RIPROPOSTA
Questo breve speciale riunisce tre articoli pubblicati originariamente nella seconda metà del 1997, dedicati a: Spawn, al suo creatore (Todd Mc Farlane) e all’Image.
Ripresentiamo questi scritti perché l’Image è ancora una bella realtà editoriale ed è diventata negli ultimi anni addirittura la nuova “Vertigo”, con dei prodotti molto interessanti, mentre la vecchia etichetta della DC Comics, invece, sta letteralmente scomparendo.
Buona ri-lettura
Mario Benenati
SPECIALE
SPAWN
di Stefano Samoggia
NASCE L’IMAGE
Agli inizi degli anni novanta tutto il fumetto statunitense era all’apice della notorietà e della fama. Era il periodo delle copertine multiple (ben 5 per il numero 1 della nuova testata degli X-Men di Jim Lee e Claremont) e dei disegnatori superstar. Qualsiasi cosa venisse prodotta dagli eroi di allora (Mc Farlane, Liefield, Lee, Portacio) era garanzia di vendita stratosferica e poco contava la qualità intrinseca di ciò che veniva pubblicato. Associando il successo di una testata al disegnatore che vi lavorava, si pensò di sfruttare al massimo questo trend, creando nuove testate ad hoc per essi: ecco quindi una nuova testata degli X-Men per Jim Lee, un nuovo Spiderman per Todd Mc Farlane, una nuova X-Force per Rob Liefield. E’ innegabile che l’operazione, almeno a breve termine, portò degli ottimi risultati alla casa delle Idee, in prima linea nella promozione dei propri disegnatori: l’interesse del lettore veniva indirizzato verso l’autore e non verso il personaggio, e la firma ai disegni di un Dale Kweon o di un Jim Lee erano garanzia di vendite sicure. Questa situazione, però, si rivolse come un boomerang contro la Marvel stessa quando gli autori, accortisi del proprio “potere sulle masse”, decisero di mettersi in proprio. In una situazione in cui non il personaggio, ma l’autore, era garanzia di vendita e di profitto, era naturale che prima o poi a qualcuno sarebbe venuto in mente di provare la strada del fumetto indipendente. Così nel 1991 i migliori, o meglio, i più “in” disegnatori della Marvel, in quel momento regina incontrastata del mercato, decisero di mettersi in proprio e, distribuiti da una piccola casa californiana, la Malibù, fondarono l’Image Comics. Inizialmente gli autori che presero parte a questo progetto furono sette, Erik Larsen, Todd Mc Farlane, Whilce Portacio, Marc Silvestri, Jim Lee, Rob Liefield e Jim Valentino. Ad essi, nel corso degli anni, si aggiungeranno molti altri autori, alcuni in maniera definitiva, altri solo per alcune miniserie.
Questa lunga premessa era indispensabile per capire in che contesto Todd Mc Farlane comincia a muovere i suoi primi passi come autore indipendente e quale spirito di onnipotenza probabilmente circondava sia lui che i suoi amici co-fondatori.
LA GENESI
E’ in questo contesto che nasce quindi un fumetto atipico e, nell’idea di base, abbastanza originale, quale Spawn. Cerco di immaginarmi Mc Farlane al tavolo da disegno che studia questo nuovo personaggio:
– Dunque, ho reso un po’ più gotico l’Uomo Ragno nella testata Spiderman, e a parte le critiche per le trame, è stato un successone. Inoltre mi piace disegnare palazzi gotici, e quindi…sì, penso proprio che il mio personaggio dovrà vivere a New York ed essere sufficientemente tenebroso…magari lo faccio con catene e mantello, che mi vengono così bene. Poi mi piacevano gli occhioni grandi che avevo fatto su Spiderman, mi permettono di rendere più espressivo un personaggio mascherato…ok, vada anche per i grandi occhi. – Ora si tratta di avere qualche bella idea per interessare i lettori…un mistero…magari ci metto di mezzo anche l’inferno, così posso dare sfogo a tutta la mia fantasia e disegnare i mostri più spaventosi e paradossali che mi vengono in mente…Ci sono! Un moderno Faust, che ha venduto la sua anima al diavolo per ottenere qualcosa…ma cosa? potere ? ricchezza, no, troppo banale…l’amore! Sì, sarà così…lui è morto e fa un patto con il diavolo per poter tornare ad abbracciare la moglie. Così però si risolve tutto in pochi numeri, bisogna aggiungerci qualche altro mistero, qualche bel cattivoneva…beh, intanto comincio, poi qualcosa mi verrà in mente…
Spero che Mc Farlane non se ne avrà a male se ho un po’,scherzato sulla genesi del suo personaggio, però quello che mi premeva far osservare, è che in questi autori in erba della Image, nessuno è realmente in grado, a parte forse Erik Larsen, di costruire un vero progetto ad ampio respiro.
Seguendo la moda imperante di quegli anni, moda purtroppo non ancora sopita, un nuovo personaggio viene dato in pasto al lettore spiegando poco o niente della sua genesi e dell’ambiente in cui si muove. Sia chiaro, questo trucco narrativo, che incuriosisce il lettore e lo fa diventare parte attiva, spingendolo alle più ardite congetture sul perché o il percome, è perfettamente lecito e di sicuro effetto, però ha come condizione necessaria che almeno l’autore abbia ben chiaro in testa dove si andrà a parare. Cerco di spiegarmi meglio: chi ha avuto la fortuna di leggere il periodo d’oro degli X-Men di Claremont, l’Animal Man di Grant Morrison, il Bone di Jeff Smith, l’Hulk di Peter David, ha avuto limpressione di un grande affresco, già chiaro nella mente dello scrittore, con tutti i tasselli del mosaico che, col proseguire della storia, durata anche diversi anni, si incastravano perfettamente al loro posto. I vari Mc Farlane e Rob Lifield, invece, hanno messo tantissima carne al fuoco, senza sapere di preciso in che modo venirne a capo e, anzi, dando l’impressione di non sapere esattamente cosa farsene.
Il primo Spawn, quello dei numeri dall’uno all’otto, rispecchia esattamente questo modus operandi tipico della prima fase dell’Image. Questa è la storia che ci viene narrata in questo primo ciclo di avventure: un ex killer a pagamento, ucciso da un compagno darmi, fa un patto con una creatura demoniaca, Malebolgia, per poter risorgere e ritornare dalla moglie. Il demone, però, rispetta i patti solo a metà: Al Simmons rinasce con delle fattezze mostruose, cinque anni dopo la propria morte, scoprendo la moglie risposata con il suo migliore amico e madre di una bellissima bambina. Oltre al danno anche la beffa: Spawn possiede sì poteri sovrannaturali, ma ogni volta che vengono usati consumano una specie di energia: quando questa finirà, Spawn verrà definitivamente richiamato agli inferi.
Accanto al protagonista della serie si muove un cast di comprimari abbastanza scarno, almeno nei primi numeri. Conosciamo subito la riuscitissima nemesi del nostro eroe, il Violator; una coppia di investigatori che farà da cornice a tutte le sue avventure, ma che in queste prime storie non hanno ancora un ruolo e una personalità ben distinta, e un simpatico trio di Anchormen televisivi, di Milleriana memoria che, attraverso tre diversi canali TV, commentano tutti gli avvenimenti della città da diversi punti di vista. Ad essi si aggiungono l’ex moglie di Al Simmons, Wanda, il nuovo marito, Terry Fitzgerald e Jason Wynn, il vero cattivone della serie, spietato uomo di potere (avete presente il Kingping di Miller?) senza scrupoli, che si scoprirà poi essere il mandante dell’omicidio di Simmons.
Ora, pensate un attimo a come sono costruite normalmente le serie di supereroi: si crea un personaggio, dandogli delle origini più o meno misteriose, gli si dà una missione e gli si creano dei problemi per rendere la stessa più interessante. Come un perfetto scolaretto, Mc Farlane ha svolto il compitino: ha dato delle origini al suo personaggio rendendolo un novello Faust, gli ha dato una missione, riconquistare la moglie e vendicarsi di Malebolgia e gli ha preparato diversi ostacoli come il nuovo matrimonio di lei e il progressivo diminuire della propria energia ad ogni utilizzo dei poteri magici. Il problema è che lo stesso Mc Farlane sembra non saper come sviluppare la trama e l’intera storia subisce una battuta d’arresto. Quasi nulla la caratterizzazione dei personaggi di contorno, inesistente il background della serie, pochi gli spunti narrativi.
I QUATTRO MOSCHETTIERI
Dopo soli quattro numeri Mc Farlane pare aver già esaurito la propria vena creativa, al punto da non sapere egli stesso come risolvere le poche sottotrame iniziate, né crearne di nuove.
E a questo punto che il suo talento – talento per gli affari, intendiamoci – dà il meglio di se.
Consapevole dei propri limiti, chiama i migliori writers del mercato a scrivere delle storie autoconclusive, dando loro completa autonomia creativa: Alan Moore, Neil Gaiman, Dave Sim e Frank Miller sono i quattro prescelti per scrivere altrettante storie di Spawn, dal numero 8 al 12. Prendendo alla lettera le direttive di Mc Farlane, Dave Sim e Frank Miller scrivono due storie gradevoli, ma completamente slegate da ogni riferimento, e il loro apporto alla serie risulta quindi marginale.
Diverso il discorso per gli altri due autori inglesi. Non credo sia troppo ardito dire che in sole due storie Alan Moore e Neil Gaiman costruiscono quel famoso background del personaggio, finora assente, creando presupposti e spunti per tutte le sue future avventure.
L’osannato autore inglese di Swamp Thing e Watchmen – per i pochi che non lo sapessero, mi riferisco ad Alan Moore – costruisce un racconto in cui Spawn non appare neanche, ambientato in quell’inferno che Mc Farlane ci aveva fatto vedere solo di sfuggita.
La trama del racconto è molto semplice e diventa, in sostanza, un pretesto per descrivere il tipo di inferno che Moore immagina nel mondo di Spawn: un pedofilo omicida di bambini, Billy Kincaid, ucciso da Spawn nel numero 5, arriva all’inferno e comincia il proprio viaggio, assieme ad altri peccatori, verso la zona di punizione a cui è stato assegnato. Per lo scrittore di Watchman, l’inferno è molto simile a quello immaginato da Dante, diviso in sfere, a seconda dei peccati e delle pene di ogni dannato. Fin qui niente di speciale, se non che, arrivato all’ottava sfera, chiamata anche Malebolgia, destinazione del lungo viaggio, scopriamo che il destino di Kincaid sarà uguale a quello di Spawn e che, prima di questi due, a tantissimi altri è toccata la stessa sorte: gli viene data un’uniforme uguale a quella di Spawn e ci viene rivelato che in realtà, un po’ come per il simbiota di Venom, essa è un parassita neurale, una specie di essere senziente che si lega per sempre al proprio dannato. Scopriamo così che il destino di Spawn sarà quello di diventare un generale delle armate infernali quando, il giorno del giudizio, si scatenerà la battaglia finale fra demoni ed angeli. Il costume, con il compito di proteggere e difendere il proprio “padrone”, è l’arma in dotazione a questi demoni. Più volte, nel corso di episodi futuri, Mc Farlane userà queste qualità del costume per risolvere diverse situazioni.
Nel numero successivo la narrazione passa a Neil Gaiman, l’autore di Sandman e Death.
Decisamente più a suo agio con temi fantasy, piuttosto che con la narrazione supereroistica, l’autore inglese colloca Spawn nel medioevo e ci presenta un personaggio che farà la fortuna di Mc Farlane: Angela. L’idea di Gaiman è che anche in paradiso, come nell’inferno, vi sia una stretta gerarchia militare e che i cosiddetti angeli abbiano gli stessi difetti, superbia, cupidigia, lussuria, dei comuni mortali. La storia si divide in due parti: nelle prime dieci pagine, Gaiman, con la ricca prosa a lui tanto congeniale, ci illustra le tecniche di caccia agli Hellspawn, mostrandoci per la prima volta un soldato delle schiere celesti alle prese con uno Spawn medioevale. Nella seconda parte, invece, ambientato ai giorni nostri, ritroviamo il nostro eroe, suo malgrado preda di Angela.
Molti gli spunti interessanti lanciati da Gaiman e ripresi in seguito da Mc Farlane. Per prima cosa l’idea degli angeli con fattezze femminili, con una base operativa sulla terra molto più simile ad una multinazionale che a una chiesa. Poi quella, già suggerita da Moore, di un intero esercito di Spawn che nel corso dei secoli si sono succeduti, in momenti differenti, nel mondo dei vivi. Proprio grazie a questa “spersonalizzazione” di Spawn – non più un solo demone, con le sembianze di Al Simmons, ma tanti Spawn, separati nel tempo – sarà possibile narrarne le gesta cambiando completamente personaggi, scenario ed epoca (cosa puntualmente avvenuta con la seconda serie regolare “Curse of Spawn”, dedicata ad un demone del futuro).
Sul fronte dei personaggi il contributo di Gaiman è ancora più decisivo. Ben tre le “new entry”: Angela, che proprio con Gaiman sarà protagonista di una miniserie personale, Gabrielle, l’arcangelo che, con le fattezze di donna in carriera, ha il compito di tenere sotto controllo “gli affari terreni” e Cagliostro, misterioso barbone, molto simile ad uno stregone medioevale, che diventerà una specie di mentore per Spawn.
Non mi è dato di sapere se Mc Farlane aveva già in mente queste idee e questi personaggi, o se è tutta farina del sacco dei due autori inglesi: sta di fatto che, dopo appena due numeri, un personaggio che sembrava vuoto, senza una precisa personalità, con poche cose da dire, rinasce pieno di nuove prospettive.
Ora i misteri si sono infittiti, e nello stesso tempo si è fatta più chiarezza. Abbiamo conosciuto le forze del male e le loro antagoniste, nuovi e misteriosi personaggi si sono fatti avanti e tutto il cosiddetto background del personaggio è ora più definito.
LA MATURITA’
Inizialmente Mc Farlane pare non essere in grado di sfruttare appieno le idee proposte dai colleghi. Dopo la felice parentesi dei quattro autori, continua la mediocre narrazione di storie insipide, con Spawn alle prese con il proprio assassino prima, e di nuovo con il Violator poi.
L’impressione che si ha nei numeri scritti da Mc Farlane in questo periodo è che, nonostante le origini mistiche e sovrannaturali del suo personaggio, l’autore canadese si trovi molto più a suo agio con avventure urbane e con tematiche sociali. La forza del personaggio, quindi, viene sfruttata solo da autori esterni, che consci del suo potenziale, inseriscono sempre più Spawn in scenari misticheggianti. Dopo i famosi quattro numeri, infatti, toccherà a Grant Morrison prima, e di nuovo a Moore e Gaiman poi, scrivere le storie più intriganti di Spawn, aventi come protagonisti sempre angeli o demoni.
Tutto il lavoro di Mc Farlane è quindi da buttare? Sicuramente no. Nel proseguo della serie troviamo l’autore canadese sempre più misurato, con trame ben costruite e storie che, se non primeggiano per originalità, sono comunque ben scritte. Come ho già detto, poi, i temi sociali e la vita di tutti i giorni, cosa paradossale per un personaggio venuto dagli inferi, sono quelli che più stanno a cuore all’autore, e le sue prove migliori sono sicuramente piccoli racconti di quotidiana violenza, come per esempio i nr. 29 e 30 della serie originale (in italia su Spawn e Savage Dragon 29 – 30 editi da Star Comics).
Proprio da questi numeri, o se vogliamo, dalla miniserie di Angela, scritta da Gaiman, e collocabile proprio prima del nr. 29, la serie comincia, a mio avviso, a cambiare registro, diventando un fumetto più che discreto. Non solo minisaghe di due o quattro numeri, piene solo di sparatorie con pseudo mafiosi, ma storie ad ampio respiro, inframmezzate da numeri più riflessivi. Naturalmente Mc Farlane non è comunque un Claremont o un Peter Dadid e le sottotrame, o in generale nelle saghe ad ampio respiro, il canadese non riesce ancora a trovare il ritmo giusto, però sicuramente le sue abiltà di narratore aumentano di numero in numero. Due esempi a testimonianza di quanto detto sopra: a tutt’oggi, con l’edizione americana arrivata al nr. 63, nessuno dei comprimari della serie, ad eccezione di Terry Fitzgerald, ha ancora capito la vera identità di Spawn e la saga di Cygor, andata avanti per mesi, si è poi risolta sbrigativamente in poche pagine.
I DISEGNI
Un argomento che non abbiamo ancora toccato, che invece riveste un’importanza fondamentale, è sicuramente l’aspetto grafico della serie. Personalmente ho apprezzato moltissimo il Mc Farlane dei primi numeri di Amazing Spiderman e della serie di Hulk, quando il suo disegno cartooneggiante non era esageratamente elaborato. Già nella collana Spiderman, e più ancora in Spawn, invece, il disegno si fa più fitto di tratti superflui, che riempiono la pagina, ma che personalmente non trovo entusiasmanti. Restano, poi, almeno nei primi numeri, gli enormi limiti tecnici, con errori di prospettiva e anatomie distorte che, comunque, ne decretarono il successo già ai tempi di Spiderman.
E’ comunque una questione strettamente personale e chi ha ammirato il suo disegno sulle collane Marvel, non potrà non entusiasmarsi ancora di più in queste tavole. Come ho già avuto occasione di dire, infatti, Mc Farlane in ogni situazione cerca di offrire comunque un prodotto di assoluta qualità. Il colorista e il letterista dei primi numeri, per esempio, erano il meglio che il mercato poteva offrire in quel momento – parliamo di Steve Oliff e Tom Orzechowsky – e anche quando la gestione delle tante attività legate a Spawn hanno allontanato ‘lautore canadese dai disegni del proprio personaggio, artisti di primissimo piano, quali Greg Capullo e Tony Daniel, prenderanno degnamente il suo posto.
Proprio lo stile grafico della collana è unaltro degli aspetti caratteristici di Spawn. Mentre altri autori, ad esempio Larsen, hanno preferito pubblicare meno numeri, ma continuare a fare tutto da soli, Mc Farlane ha preferito affidarsi a validissimi disegnatori che hanno dovuto cercare di adattare il più possibile il loro tratto al suo. Continuando poi per lungo tempo ad inchiostrare le tavole, la continuità stilistica della serie è stata sempre assicurata.
Dei due disegnatori che lo hanno sostituito, sicuramente il più importante è Greg Capullo, attuale disegnatore, in America ed in Italia, delle storie di Spawn. Assunto come disegnatore di emergenza, e poi come disegnatore della mini di Angela, Capullo porta alla testata di Spawn quel rigore nelle forme e nella prospettiva che da sempre sono stati il tallone d’Achille di Mc Farlane. Il binomio Capullo – Mc Farlane, rispettivamente disegno e chine, è uno dei più esplosivi che offre attualmente il mercato americano. Sembra che i due disegnatori si siano scambiati solo il meglio. Da una parte il disegno di Capullo ha acquistato in dettagli e dinamismo, dall’altra Mc Farlane ha sicuramente migliorato le forme, le proporzioni e i visi che, seppur caricaturali, risultavano spesso “schiacciati” sul foglio. La simbiosi è tale che nel numero cinquanta americano, di prossima pubblicazione in Italia per la Marvel Italia, i due episodi, disegnati separatamente dai due autori, si assomigliano moltissimo.
In definitiva Spawn è, quindi, una serie di buon livello, sicuramente molto curata, e che negli ultimi tempi, grazie anche ad una decisa svolta verso atmosfere fortemente horror, qualitativamente valida.
IL FENOMENO SPAWN
Se fino ad ora abbiamo parlato di Spawn come se fosse un fumetto normale, dobbiamo ora abbandonare la visione ristretta del giornalino che deve intrattenere le masse, ed entrare nell’enorme ottica del mondo dell’industria e del merchandising, che ha fatto la fortuna di Mc Farlane e del suo personaggio.
Nei tempi d’oro del fumetto, ma queste considerazioni si possono estendere anche al mondo del cinema e dei cartoni animati, il giornalino era il prodotto finale da cui trarre il profitto, ed era lui che guidava, in linea di massima, gli altri mercati. Prima i personaggi apparivano sui fumetti perché servivano a fare una bella storia e – perchè no – a guadagnare soldi dalla sola vendita dei giornalini, poi, nel caso, la loro immagine veniva sfruttata commercialmente su magliette, giochi, ecc… Mc Farlane, per primo, inverte la tendenza intuendo che è possibile anche percorrere la strada opposta. Il fumetto come strumento per pubblicizzare giocattoli, videogiochi, figurine e quant’altro vi venga in mente. Provate a pensarci: un fumetto, che costa $1.95 e che esce ogni mese, quanto potrà rendere al suo creatore? Pensate adesso se solo un bambino su cinque di quelli che acquistano Spawn compra tutti i pupazzi (ogni anno ne escono in media sette o otto, con un prezzo di circa $15) quanto incasserà il vecchio Mc Farlane? Si viene così a creare un fuoco che si autoalimenta: nuovi personaggi sui fumetti per poter fare nuove serie di pupazzi, nuovi pupazzi, anche slegati dal mondo di Spawn, per avvicinare nuovi lettori al fumetto.
L’approccio di Mc Farlane al mondo del marketing è totale ma mirato. In pieno boom del fumetto, Spawn, già nei primi numeri, si presenta corredato da felpe e T-shirt. Dopo neanche due anni è il momento dei pupazzi vera miniera doro per l’autore canadese.
“Avevano detto che non saremmo stati capaci di fare da soli i nostri fumetti! Gli abbiamo dimostrato che si sbagliavano!!! Avevano detto che non saremmo stati capaci di fare da soli i nostri giocattoli! Da settembre dimostreremo loro che si sbagliavano di nuovo!!!”. Con questa affermazione, nell’agosto del 1994, veniva dato l’annuncio di questo nuovo progetto.
Di qualità decisamente superiore alla media, questi pupazzi, ormai arrivati all’ottava serie, danno a Todd la possibilità e i fondi per finanziare nuove iniziative. Si incomincia a parlare di cartoni animati, di video giochi, sino ad arrivare alla produzione di un film con attori veri. L’ultimo atto di servilismo – passatemi il temine – del fumetto nei confronti del mercato è avvenuto proprio in concomitanza con l’uscita in America del film dedicato a Spawn. Per problemi relativi ai diritti d’autore, Chapel è infatti un personaggio creato dal suo ex collega Rob Liefield, Mc Farlane si è visto costretto a rivedere le origini del suo personaggio: Al Simmons non è stato ucciso dal suo vecchio commilitone, Chapel appunto, ma da una donna – una dark lady in un film dazione fa sempre il suo bell’effetto – a cui è stato commissionato l’omicidio. Fin qui tutto bene – è normale che per esigenze cinematografiche si compiano piccole licenze poetiche – peccato che Mc Farlane, per coerenza col film, abbia deciso di variare anche le origini del personaggio nel fumetto, rinnegando, in sostanza, le origini già illustrate nel lontano nr. 13.
Al momento l’impero di Spawn può vantare all’attivo: due serie a fumetti a lui dedicate più alcune miniserie ad esso collegate, per un totale di circa 80.000.000 di copie vendute in tutto il mondo, un film in uscita in questi giorni in America, una serie di cartoni animati dark, trasmessi a “mezzanotte” dalla rete via cavo HBO, un CD con la colonna sonora originale del film, un videogioco plattform per la consolle Nintendo ed uno in uscita a giorni per la Sony-Playstation, un sito internet, due serie di cards, qualche dozzina di T-shirt, 8 serie di pupazzetti direttamente tratti dal mondo di Spawn – 6.000.000 di pezzi venduti – più alcune altre serie dedicate ai mostri classici dell’horror e una dedicata ai KISS (!!!).
Concludiamo con le parole di Terry Fitgerald, che oltre che essere il nome dell’amico di Spawn, è anche il nome del presidente della Todd McFarlane Production: “Nel 1992 Todd ed io eravamo soliti discutere le storie di Spawn in una stanza di casa sua, sopra al garage, e il più delle volte si parlava della partita di hockey della sera prima. Allora non ci interessava la classifica dei film più visti, né sapere se vendevano di più i pupazzi degli X-Men o quelli di Batman, e non sapevamo nulla di cartoni animati. Ora abbiamo nove uffici sparsi in tre stati, con circa 50 impiegati, e siamo ancora in espansione. E tutto questo perché la Marvel ha licenziato Todd nel 91. Whew! E siamo solo all’inizio.”
Tutte le immagini sono Copyright Todd Mc Farlane.
TODD McFARLANE
di Marcello Vaccari
Todd McFarlane è nato il 16 marzo 1961 a Calgary in Canada, e dopo 18 mesi la sua famiglia si è trasferita in California, per poi ritornare in Canada all’età di 14 anni. Nel 1984 riesce a farsi assegnare un lavoro dalla Epic/Marvel, 3 racconti di 11 pagine del personaggio Scorpio Rose, che finiscono in appendice alla testata dedicata a Coyote. Prima ancora che fossero stampati quegli albi, Roy Thomas gli offre la serie regolare di Infinity Inc, per la D.C., dove Todd si farà le ossa. Nei 24 albi che ha disegnato, il suo segno si evolve in maniera decisamente personale, nonostante fosse penalizzato dalle chine pesantissime di Alcala. Negli ultimi albi si nota già l’evoluzione grafica che lo porterà a diventare l’idolo dei fan americani. Subito dopo questo incarico, Todd inizia a disegnare Hulk per la Marvel. Inizialmente deve sottostare alle direttive editoriali che gli impongono il classico “Marvel style”, ma lentamente McFarlane fa emergere il proprio stile personale, firmando alcuni memorabili storie del Golia verde. Contemporaneamente realizza anche altre cose per la D.C. tra cui i primi 2 numeri della mini Invasion e tre numeri di Detective Comics. Proprio in questo lavoro Todd si accorge che l’inchiostrazione (ancora di Alcala) non rende assolutamente giustizia ai suoi disegni, e sul terzo albo si inchiostra da solo. Da questo momento farà sempre tutto da solo, e la sua evoluzione grafica diventerà ancora più rapida. I risultati si vedono subito, appena inizia a disegnare regolarmente Amazing Spiderman. E’ proprio questo lavoro che lo lancia in orbita tra i disegnatori più acclamati. Il suo segno intricato ed ipercinetico si adatta alla perfezione al personaggio. Nonostante l’elevato numero di dettagli che mette in ogni tavola, il suo disegno risulta estremamente dinamico, inoltre si sbizzarrisce con particolari da lui inventati, come la ragnatela “spaghettosa” e gli enormi occhi della maschera dell’Uomo Ragno. Il successo ottenuto con l’arrampicamuri è tale che gli viene proposto di creare una nuova testata, con la massima libertà di azione, e della quale potrà scrivere anche i testi. Ecco quindi esordire Spider-Man, che vende, grazie al trucchetto delle copertine multiple, oltre due milioni di copie, e che rimane saldamente in testa alle classifiche di vendita per tutto il periodo in cui McFarlane rimane alle redini, ovvero 13 numeri. In questa collana si evidenzia ancora maggiormente una delle caratteristiche peculiari del suo disegno, la tendenza a realizzare dei visi molto caricaturali, anzi spesso eccessivamente caricaturali, tanto da risultare anche poco riconoscibili. Inoltre un eccesso di dinamicità porta spesso ad una sgradevole sproporzione delle anatomie, con i corpi che assumono anche pose decisamente irreali. Dopo un anno di successi clamorosi, Todd decide di prendersi 6 mesi di pausa, in parte per potere accudire alla figlia appena nata, ma soprattutto per poter liberamente riunire le forze attorno ad un suo grande progetto: creare una casa editrice per la quale pubblicare un fumetto completamente suo. Nel 1992 lui, insieme a Jim Lee, Rob Liefeld, Jim Valentino, Erik Larsen e Marc Silvestri, lascia la Marvel per fondare la Image Comics, che inizialmente si appoggia alla Malibu per stampare e distribuire i propri albi. Per questa nuova casa editrice crea Spawn, che dal Maggio 1992 (in cui esce il N°1 che vende oltre un milione e mezzo di copie) ad oggi rimane saldamente nella classifica dei 10 albi più venduti d’America. Su Spawn il disegno di McFarlane raggiunge la sua piena maturità, con una grande dovizia di particolari, ed una migliore attenzione alle anatomie. I volti dei personaggi sono sempre piuttosto caricaturali, ma visto che si tratta di una sua creazione, non hanno problemi di riconoscibilità. Dal 1992 Todd ha lavorato solo su Spawn, di cui ultimamente realizza soltanto le trame e gli inchiostri.
Cronologia
All Star Squadron (DC) N°47
The Amazing Spider-Man (Marvel) numeri 298-323, 325, 328 (pubblicato in Italia dalla Star Comics e dalla Marvel Italia)
Coyote/Scorpio Rose (Marvel) numeri 11-14
Cyberforce II (Image) N°8
Daredevil (Marvel) N°241 (pubblicato in Italia dalla Star Comics)
Detective Comics (DC) numeri 576-578 (pubblicato in Italia dalla Glenat e dalla Play Press sul volume Batman Anno Due)
Flaming Carrot N°27
G.I. Joe, A Real American Hero (Marvel) N°60
The Incredible Hulk (Marvel) numeri 330-334, 336-346 (pubblicato in Italia dalla Star Comics)
Infinity, Inc. (DC) numeri 14-37 Infinity, Inc. Annual (DC) N°1
Invasion (DC) numeri 1 & 2 (pubblicato in Italia dalla Play Press)
Spawn (Image) numeri 1-15, 20-37, 39-49 (odd issues), 50 (pubblicato in Italia dalla Star Comics e dalla Marvel Italia)
Spawn vs. Batman (Image)
Spider-Man (Marvel) numeri 1-14, 16 (pubblicato in Italia dalla Star Comics e dalla Marvel Italia)
Spitfire (Marvel) N°4
What the – ?! (Marvel) N°3 (pubblicato in Italia dalla Star Comics)
IMAGE
Marcello Vaccari
L’Image nasce nel 1992 soprattutto per volontà dei due autori più amati dai fan del momento: Todd Mc Farlane e Rob Liefeld. Rob si stava già muovendo da solo proponendo la sua creazione Youngblood a vari editori indipendenti, poi viene a sapere della volontà di Todd di fare una propria casa editrice, e si unisce. Insieme convincono altre stelle in ascesa come Jim Lee, Jim Valentino, Erik Larsen, Marc Silvestri e Whilce Portacio, tutti al lavoro per la Marvel, ad allearsi a loro per creare la Image Comics, che inizialmente sfrutta la Malibu Comics per la stampa e la diffusione dei suoi albi. La loro nobile dichiarazione di intenti era di ridare il controllo dei personaggi ai loro autori, visto che le due Major (Marvel e DC) tiranneggiavano i poveri disegnatori, costringendoli a disegnare personaggi altrui, ed a volte anche quelli creati da loro stessi, senza poter rivendicare tutte le royalty. Nonostante gli enormi ritardi e l’inconsistenza delle storie, i tutti fumetti della Image ebbero un grande successo di vendite, e questo attirò altri grossi nomi come Dale Keown, Sam Kieth, Mike Grell, Jerry Ordway ecc. Alcuni di questi, come Mike Grell, furono cacciati in malo modo quando i loro albi non vendevano come si sperava. In breve tempo la Image è arrivata a competere con la D.C. per il secondo posto nella classifica delle vendite, anche se in realtà questa competizione è sempre stata piuttosto virtuale, visto che delle decine di albi che venivano messi in prenotazione ogni mese, si e no la metà vedevano poi realmente le stampe, mentre la maggior parte usciva con mesi ed anche anni di ritardo, o veniva addirittura cancellata. Comunque per parecchi mesi qualsiasi nuova collana venisse annunciata dalla Image, e chiunque ne fosse l’autore, balzava immediatamente nei piani alti delle classifiche, spesso direttamente in testa, soprattutto quando aveva la “copertina speciale”, che attirava da sola più del contenuto dell’albo stesso. Poco alla volta però, tutti iniziarono a rendersi conto di quanto questa casa editrice fosse poco affidabile in termini di regolarità delle uscite e qualità dei prodotti, e pian piano le vendite iniziarono a calare. La Image dovette così prendere dei provvedimenti per rendere più regolari le sue collane, e quindi iniziò ad assumere giovani disegnatori (spesso anche bravi, ma a volte pure scarsi) per disegnare i suoi personaggi, tradendo così in parte i propri propositi originari.
Dopo qualche tempo, i vari autori decisero di creare dei propri studi di lavoro, che divennero così delle vere e proprie “sotto-case editrici” della Image, con una propria contabilità, ed il controllo completo dei propri personaggi, controllo che si esplicava soprattutto con la produzione in proprio di Gadget, Giocattoli e Card. Questi studi sono: la Wildstorm di Jim Lee, la Top Cow di Mark Silvestri, la Extreme di Rob Liefeld e la Highbrow Entertainment di Erik Larsen, mentre McFarlane optava per un più egocentrico Todd McFarlane Production. Dopo mesi e mesi di testate rette solo dai disegnatori, qualcuno ha iniziato a capire che le storie bisognava anche scriverle, oltre che disegnarle, e quindi c’è stata una corsa all’accaparramento dei pochi bravi scrittori ancora in circolazione. Ecco quindi arrivare Alan Moore, Cris Claremont, James Robinson, ed ultimamente Kurt Busiek, Warren Ellis e Garth Ennis, che hanno risollevato, spesso in maniera determinante, la sorte di diversi personaggi e gruppi. Nonostante questo però il calo delle vendite era costante, e malumori iniziavano a serpeggiare. L’anno scorso c’è stata la catena di eventi che ha portato all’attuale definitivo assetto della Image. In Giugno Mark Silvestri lascia l’Image per fondare una propria casa editrice: la Top Cow. Contemporaneamente anche Jim Lee inizia ad editare alcune testate in proprio come Homage Studios. Rob Liefeld lo stava già facendo da qualche tempo con la Maximum Press. Silvestri però non lascia la sua parte di controllo della Image, ed all’inizio di Settembre un consiglio aziendale al gran completo decide che la causa di tutti i mali è proprio Rob Liefeld (le cui testate non vendono praticamente più nulla), che rassegna le dimissioni appena in tempo per evitare di essere cacciato in malo modo. Pochi giorni dopo, sia la Homage che la Top Cow rientrano nei ranghi della Image Comics.
Attualmente la Image è ancora la terza forza del mercato americano, ma, nonostante il numero delle uscite si sia moltiplicato fino ormai a raggiungere quelle della Marvel, è molto più staccata dalla seconda di quanto non fosse all’inizio, quando le sue testate monopolizzavano le prime 10 posizioni delle classifiche di vendita. Ad oggi il solo Spawn vi risiede ancora stabilmente. Bisogna dire che nel frattempo la Image si è data da fare in campi complementari al fumetto, e che probabilmente rendono molto di più. In particolare nel campo dei Giocattoli e delle Trading Cards, che comunque ogni singolo studio si preoccupa di produrre.