto, parlando con il giornalista:

“Non hai la sensazione che sia andato tutto storto, Sheldon? Come se tutta questa strana, schifosa roba che sta succedendo, in realtà, dovesse essere qualcosa di meraviglioso?”

Il maggior pregio, che è anche, allo stesso tempo, il peggior difetto di questa storia, è la totale assenza di trama e di lieto fine. La narrazione serve solo per mostrarci cosa è successo alle meraviglie, una finestra che si apre su un mondo dove chi viene punto da un ragno radioattivo muore di cancro, e chi prova ad avventurarsi nello spazio alla ricerca dei raggi cosmici muore fra i dolori delle atroci deformazioni subite per causa loro. Nessuna pietà, nessun cauto ottimismo, nessuna ancora di salvezza.

Ad essere sincero, ho trovato questa storia incredibile, una delle cose più belle e originali lette quest’anno. Però in questa sede bisogna essere obiettivi, e cercare di analizzarne in maniera distaccata e analitica i pro e i contro. Cominciamo quindi con le note dolenti. Come ho già avuto modo di dire, la storia è assolutamente inesistente: la scusa del libro di interviste da scrivere è solo il pretesto per giustificare i pellegrinaggi di Sheldon fra i mancati eroi di questo mondo, e la curiosità del lettore è tutta protesa a vedere che fine hanno fatto i propri beniamini in questa realtà distorta. Proprio per questo motivo chi non conosce bene la storia della Marvel non può assolutamente apprezzare questa mini-serie, e i disegni anche per chi è più interessato all’aspetto grafico, hanno un grosso limite. Qui c’è, infatti, la seconda nota dolente: mentre la coppia Cliff e Terese Nielsen, con il loro tratto molto sporco e frenetico, ben si adattano al clima della storia, Chris Moeller, autore di metà del secondo numero, decisamente male si accosta ai tetri scenari immaginati da Elliss. Soprattutto nelle ultime pagine, una città dai palazzi rosa (!!!) fa da sfondo alla cinica scena finale, facendole perdere gran parte della carica emotiva che avrebbe potuto avere. Visto che la mini era completamente scollegata da qualsiasi evento presente nelle serie regolari, non si poteva farla fare con calma ad un solo team creativo?

Per il resto solo elogi. Splendida la prosa di Ellis, geniali le interpretazioni degli effetti dei superpoteri sui personaggi – uno su tutti, la donna invisibile: “Quando arrivò la squadra di recupero, era invisibile, rifletteva la luce. Anche i suoi occhi riflettevano la luce, era diventata cieca…” – molto adeguati i disegni, almeno le tavole disegnate dai Nielsen. Nel complesso, quindi, un ottimo lavoro, superiore alla media della produzione globale Marvel e non, che può però essere gustato solo dai veri fans della Marvel, e che si meritava una maggior uniformità artistica.

GIUDIZIO Discreto

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