HEROES RETURN (1997)

0
38

testata

RIPROPOSTA


http://www.glamazonia.it/wp-content/uploads/2016/10/return.gif (3891 byte)
Anche gli Eroi ritornano!

di Marcello Vaccari (con ringraziamenti a Max Brighel)

Negli ultimi anni, alla Marvel sembra essere scoppiata la moda di “affittare” i propri personaggi ad autori che normalmente editano per conto loro i propri fumetti. In questa ottica, si pone l’operazione Heroes Reborn che, dopo essere durata oltre un anno (13 numeri di ogni collana), ha sì fatto aumentare le vendite delle collane “prestate”, ma ha anche dato adito più a commenti negativi, o delusi o infuriati, che a elogi. Sostanzialmente, i personaggi sono stati stravolti dai nuovi autori, ma soprattutto le storie sono state complessivamente scarse, o addirittura pessime (come quelle di Liefeld). Tutta l’operazione è comunque stata un espediente puramente commerciale, che non ha minimamente tenuto conto delle aspettative dei lettori (anche se, dopo una vera e propria sommossa popolare contro le sue pessime storie, Rob Liefeld è stato poi defenestrato a metà del suo incarico), nella maggioranza molto delusi dell’esito finale.

Alla fine di tutto questo prende le mosse Heroes Return, ovvero il ritorno in grande stile degli eroi “in prestito”, che naturalmente ha cancellato con un vero colpo di spugna l’universo de La rinascita degli Eroi, facendolo così diventare un mondo immaginario come successo per Age of Apocalipse (saga mutante durata però molto meno e, tutto sommato, di qualità migliore). Al di là della nuova possibilità commerciale di aumentare le vendite con un lancio in grande stile e strilli su tutte le riviste del settore, come già avvenuto per la saga precedente, stavolta la Marvel pare aver ponderato molto meglio questa nuova opportunità di catturare lettori: questo mettendo in campo dei team creativi di tutto rispetto, e soprattutto delle storie godibili e ben scritte, personaggi molto ben caratterizzati e finalmente riconoscibili da tutti i fan.

Vediamo nel dettaglio le varie testate

Avengers

Avengers è la testata portante di tutto il lotto, visto che tutti i membri più importanti hanno poi una loro testata, e le loro storie hanno una notevole interconnessione (la mitica “continuity”, marchio distintivo della Marvel). Qui abbiamo sicuramente il team creativo più prestigioso, con il pluri-premiato Kurt Busiek ai testi e lo straordinario George Pérez alle matite. Busiek è partito alla grande con una saga in tre albi che ha riunito TUTTI i Vendicatori che abbiano mai militato nel gruppo, mirando molto più a stupire i lettori che a narrare una storia particolarmente intelligente. Comunque già qui ha iniziato a tessere sottotrame che verranno alla luce pian piano, e che hanno iniziato a dare frutti a partire dal n. 4, dove prende veramente l’avvio la serie, con lo sfoltimento dei ranghi e la formazione di un gruppo fisso (o quasi). Con tutti questi personaggi, Busiek fatica un po’ nella caratterizzazione (a parte alcuni casi come Capitan America, Scarlet e Ms. Marvel), ma nei numeri seguenti, soffermandosi su qualche personaggio in particolare, riesce nell’approfondimento. Bisogna comunque dire che nonostante le storie siano piacevoli e ben scritte, non sono minimamente all’altezza di quelle che lui stesso scrive per la sua Astro City. In compenso, i disegni di George Pérez sono strepitosi, e contribuiscono non poco ad aumentare la qualità dell’albo: questo anche per l’ottima capacità narrativa dell’autore, che con le sue minuziosissime tavole riesce a variare il ritmo di lettura a suo piacimento, in modo da seguire al meglio il fluire della storia. Pérez è uno dei pochissimi disegnatori che riesce a dare un ritmo ben preciso alla narrazione con la sua abilità nella costruzione della pagina e il variare del numero delle vignette: capacità acquisita anche lavorando come sceneggiatore.

Fantastic Four

Fantastic Four è forse la testata migliore. I primi tre numeri e parte del quarto sono scritti da un Scott Lobdell in ottima forma, che riporta il gruppo in quella dimensione familiare che gli è più congeniale, inserendo anche una forte carica ironica che faceva spesso capolino anche nelle ormai mitiche storie di Stan Lee e Jack Kirby. Anche i caratteri dei personaggi sono un ritorno alle origini e, insieme col ritorno di personaggi classici come l’Uomo Talpa, il fantasma Rosso, Terminus (qui usato secondo me al posto di Galactus, che probabilmente non gli hanno lasciato utilizzare), Silver Surfer, ecc. rendono queste prime quattro storie davvero molto gradevoli. A questo si devono aggiungere le plastiche matite di Alan Davis (nei primi tre albi), forse il più elegante disegnatore attualmente in circolazione, che sembra davvero nato per disegnare il Quartetto. Credo che anche molta della vena ironica di questi albi sia da attribuire a Davis, come le altre sue opere ci hanno insegnato. E’ davvero un peccato che sia rimasto per così poco tempo, perché il suo sostituto, il pur bravo Salvador Larroca, non riesce a fare lo stesso ottimo lavoro su questi personaggi, che hanno sicuramente bisogno di un segno morbido, e non spigoloso. Insieme con Larroca, arriva ai testi nientemeno che Chris Claremont, di ritorno alla Marvel dopo diversi anni. Le sue prime storie mantengono il tono veloce e leggero, sono soprattutto incentrate sui singoli personaggi, e le caratterizzazioni sono piuttosto buone. Claremont riesce anche a trovare il modo di inserire alcuni dei suoi personaggi preferiti, come i Technet e un assembramento di Capitan Bretagna che sembra uscito pari pari dalle sue storie di Excalibur. Probabilmente, quando ha scritto questi albi, pensava che Alan Davis sarebbe rimasto alle matite per un periodo più lungo. Claremont sta anche lanciando le sue classiche sottotrame a lunga gittata che lo hanno reso famoso sugli X-Men – e quindi siamo tutti molto fiduciosi per il futuro!

Captain America

A differenza di tutte le altre testate, passate a nomi nuovi, Captain America ritorna nelle mani del duo che lo aveva già condotto a notevoli successi di pubblico e di critica prima di Heroes reborn, vale a dire Mark Waid e Ron Garney. Questa volta Waid parte un poco in sordina, e ci vogliono alcuni numeri per riportare in alto il tenore delle sue storie. I primi due albi sono quasi dei racconti riempitivo dove non succede praticamente nulla tranne qualche scazzottata: la cosa più rilevante è la perdita del mitico scudo (che ricordiamo essere un pezzo unico composto di una lega mai più riprodotta), poi rimpiazzato da una copia di quello che Cap usava nelle sue primissime storie. La serie inizia a decollare con il n. 3 e, come il solito, la caratterizzazione del personaggio è ottima, anche se le storie sono molto più retoriche e moraleggianti di quelle che Waid aveva realizzato prima della pausa. Comunque, l’autore ha già fatto vedere che, nelle mani di un buon scrittore, un personaggio patriottico apparentemente anacronistico ha ancora un notevole potenziale, anche nelle attuali condizioni di disfacimento dei valori morali che sta attraversando la nostra società (o forse proprio per quello). Le matite di Garney sono sempre molto efficaci e dinamiche e, negli ultimi numeri, è stato sostituito dall’altrettanto bravo (anzi forse migliore) Andy Kubert, perché Ron è passato alla seconda testata dedicata al Capitano.

Iron Man

La testata di Iron Man era sicuramente quella più in crisi prima della Rinascita, e forse è stata quella scritta meglio in quei fatidici 13 mesi. La nuova incarnazione è stata affidata a Kurt Busiek e Sean Chen ma, nonostante i due stiano facendo un discreto lavoro, rimane sicuramente la serie più debole del lotto. Busiek non sembra entrare in sintonia col personaggio e tesse una trama piuttosto lenta, in stile soap opera, con un Iron Man non tanto invincibile: questo anche se Tony Stark appare abbastanza deciso e determinato.

In compenso, Busiek recupera comprimari storici e simpatici come Happy e Pepper, e getta le basi di un lavoro a lungo termine, che dovrebbe riportare parecchi vecchi nemici, primo tra tutti il Mandarino. I disegni di Chen sono gradevoli e di buon livello complessivo: sicuramente i personaggi in armatura gli vanno a genio, visto che li disegna molto bene.

Thor

Infine, Thor, la testata più recente. Partita diversi mesi dopo le altre, mette comunque in campo un team di tutto rispetto come Dan (Superman) Jurgens e John Romita Jr. La partenza di questa serie promette piuttosto bene: Jurgens pare trovarsi molto a suo agio con personaggi di grande potere, e inserisce subito notevoli sconvolgimenti nella vita del nostro eroe. Le matite di Romita sono come sempre spettacolari ed efficaci, e si addicono moltissimo al dio del tuono.

In conclusione, si potrebbe davvero dire “Finalmente sono tornati!”. Questi albi sono la dimostrazione che, al di là di campagne pubblicitarie, cambi di gestione, copertine speciali, e trucchi vari per gonfiare artificialmente le vendite, quello che paga sono sempre buone storie accoppiate a buoni disegni. Se gli autori in campo sono bravi, il prodotto sarà sicuramente di un livello abbastanza buono da far aumentare le vendite, anche senza il ricorso a nuovi numeri uno o altri espedienti di vario genere.