Questo speciale su FLASH, risale al 1997, fu pubblicato infatti sul sito originario di Glama. Con tanti spettatori che hanno seguito e stanno seguendo il serial TV Flash, abbiamo ritenuto di riproporlo nel blog perché può essere uno strumento utilissimo per scoprire (oppure riscoprire) tanti informazioni importanti sul fulmine scarlatto della D.C. Comics. Ovviamente poi bisognerà aggiornarsi sulle cose avvenute nei fumetti di Flash, dal 1997 al 2017.
Mario B.
INDICE
PRIMA PUNTATA : Intro – Flash story – Gli Universi Paralleli – Crisis – il Nuovo Flash
SECONDA PUNTATA : Personaggi – Principali: I Flash – La Dinastia della Velocità
TERZA PUNTATA): I Cattini – I Comprimari
TERZA PUNTATA BIS: Max Mercury
SESTA PUNTATA: Cronologia Cenisio
SETTIMA PUNTATA: Cronologia Justice League Play Press
OTTAVA PUNTATA : Cronologia Flash Play Press
FLASH – La leggenda del fulmine scarlatto
(AGGIORNATO AL 1997)
di Rino Monreale
Supervisione e consulenza di Marcello Vaccari
Era una serata buia e tempestosa.
Si potrebbe iniziare così, infatti la leggenda di Flash inizia con un temporale. Un temporale si stendeva su Central City, e nel palazzo della Centrale di Polizia, in uno dei laboratori della “scientifica”, il giovane tecnico Barry Allen stava ancora lavorando. Improvvisamente un fulmine entrò dalla finestra, e si scaricò sullo scaffale dei reagenti, Barry Allen fu investito dalla scarica elettrica e dai prodotti chimici elettrizzati ma sopravvisse, e divenne così Flash. La leggenda del “Fulmine Scarlatto” era nata, o meglio rinata. A questo punto però occorre fare un passo indietro per capirsi meglio.
Bisogna ammettere che l’idea che sta alla base di un personaggio come Flash (il cui unico potere è la velocità), é decisamente intrigante, e la si potrebbe far risalire agli eroi dei miti greci, al dio Hermes, agli Argonauti, e alla guerra di Troia.
Ma a parte questo, Flash è luomo comune la cui vita viene casualmente alterata e arricchita da un dono divino, infatti Superman, Batman e Wonder Woman sono personaggi decisamente inarrivabili, come retroterra, e non si possono definire, persone comuni: Superman è un alieno, lultimo sopravvissuto di una civiltà avanzatissima, Batman è un milionario che ha dedicato tutta la sua vita ad unico scopo, Wonder Woman è una guerriera mitologica, erede del potere dell’Olimpo, ma con Flash abbiamo un nuovo cliché. Flash (come Lanterna Verde, e altri) è un individuo come tanti, e a questo punto l’unica cosa che fa la differenza è luomo, il suo carattere, la sua forza morale, i suoi desideri.
Per questa ed altre ragioni, Flash è da sempre uno dei nostri personaggi preferiti nel panorama supereroistico americano, anche se la sua esistenza in quasi 60 anni risulta “un po” complessa da seguire (anche se non più di tanto).
Cerchiamo di ripercorrerla insieme, e contemporaneamente ripercorriamo anche la storia del fumetto americano D.C..
Da Jay a Wally
1939: A pochi mesi dalla loro uscita le testate “Superman” e “Batman” registrarono vendite sorprendenti. Logico quindi che l’editore M.C. Gaines desiderasse lanciare sul mercato personaggi simili, ben caratterizzati, per catturare nuove fasce di lettori, prima che lo facesse la concorrenza.
Così nacque l’idea di creare Flash, l’uomo più veloce del mondo.
L’incarico di scrivere i testi venne affidato a Gardner Fox, un avvocato che aveva lasciato la professione per dedicarsi al mondo dei fumetti. Fox aveva dato prova della sua abilità sceneggiando con successo i primi episodi di “Sandman“, e alcune altre serie.
Le storie di Gardner Fox, erano un simpatico miscuglio di avventura e ironia e incontrarono subito il favore dei lettori.
La scelta del disegnatore cadde su Harry Lampert, dal tratto caricaturale; infatti Gaines non voleva un artista, ma uno che fosse in grado di produrre rapidamente. Lo ottenne ma i fans non gli perdonarono la scelta preferendo a Lampert i suoi successori, come il ricercato Everett Hibbard, o il caniffiano Lee Elias, autori di episodi riuscitissimi. Lampert comunque schizzò il suo Flash in tutta onestà anche se abbastanza ingenuamente, gli fece indossare una maglietta rossa con un lampo stilizzato in giallo, pantaloni blu aderenti, stivaletti alati, e forse influenzato da fonti classiche un copricapo simile al “petaso” di Mercurio. Il personaggio vide la luce sul numero uno di “Flash Comics” del gennaio 1940 e apparve per 104 numeri fino al febbraio 1949, venne pure pubblicato su “All Flash“, 32 numeri editi dall’estate ’41 al dicembre ’49. Apparve, raramente, anche in “All star” e “Comic Cavalcade“.
Flash era Jay Garrick, studente dell’università del Middle West che dopo essere stato esposto tutta una notte alle esalazioni fuoriuscite da un flacone di acqua pesante vaporizzata, rottosi per caso, divenne l’uomo più veloce della terra. Questa facoltà gli permise di eccellere nello sport, nello studio e di conquistare il cuore della altera e difficile Joan Williams. Fatto ciò mise i suoi poteri al servizio della giustizia salvando il padre della ragazza da una gang di temibili spie. Jay continuò poi la sua corsa tra i grattacieli di Keystone City affrontando pittoreschi criminali come, il Violinista, Turtle Man, l’Ombra, Vandal Savage ed altri, nelle storie di Gardner Fox, che erano un simpatico miscuglio di avventura e ironia. Il Bolide Scarlatto rimase sulla cresta dell’onda fino a quando l’industria dei comic book entrò in crisi all’inizio degli anni 50.
Questo avvenne per diversi motivi: finita la guerra la tensione che aveva sorretto queste pubblicazioni scomparve, ed i supereroi videro svanire il loro scopo originario; in seguito gli autori non seppero aggiornarsi alle nuove esigenze dei lettori, causando una notevole staticità a livello creativo; lultimo colpo lo diede nel 1954 il Dr. Frederick Wertham con il suo libello “The seduction of the innnocent“. Così moltissime testate chiusero, e solo quelle di Batman, Superman e Wonder Woman continuarono la loro attività.
Flash appese così il suo petaso al chiodo, dopo l’ultimo caso della Justice Society, nel Febbraio 1951 e si ritirò nel limbo dei supereroi, questo fatto segnò la fine ufficiale della “Golden Age” del fumetto.
Nel 1956, Julius Schwartz, direttore della National (oggi D.C.), e i sui collaboratori cercavano un modo per rilanciare i vecchi personaggi, a questo scopo era in preparazione un periodico pilota: “Showcase” che avrebbe dovuto fare da trampolino di lancio. Sulla testata sarebbero stati pubblicati, a rotazione, i nuovi episodi di questi personaggi, se essi avessero avuto successo, avrebbero fatto testata per conto proprio.
La scelta cadde su Flash, e si diede il via alla “Operazione Rilancio“. Invece di presentare nuove avventure di un vecchio personaggio, si preferì prendere unaltra strada: ricreare il personaggio da zero, proponendo al pubblico delle storie più moderne e accattivanti.
Schwartz si mise a tavolino assieme a Bob Kanigher e ricrearono il nuovo eroe. Nuova identità, nuova origine, nuovo costume, nuova ambientazione. Questa formula portò fortuna a Schwartz che la usò per far risorgere dal limbo anche Green Lantern, Hawkman e Atom, nacque così la “Silver Age“.
E così arriviamo a Barry Allen, il giovane scienziato che mentre armeggiava con i suoi alambicchi venne colpito dal fulmine; la trovata più simpatica e brillante, fu che il fatto avvenne mentre Barry leggeva un fumetto di Flash (quello precedente), e da accanito fans prese spunto proprio dal suo eroe, per crearsi la nuova personalità e il nuovo nome. Ciò permise un immediato aggancio con il passato che venne poi sfruttato nelle storie future.
Flash comparve per la prima volta sul n.4 di SHOWCASE datato ottobre 1956, ritornò poi sul n.8, sul n.13 e n.14. Venne definitivamente ristabilito nella sua testata nel marzo 1959 e la numerazione riprese dal n.105, come se nulla fosse successo nel frattempo. Le prime storie, erano scritte e sceneggiate da due veterani, Bob Kanigher e John Broome, e continuarono a conservare quel simpatico miscuglio di avventura e ironia che le aveva portate al successo 15 prima, erano inoltre illustrate da due veri talenti: l’astro nascente Carmine Infantino alle matite, che continuò la serie fino al 1966, e l’abilissimo Joe Kubert alle chine.
I testi della serie regolare invece furono affidati a John Broome & Gardner Fox, che la ressero fino al 1969, questa continuità nelle storie portò la testata al successo. Infatti le storie di Flash hanno sempre mantenuto una loro costanza di “stile“, dovuta alla perfetta fusione fra testo e disegno che creava l’atmosfera di “simpatia” in cui erano immerse.
Queste storie diedero un giusto risalto a dei “Villains” tutti ben caratterizzati, che si sono conquistati le simpatie del pubblico al punto da essere ufficialmente battezzati “The Rogue Gallery” (La Galleria dei Bricconi). Infatti le loro, erano sfide quasi sportive fra l’Eroe e il Villain di turno; infatti questi erano criminali che avrebbero potuto fare ben più soldi legalmente con le loro geniali invenzioni.
Il successo della testata stimolò gli autori a nuove invenzioni (come la città di Gorilla City nel n.106), e allo sviluppo di nuovi comprimari e di nuove situazioni; così Flash venne ben presto affiancato da un “Kid Sidekick” (una spalla adolescente), per permettere una maggiore identificazione dei giovani lettori con i protagonisti. Nacquero così Kid Flash nel n.110 (ribattezzato Rocket in Italia), e di seguito Elongated Man nel n.112.
Nelle storie di Flash si trovano i primi Team-Up e i primi Cross-Over dell’epoca: con Elongated Man, con Green Lantern, con Rocket, e soprattutto con il primo Flash (Jay Garrick). Inoltre la grande amicizia con Green Lantern, che fece parecchie apparizioni sulla testata, si formò in due storie consecutive, Green Lantern 13 & Flash 131, scritte entrambe da John Broome, che collaborava a tutte due le serie, in cui i due affrontarono una doppia invasione aliena, e si rivelarono reciprocamente le identità.
Grande importanza riveste il n.123 con il quale Gardner Fox recuperò il personaggio di Flash-Jay Garrick (sua creazione), e alcuni villains della Golden Age, tra cui in seguito spiccherà Vandal Savage.
Questo numero è quello che ha introdotto il concetto di “Terra 1 & Terra 2”, da cui è partita tutta la costruzione di quel “multiverso” che la casa editrice ha gestito per anni fino a perderne il controllo. Negli anni 70 a Broome e Fox è succeduto, dopo un periodo di incertezza, Cary Bates che ha dato più sostanza e continuità alla serie, migliorando ulteriormente la caratterizzazioni, sviluppando nuovi personaggi e nuove situazioni, pur rimanendo nel solco dei suoi predecessori, ripescando le atmosfere delle prime tempi. Ai disegni si sono succeduti prima Ross Andru che ha proseguito nel solco di Infantino con le sue peculiari inquadrature che hanno dato una notevole dinamica alle tavole e poi Irv Novich dal tratto nervoso e asciutto.
Sotto la guida di Bates la serie è diventata la prima soap-opera fumettistica. Dopo diversi numeri di assestamento si è sviluppata una saga ben calibrata che si è sviluppata per più di 100 numeri e che si è conclusa nel n.350, con il quale è terminata la serie (nonostante le vendite fossero ancora buone), risolvendo così felicemente tutte le situazioni sviluppate negli ultimi sei anni.
E’ stato il degno canto del cigno per il Velocista Scarlatto.
In seguito Flash è morto sulle pagine di “CRISIS…” (forse?), offrendo eroicamente la sua vita per distruggere il cannone antimateria che avrebbe dovuto disintegrare la Terra. In Crisis, Flash è stato trattato in maniera splendida da Wolfman e Perez, ne è risultato un carattere fortissimo, indurito dalle disavventure vissute negli ultimi anni, e valorizzato ancor di più da un atteggiamento straordinariamente umano. Nei suoi ultimi momenti troviamo la paura di morire, e la consapevolezza che il suo gesto disperato potrebbe essere solo un piccolo ritardo nei piani dell’Anti-Monitor. Comunque alla fine Barry non esita a dare la propria vita anche se solo per una labile speranza che lumanità possa sopravvivere. Il vuoto lasciato dal Velocista Scarlatto è stato occupato dal pupillo Kid Flash che ne ha raccolto l’eredità racchiusa nell’anello con il costume rosso.
Quando all’inizio degli anni 60 si decise di rimodernare i vecchi personaggi della Golden Age molti di essi non apparivano sui comics da più di un decennio e pochi lettori ne conoscevano l’esistenza. Così fu decisamente più facile presentare dei personaggi nuovi che ricalcavano loro predecessori, e creare così un nuovo universo fittizio in cui dei supereroi degli anni 40 non vi era traccia, se non come personaggi dei fumetti. Tipico esempio fu proprio Barry Allen, che assunse lidentità di Flash ispirandosi alleroe dei comics che leggeva da bambino (il Flash-Jay Garrick degli anni 40).
Nel frattempo anche i tre eroi superstiti della Golden Age (Superman, Batman, Wonder Woman), venivano impercettibilmente modificati e ringiovaniti: infatti dopo aver rinarrato le loro origini, gli scrittori iniziarono a raccontare le loro avventure fingendo che essi non fossero mai esistiti negli anni 40.
I due universi inizialmente non erano consapevoli della rispettiva esistenza, ma nel settembre 1961 nella famosa storia “The Flash of Two Worlds” (Flash n.123), Barry Allen compie casualmente un viaggio interdimensionale e si ritrova a Keystone City, lì fa la conoscenza del suo alter ego Jay Garrick, che nel frattempo si era ritirato a vita privata e sposato. Questa bellissima storia è una delle più brillanti invenzioni degli anni 60. In seguito su Flash n.137, la Justice Society fece la sua prima apparizione nella Silver Age; e su “Justice League of America” n.21 & 22, (intitolate “Crisis on Earth-One” e “Crisis on Earth-Two”) avvenne il primo storico incontro tra J.S.A. e J.L.A. con questa storia si definì stabilmente le caratteristiche delle due dimensioni che furono chiamate Terra-1 (la Terra degli eroi Silver Age), e Terra-2 (la Terra degli eroi Golden Age).
Da quel momento in poi, i dimenticati eroi degli anni 40 presero ad apparire sempre più spesso nelle pubblicazioni moderne della D.C., questi personaggi si divertivano a confondere i lettori gironzolando senza ritegno da tra Terra-2 e Terra-1, e magari, come accadde alla bionda Black Canary, finivano con l’accasarsi nelluniverso attiguo.
Inoltre in ognuna delle storie citate venivano recuperati alcuni criminali della Golden Age che naturalmente cominciavano anch’essi a vagare tra le dimensioni.
Come se non bastasse, le dimensioni cominciarono a moltiplicarsi, (quando una idea ha successo si tende a esagerare), anche per effetto delle “storie immaginarie” di questo o quel personaggio. Queste erano storie del tipo “cosa sarebbe successo se…” (oggi le chiamano “Elseworld“, la Marvel le chiama “What If“), queste storie potevano avere un seguito e poi un altro ancora, fino ad assurgere ad universo parallelo (tipico esempio sono le storie di Superman jr. e Batman jr.).
Inoltre divennero altrettanti universi alternativi, i mondi in cui agivano i personaggi di alcune case editrici concorrenti fallite, e poi assorbite dalla D.C. con tutto il loro pantheon supereroistico.
Ecco quindi Terra-S dove vivono gli eroi della Fawcett, Terra-X con i personaggi della Quality e infine Terra-4 con i personaggi della Charlton.
Diamo unocchiata al multiverso della D.C.:
Terra-2: è la terra dei personaggi della Golden Age, qui i supereroi sono comparsi negli anni 40, compreso un Superman/Clark Kent sposato con Lois Lane e che non è mai stato Superboy, un Batman/Bruce Wayne sposato con Catwoman e con la figlia Helena/Huntress e una Wonder Woman/Diana Prince sposata con Steve Trevor e con la figlia Lyta/Fury. Terra-2 è caratterizzata da una grande quantità di personaggi, molti dei quali poco noti, riuniti in grandi gruppi: “Justice Society of America”, “All Star Squadron”, “The Seven Soldiers of Victory”. Negli anni 50 questi personaggi si sono quasi tutti ritirati a vita privata, in seguito è comparso il gruppo “Infinity Inc.”, composto dai figli dei membri della J.S.A.
Terra-1: è la terra dei personaggi della Silver Age, quelli che tutti conoscono, i più noti della casa editrice. Qui i supereroi sono comparsi solo negli anni 60, i gruppi caratteristici di questa dimensione sono: “Justice League of America”, “Teen Titans”, “Green Lantern Corps”, “Legion of Super Heroes” e diversi altri.
Terra-3: è una versione distorta delle altre due, in cui la storia si e svolta in modo diverso, ad esempio qui l’America è il vecchio continente e lEuropa è il nuovo. In questa dimensione vivono le versioni distorte e malvagie dei nostri personaggi (Ultraman/Superman, Superwoman/Wonder Woman, Owlman/Batman, Johnny Quick/Flash, Power Ring/Green Lantern), che formano il “Sindacato del Crimine”. L’unico supereroe di questa dimensione che si oppone a loro è Alexander Luthor sposato con Lois Lane. Terra-3 compare per la prima volta in J.L.A. n.29 (8/64), “Crisis on Earth Three”.
Terra-4: è stata l’ultima aggiunta al multiverso D.C., in essa vivono i personaggi della defunta Charlton Comics, rilevati dalla D.C., e cioè: Capitan Atom, Blue Beetle, Question, Nightshade, Pacemaker, Judo Master, e altri. Il primo incontro con questi personaggi è avvenuto in “CRISIS”.
Terra-S: (S come “Shazam”), è la terra dove vivono i personaggi della casa editrice Fawcett, e cioè Capitan Marvel e tutta la Marvel Family, Spy Smasher, Minute Man, Ibis, Bulletman & Bulletgirl, Mr. Scarlet.
Negli anni 40 la Fawcett fu una grossa concorrente della D.C., tanto che questultima le fece causa per plagio. L’accusa: Capitan Marvel era copiato da Superman; una accusa un tantino esagerata, dal momento che quasi tutti i supereroi sono copiati da Superman, inoltre i personaggi non erano così simili. Il contenzioso andò avanti a lungo e si concluse negli anni 50, quando ormai non aveva più ragione di esistere, con la chiusura delle testate della Fawcett per la crisi di quel periodo. La D.C., che aveva vinto la causa, rilevò i personaggi e nel febbraio 1973 pubblicò “Shazam” n.1, affidandolo al disegnatore storico di Capitan Marvel, C.C. Beck. L’incorporazione ufficiale al multiverso si ebbe su J.L.A. n.135 (10/76) “Crisis in Eternity”
Terra-Q: è la terra dei personaggi della casa editrice Quality, assorbita anchessa dalla D.C. sono provenienti da questa dimensione i “Freedom Fighters”, la squadriglia “Blackhawks”, Plastic Man, Kid Eternity.
Terra-X: è una dimensione in cui i nazisti hanno vinto la Guerra, in questo mondo sono stati trasferiti i personaggi della Quality dopo il loro assorbimento da parte della D.C. Così i “Freedom Fighters” (Uncle Sam, the Ray, Black Condor, Phantom Lady, Human Bomb) hanno continuato la loro guerra contro il nazismo, accompagnati dagli altri personaggi della Quality (tranne Kid Eternity, che venne trasferito su Terra-S). Terra-X compare per la prima volta su J.L.A. n.107 (10/73) “Crisis on Earth-X”
Terra-prima: è una dimensione priva di super-individui caratterizzata dal fatto che lì i nostri supereroi sono personaggi dei fumetti, è comparsa alcune volte nelle storie, e su precisamente Flash n.179 (5/68), e J.L.A. n.123 (10/75) & 153 (5/78), e poche altre volte.
Terra-A: una versione alternativa di Terra-1, comparsa su J.L.A. n.37 & 38 (8/65) “The earth.. without the Justice League” e “Crisis on Earth-A”
Terra-B: una dimensione dove sono state situate alcune vicende che a livello di continuity non si sapeva dove piazzare, come le storie di Superman Jr. e Batman Jr., figli di Superman e Batman, e altre.
Terra C: è un mondo di animali antropomorfi da cartone animato, in questo mondo vivevano le loro avventure “Capitan Carrot and the Zoo Crew” (si! è esistito anche questo!).
Naturalmente sono esitite tante altre terre parallele, comparse una sola volta, principalmente nelle varie testate di Superman.
E evidente che col passare del tempo la situazione era diventata troppo complessa e difficile da gestire senza commettere errori, errori che si verificavano puntualmente. E così nel 1985 si arrivò alla ultima e definitiva “Crisis”
“Crisis on Infinite Earth” (Crisi nelle Terre Infinite), aprì i festeggiamenti per il 50° anniversario della D.C., che cadeva nel 1985. il nome di questa maxi serie (12 numeri, di cui due doppi) è chiaramente ispirato a quelle avventure della J.L.A. nelle quali comparivano le terre parallele.
“Crisis” è la saga che ha modificato stabilmente il cosmo D.C. e bisogna ammettere che un simile impianto narrativo non è ancora stato superato, sia come storia, che per le conseguenze che ha avuto, conseguenze che si risentono ancor oggi a più di 10 anni di distanza.
Dei motivi che portarono a questo evento abbiamo già detto, ma non si trattava solo dei problemi generati dal multiverso, vi erano anche altri motivi. Molti personaggi si portavano dietro dei cliché vecchi di 50 anni, che non erano più accettabili dal pubblico moderno: soprattutto Superman e Wonder Woman, il Clark Kent timido e impacciato, e tutti gli altri personaggi Jimmy Olsen, Lois Lane, Lana Lang, erano decisamente poco credibili; lo stesso valeva per Wonder Woman, una amazzone mitica che si nascondeva dietro l’identità di un ufficiale dell’esercito e agente della CIA (!?). Un altro motivo era la mancanza di coordinazione che vi era fra certe testate, questo portava ogni autore a creare fatti e situazioni anche contrastanti con quelli di altre serie, così gli errori si accumulavano, e un giorno la situazione divenne ingestibile.
L’incarico di ricreare il multiverso dalle fondamenta venne affidato ai due uomini doro della D.C., Marv Wolfman e George Perez, la coppia che per il loro innovativo lavoro su “The New Teen Titan” si era guadagnata l’approvazione di pubblico e critica. Ma alle loro spalle vi era un intero staff creativo, infatti il progetto per la sua complessità richiese quattro-cinque anni e una enorme mole di lavoro, infatti furono necessari alcuni anni di lavoro preparatorio, di studi e di ricerche su tutto quello che era stato pubblicato dalla casa editrice in 50 anni, su quanto vi era di superfluo, su quanto si poteva conservare, e su quanto si doveva eliminare.
Il risultato è stato eccezionale, una splendida saga chiara e lineare, leggibile anche per chi ha poca dimestichezza con quella miriade di personaggi che vi scorrazzano dentro, merito anche del disegno nitido e meticoloso di George Perez, in questa opera al suo massimo, egli è riuscito a dare spazio, in ogni pagina, a decine di personaggi, caratterizzandoli adeguatamente con poche inquadrature.
Nella vicenda l’Anti-Monitor, entità di antimateria, scatena un enorme cataclisma proveniente dall’universo di antimateria che egli controlla, e minaccia di annullare tutta la realtà, distruggendola dimensione dopo dimensione; questo coinvolge tutti i personaggi (supereroi e non), provenienti da ogni dimensione e da ogni tempo (personaggi western, di guerra, storici, fantascientifici), ma l’Anti-Monitor quasi riesce nel suo intento, e viene sconfitto definitivamente solo all’ultimo minuto. Così al termine di “Crisis” tutte le dimensioni convergono in unica dimensione, il multiverso è finito per sempre, al posto di 5 universi (Terra 1, 2, 4, S, X, tutti gli altri sono stati distrutti), ora ne è rimasto uno solo che raccoglie alcuni aspetti di ognuno di essi, e nessuno ricorda più l’esistenza del multiverso, perché la storia è stata riscritta dalle origini.
Così al termine della saga di quella fantasiosa e divertente, ma ormai ingovernabile, struttura suddivisa in universi paralleli, nei quali vivevano eroi spesso simili se non addirittura identici non rimase più nulla. Ma dalle ceneri della vecchia struttura sorse un nuovo universo, unico, lineare, coerente, con una unica storia e una unica cronologia, che cercava di tenere vivo gran parte del pantheon di eroi e eroine che la D.C. aveva prodotto in quasi 50 anni, con qualche eccezione.
Infatti con il convergere delle dimensioni doveva essere fatto un po’ d’ordine e i doppioni dovevano essere eliminati. In questo nuovo universo non potevano esistere due Superman, due Wonder Woman, due Batman, due Robin, due Freccia Verde, solo gli eroi con differenti identità anche se con lo stesso nome di battaglia, avrebbero continuato ad esistere.
Tra i caduti illustri di “Crisis” vi sono Supergirl e Flash; Supergirl era destinata a scomparire, perché che nella nuova continuity, Superman sarebbe stato l’unico sopravvissuto di Krypton, ma per Flash non si sa quale sia stata la ragione che ha portato alla morte di un personaggio così famoso e che vendeva ancora bene. Resta il fatto che Flash/Barry Allen scompare definitivamente in questa circostanza.
Al termine di “Crisis” Barry Allen era ormai scomparso, e così Wally West ne raccolse il testimone debuttando su una testata tutta sua come nuovo Flash ripartita dal n.1 (6/87). Ma quello dell’amatissimo predecessore è un grosso peso da portare, e gli autori che si sono succeduti alle storie, lo hanno fatto notare con eccessivo zelo. Mike Baron che ha impostato la nuova serie con toni drammatici e amari non l’ha fatta neppure decollare; William Messner Loebs che ha gestito la collana dal n.16 al n.61 ha fatto un po meglio, ma il personaggio stentava ugualmente, rimanendo in una certa mediocrità. Questo fino all’arrivo di un certo Mark Waid.
Mark Waid ha debuttato con il n.62 (5/92), iniziando con “Year One”, una mini di quattro numeri in cui vengono rinarrate e ampliate le origini del personaggio. Poi sono venute alcune storie che gli hanno permesso di prendere le misure al personaggio, per poi lanciarsi in una lunga storia dall’eccellente intreccio narrativo nella quale sembrava tornare in scena Barry Allen, e con la quale recuperava tutti i vecchi velocisti della “Golden Age”. Da questo punto Waid inizia a prendere in mano il personaggio trasformandolo da ragazzo insicuro e problematico, in un uomo maturo e responsabile, pienamente conscio delle sue responsabilità. Da questo momento Wally smette di essere un personaggio dei fumetti e diventa un vero e proprio alter ego di Waid stesso, che in una intervista (pubblicata su Wizard n.55) ha dichiarato “Wally West sono io, 15 chili e una testa piena di capelli fa, è il personaggio che mi è più facile scrivere, perché ha la mia voce”. In effetti la caratterizzazione del personaggio è splendida, e contemporaneamente Waid gli ha creato attorno una schiera di comprimari tutti con una identità ben definita, che rendono ricchissime le storie da lui narrate. Una tale compagnia Flash laveva solo nelle prime storie di Fox e Infantino, ma mai con una simile profondità psicologica, tale da far sembrare ogni personaggio una persona reale. Alcuni di questi sono vecchi protagonisti dimenticati da tempo e recuperati brillantemente da Waid, come Johnny Quick e la figlia Jesse, Max Mercury, e soprattutto Jay Garrick, ormai vecchio, eppure mai così ben caratterizzato. Profondo e toccante il modo in cui viene gestito il rapporto di Wally con la fidanzata Linda Park, giornalista d’assalto dal carattere forte e indipendente.
Nella sua opera di ricostruzione, Waid ha lentamente fatto aumentare i poteri di Wally portandolo alla fine della storia “Terminal Velocity” a poter competere ad armi pari con il suo predecessore. Questi poteri però hanno dimostrato nuove possibilità, ponendo così a Wally dei nuovi problemi, costringendolo in pratica di nuovo nel ruolo di novizio dando così nuovi spunti per le storie a venire. Oltre all’ottimo lavoro di caratterizzazione, Waid ha mostrato di saper imbastire trame originali e coinvolgenti che spesso si protaggono per molti numeri senza alcuna caduta di tensione, facendo anche ricorso allampio cast di comprimari, al quale si è aggiunto una nuova spalla adolescente, il giovane Impulse ovvero Bart Allen, nipote di Barry e proveniente dal futuro.
Il successo di quest’ultimo è stato tale da fargli avere una serie tutta sua, scritta sempre da Mark Waid e squisitamente disegnata da Umberto Ramos. Ottimi anche i disegnatori che si sono succeduti nella serie regolare: a cominciare dal bravo Salvador Larroca, lo spagnolo Carlos Pacheco, il plastico Mike Wieringo, il bravissimo Oscar Jimenez, fino all’attuale Paul Ryan.
Mark Waid prosegue tuttora la serie (siamo al n.130) con immutata abilità e con immutato successo di pubblico e critica.
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