HERCULES NEI COMICS (1997)

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RIPROPOSTA

Hercules sta rivivendo un nuovo capitolo della sua storia editoriale grazie alle nuove storie della Marvel Comics, che vengono proposte nella collana “La Potente Thor” (Panini Comics). Rinfreschiamo la memoria degli appassionati del semidio greco con questo pezzo di fine 1997 proveniente dal sito originario di Glamazonia.
Mario Benenati


Hercules nei comics

di Santo Balastro

Per il suo 35esimo colossal animato la Disney ha scelto la mitologia dell’’antica Grecia riproponendo Hercules, il semidio super forte , difensore dei deboli , nemico dei tiranni ma un po’ broccolone in esilaranti avventure da bravo ragazzone americano perso sul set di un musical di Broadway.

Ritorna così debitamente ironizzato e umanizzato, un personaggio che è’ l’archetipo di tutti gli eroi combattenti forti e indomiti, l’incarnazione della possanza fisica e dell’ardimento, campione nelle lotte e nel piacere, senza dubbio il primo vero super eroe del mondo occidentale. Fin dagli albori del comics super-eroistico, il figlio di Zeus e della mortale Alcmena fù l’ispirazione per innumerevoli personaggi in costume dalla forza prodigiosa. Almeno due (il primo CAPITAN MARVEL e WONDER WOMAN) ricevettero in dono da lui la forza e altri tra cui anche Superman lo incontrarono come compagno di avventure (degna di memoria la storia disegnata da Wayne Boring in cui Hercules si batte a fianco dell’’uomo d’acciaio contro il malvagio ZHAVAM (ribattezzato dalla Mondadori ZEAVAM). Addirittura uno dei tanti supereroi biondi e ipermuscolosi di casa Quality si chiamava come lui e combatteva i soliti gangster nei primi 21 numeri del comics antologico “HIT COMICS” godendo dei contributi di grandi artisti quali Reed Crandall, Lou Fine e George Tuska, dal 1940 al 43. Disegni molto curati ma l’’idea di base e le sceneggiature erano ripetitive e noiose , non certo materiale del calibro di un UNCLE SAM o di DOLL MAN . (Lou Fine era l’artista perfetto per un eroe mitologico, grande conoscitore dell’’anatomia umana in movimento, sapeva sottolineare i minimi dettagli della figura con ombreggiature precise che davano un aspetto classicheggiante e armonioso ai corpi degli eroi).

Seguono anni di successo sul grande schermo soprattutto grazie all’’interpretazione di Steve Reeves, lo stesso che prestò volto e muscoli a Superman negli anni 50 e qualche riduzione ai fumetti poco allettante come quella della Gold Key di appena due numeri nel 1963.

MARVEL

Per avere una interessante trasposizione a fumetti di Hercules dobbiamo aspettare il 1965 quando Stan Lee e Jack Kirby nelle pagine di JOURNEY INTO MISTERY ANNUAL n.1 presentano come antagonista del mitico Thor il nostro semidio. Nella versione della Case delle idee il nostro è (era) un avventuriero un po’’ incosciente e narciso, amante sia di un buon combattimento che di un buon boccale, più simile ad un lottatore di Wrestling che al semidio dell’’iconografia classica. Le vicissitudini di quel figlio di Zeus sono abbastanza note al lettore italiano, oltre a numerosi scontri insieme al mitico Thor contro dei malvagi quali Ares e Plutone, Hercules si unisce ai Vendicatori prima e ai Campioni dopo. Negli anni 80 ha avuto due miniserie di ambientazione fantascientifica prodotte da Bob Layton che ebbero un discreto successo, e poi il ritorno nelle file dei Vendicatori dove Deodato jr lo trasforma nella copia carbone di Wonder Man.

DC COMICS

Anche in casa D.C. esiste la figura di Hercules, oltre ad apparire come icona divina nelle prima serie di Wonder Woman ( con tanto di barba rossa e pelle del leone di Lernia sul capo) e in SHAZAM ! la serie dedicata negli anni settanta al primo CAPITAN MARVEL, il nostro ebbe una serie bimestrale di 12 numeri a partire dal nov. 75 intitolata “HERCULES UNBOUND“. Ideata dal transfuga Gerry Conway che aveva passato gli ultimi 5 anni a scrivere (male) le storie del dio del tuono per Marvel ed edita da Joe Orlando.

Il serial era una commistione del genere post-olocausto con quello mitologico ed eroico classico, con tutti i cliché di rito. In un mondo devastato dalla guerra atomica alimentata da Ares il dio della guerra, un evento misterioso libera il nostro eroe dalle catene che lo tenevano prigioniero da secoli. Libero in un mondo che non conosce Hercules si mette a vagare per il Mediterraneo in compagnia di Kevin, un ragazzo cieco dalle inaspettate capacità combattive, dal suo fido Husky siberiano e in seguito dalla bella e poco vestita Jennifer Monroe, la tipica dama in pericolo.

I tre combattono per un po’ contro Ares, fanno il solito giro all’inferno per salvare la bella catturata e combattono contro la solita accozzaglia di mostri mutanti ( tra cui anche il padre di Kevin, un mostro fin troppo simile a Hulk e alcuni animali evoluti collegati alla serie di Kamandi, scritta e supervisionata dallo stesso Conway). Agli dei classici del pantheon greco Conway aggiunge personaggi e situazioni di pura fantasia mutuati dai racconti di Conan come Cerebus il gigante nubiano o dalla sci-fi catastrofica come la terza guerra mondiale iniziata con l’esplosione di una bomba atomica e la devastazione del dopo bomba.

Con queste premesse l’epopea poteva anche evolvere in qualcosa di interessante ma Conway non è mai stato un bravo sceneggiatore, ha idee geniali a livello di “plot” ma le spreca con una rappresentazione dei personaggi sciatta e bidimensionale. Hercules è il tipico cavaliere errante, senza una precisa missione, Kevin è il valente scudiero e al posto del fido cavallo abbiamo un cane. Ares e la nemesi dell’eroe, il cattivo manipolatore e vigliacco, Jennifer è la bella e fragile principessa da salvare e cosi via.

La serie però fu graziata dai magnifici disegni realizzati da artisti importanti come Garcia Lopez con Wally Wood alle chine.

Per la rappresentazione di Hercules, Ares e dei soldati di questi, Lopez e Wood si ispirarono più ai gladiatori romani che a quanto già apparso negli altri albi D.C., Il nostro semidio indossava solo un gonnellino con le tipiche strisce di cuoio, bracciali e stivali in bronzo e una benda per i capelli.

Con il numero 9 però Wood lascia le chine a un acerbo Bob Layton su i disegni di un ancora incerto Walt Simonson, venuto a sostituire l’artista argentino qualche numero prima. La supervisione intanto passò a Denny ( o Dennis come si fa chiamare ora ) O’Neil con il numero 8. Conway abbandonò la serie con il numero 6 e, dopo un intermezzo di David Michelinie, i testi passarono a Cary Bates che trascurò il legame con Kamandi e reintrodusse altri personaggi di un serial post-atomico apparso su “Strange Adventures” dal n. 117 al 160 (circa 1963-65): gli Atomic Knights. Tre strani cavalieri dalle armature medievali che cavalcavano cani dalmata giganti, qualcosa di veramente assurdo !

Insieme ai cavalieri atomici Hercules vive la sua unica avventura apparsa in Italia nel Play Book “l’arte di Walt Simonson”, pubblicata per la prima volta nei numeri finali (11 e 12) della serie.

TOPPS

In tempi recenti anche la TOPPS ha dedicato un albo al semidio ispirandosi all’orrendo serial di telefilm interpretato da Kevin Sorbo, di mediocre fattura.

Le immagini di questo articolo sono © Walt Disney e © Topps