RIPROPOSTA
I “Dracula” Italiani
di Fulvio Morlacchini
Nel 1897 venne pubblicato il celebre romanzo Dracula di Bram Stoker, che, ispirandosi alla figura storica del principe transilvano Vlad Tepes III, diventò uno dei miti del XX secolo.
Nell’anno appena conclusosi (1997) si è dunque celebrato il centenario del sinistro personaggio letterario che ha infestato con la sua presenza la vasta produzione letteraria, cinematografica, teatrale, figurativa del XX secolo.
Non c’è campo di produzione artistica che non abbia subito l’influsso maligno del Signore dei Vampiri, e naturalmente anche il Fumetto ha contribuito ad accrescerne il mito. Migliaia sono i fumetti in tutto il mondo che hanno affrontato il tema di Dracula e dei suoi epigoni. Ovviamente anche gli autori italiani hanno subito il fascino di Dracula, di conseguenza molti sono stati i Nosferatu tricolori, alcuni antagonisti di primo piano altri sbiaditi comprimari. Probabilmente non riusciremo a citare tutti i Dracula italiani che hanno regnato nel mondo delle vignette, cercheremo comunque di fornire una panoramica di quelli più significativi.
In Italia Dracula ebbe un grande periodo di notorietà negli anni ’60 e ’70, grazie alle molte pellicole cinematografiche uscite a quei tempi, la maggior parte delle quali di serie B, ed è certo per questo motivo che i migliori Dracula italiani a fumetti appartengono a quel periodo.
Nella seconda metà degli anni ’50, la casa di produzione inglese Hammer Film si risollevò da una grossa crisi che attanagliava il mercato cinematografico di allora, realizzando tutta una serie di film gotici, ispirati ai miti del genere, decretando così la rinascita del filone horror, allora un pò decaduto. Fu uno di questi primi film, Dracula il Vampiro del 1957 diretto da Terence Fisher, che aprì la strada a tutto un nuovo filone di pellicole dedicato a Dracula, nella maggior parte delle quali recitava il ruolo del protagonista l’attore Christopher Lee, che divenne in breve tempo il ‘volto ufficiale’di Dracula.
Nel decennio successivo i film dedicati a Dracula si moltiplicarono, e tra le molte produzioni dei tanti paesi diverse furono quelle Italiane: scoppia la Dracula-mania, e molto spesso viene chiamato Christopher Lee ad indossare i panni del vampiro.
Questa breve introduzione era doverosa per poter presentare il Dracula italiano forse più famoso. Quel Bela Rakosi che, nato dalla penna di Sergio Bonelli, in arte Guido Nolitta, ispiratosi all’austera figura di Lee, si trasferisce dalla Transilvania in America per incontrare Zagor nell’ormai celebre storia Zagor contro il Vampiro disegnata da Gallieno Ferri, contenuta negli albi Zenith n.136/138 (ni. 85/87 della ristampa) del 1972 (i cui titoli sono rispettivamente: Angoscia!, Zagor contro il vampiro, Alba Tragica).
La fine di questa storia, giudicata dagli appassionati come una delle migliori della serie di Zagor, vede, come da consuetudine, il nostro eroe eliminare il vampiro, che esposto ai raggi solari si riduce ad un mucchio di cenere, parodiando così l’epilogo del celeberrimo film della Hammer del 1957.
Si scoprirà poi in seguito, nei 4 albi della serie Zenith Gigante di Zagor n. 237/240 del 1981 (i cui titoli sono rispettivamente: Il popolo della notte, il ritorno del vampiro, il regno delle tenebre, l’orrendo contagio), che Rakosi non si era estinto definitivamente; infatti un suo fedele servitore raccogliendone le ceneri lo riporta a nuova vita, come nel seguito della Hammer, Dracula Principe delle Tenebre del 1965, per tentare di creare un vero e proprio Regno delle Tenebre vampirizzando la popolazione di un intera regione. Inutile dire che anche in questo caso lo Spirito con la Scure avrà la meglio.
A cavallo degli anni ’60 e ’70 fu l’epoca doro del duo Magnus & Bunker. E fu proprio per festeggiare il cinquantesimo numero di Satanik che Luciano Secchi, in arte Max Bunker, nel 1966 introdusse il maligno barone Arof Wurdalak.
Il barone, in una storia che si sviluppa nei numeri 49 e 50 della serie Satanik (Il barone Wurdalak, La stirpe dei vampiri), cerca di concupire Satanik, la Rossa del Diavolo, e di farla diventare la regina dei vampiri. Morsa da un vampiro che le ha inquinato il sangue, Satanik si dirige in Romania nel cuore dei Carpazi, e dopo molte vicissitudini riesce, con l’aiuto del laser e della luce solare, a distruggere il vampiro e la sua stirpe. Anche in questo caso, però, non finisce lì. Il barone tornerà altre volte a perseguitare la bella Marnie Bannister.
Nel 1967 fu la volta di Per favore non mordermi sul collo, film diretto da Roman Polanski. Distaccatosi in modo originale dagli altri film di genere, per essere una riuscitissima parodia dei luoghi comuni draculeschi, fu verosimilmente fonte d’ispirazione per la trasformazione del barone Wurdalak, già apparso nella serie di Satanik, in un personaggio comico. Questi, da letale nemico della Rossa del Diavolo, affrontando il Gruppo T.N.T., in Alan Ford n.71-72 del 1975 (In Transilvania c’è un castello che…, Natale col Vampiro), si trasforma sotto la lente satirico-grottesca del duo Magnus & Bunker, diventando capo di un terzetto di vampiri imbranati.
Sempre in chiave comica vogliamo ricordare due piccole chicche realizzate negli anni ’70 da due autori di fumetti molto noti.
Era il 1972 quando nacque il Corriere dei Ragazzi da una costola del Corriere dei Piccoli, e tra i vari collaboratori (tutti nomi di grande rilievo, basti ricordare: Bonvi, Alessandrini, Battaglia, Milani, Toppi, Micheluzzi, ecc.) c’era un certo Alfredo Castelli, che, tra una storia degli Aristocratici e l’altra, si divertiva a realizzare la striscia comica intitolata Zio Boris. Ebbene tra i vari componenti della strampalata famiglia di mostri che fa capo a Zio Boris, nello stile dell’americana Famiglia Adams, fa bella mostra di sé un nobile e decadente vampiro, che stilizza la classica figura del conte vampiro.
Sempre negli stessi anni, nasceva dalla matita di Bonvi il Cattivik, che sarebbe poi passato nelle mani di Silver per raggiungere la fama di cui tuttora gode. In una delle prime storie, ripubblicata in Cattivik n.9 del 1983, il nero figuro deve vedersela proprio col signore dei vampiri, solo che lo scambia per uno ‘zanzaron’e lo mette K.O. utilizzando i normali mezzi per la disinfestazione degli insetti!
Ma torniamo un pò indietro nel tempo.
Il primo Dracula cinematografico fu Nosferatu Eine Sinphonie Des Grauen di F.W. Murnau del 1922. Da questo film muto capolavoro dell’espressionismo tedesco, ancora oggi una delle più belle trasposizioni cinematografiche del romanzo di Stoker, fu tratta una riduzione a fumetti a opera di Gianni Grugef, pubblicata nel n. 60 del 1979 della rivista genovese Il Sergente Kirk dell’editore Ivaldi.
Si tratta della rivisitazione a fumetti di questo film che, escludendo totalmente i dialoghi, presenta solo alcune didascalie alla maniera del cinema muto e, con un ottimo bianco e nero, fa rivivere le stesse cupe atmosfere della pellicola, di cui vengono inseriti anche alcuni fotogrammi.
Il 1983 fu un annata buona per i vampiri, dopo l’omaggio di Castelli si deve registrare un altro contributo d’autore. Nella neonata rivista Corto Maltese fece il suo debutto fin dal n.1 il Dracula di Guido Crepax
La storia si protrae per 12 numeri ed è una delle più fedeli al romanzo di Stoker. Ambientata verso la fine dell’ottocento e piena di riferimenti psicoanalitici e sessuali tipici dei lavori di Crepax, rivela una perfetta conoscenza dell’opera letteraria da parte dell’autore, cosa che non si può dire della maggior parte delle storie dedicate a Dracula, ove le parentele sono certamente più legate all’immagine fornita dalla cinematografia. Da sottolineare che anche l’aspetto del Conte è quello più corrispondente all’originale, fornito da Stoker nella sua opera: in realtà pochi sanno che il Conte Dracula nella sua prima apparizione faceva sfoggio di due lunghi baffi bianchi.
Anche gli autori italiani della Disney non potevano esimersi dal visitare la Transilvania.
Nel Topolino n.1356 del 1981, il Conte ideato da Giulio Chierichini si chiama Papula ed è rappresentato come un papero-vampiro allampanato (disegnato nella prima vignetta con addirittura tre canini) che si stabilisce all’interno del deposito di Paperone, all’interno di una cassapanca, spaventando i malintenzionati, per la gioia del vecchio papero. Purtroppo per Paperone, Paperino, grazie all’aglio, farà dissolvere il vampiro, condannandosi, così, a prenderne il posto per quietare la furia dello zio.
Altra storia draculesca appare sul Topolino n.1603 del 1986. Qui Paperino veste proprio i panni di Jonathan Harker, il giovane inglese che, nel romanzo di Stoker, incontra per la prima volta Dracula, andando a fargli visita nel suo castello in Transilvania. Questa bella storia, su sceneggiatura di Claudia Salvatori e disegni di Massimo De Vita, riprende solo la prima parte dell’opera letteraria originale e alla fine il Conte Paperescu, che sembrava tanto sinistro, si rivela solo un anziano nobiluomo che soffre d’insonnia (!).
Essendo Alfredo Castelli un autore prolifico, buon frequentatore della letteratura gotica, non limitò le sue incursioni nel mondo dei non-morti all’esperienza comica di Zio Boris. Si cimentò, infatti, più volte col genere horror e vampirico. E sarà nel 1983 che il suo personaggio più illustre affronterà il mito del vampiro in una delle sue prime storie.
Martin Mystere, nei n.13-14 (dai titoli: Un vampiro a New York, La maledizione) illustrati da Franco Bignotti, si trovò ad indagare su di un caso molto ‘umano’ di vampirismo. Il signor Kaplan, nella storia in questione, non ha nulla a che fare col Dracula della tradizione, anzi si tratta di un vampiro moderno che agisce in una metropoli caotica quale è la New York contemporanea, più vittima della propria ‘malattia’che non carnefice. Abbigliato secondo i costumi della moderna società, il ‘Dracula’ di Castelli perde il fascino del mito per acquisire la drammaticità della vita quotidiana. Il vampiro, da persecutore, diventa qui perseguitato dalla sua stessa maledizione.
Inutile dire che, seppure spogliato di quella carica di negatività ancestrale, che il personaggio presenta per tradizione, farà lo stesso una tragica fine: non c’è posto per i vampiri su questa terra.
Ma se le vecchie generazioni erano terrorizzate da Dracula, quelle degli anni ’80, non lo temono anzi lo dominano. Nella storia dei Giovanotti Mondani Meccanici di Andrea Zingoni e Antonio Glessi, apparsa su Frigidaire n.44 del 1984, il primo fumetto realizzato col computer nel vero senso della parola (si trattava di immagini disegnate direttamente con un computer di quegli anni, dotate quindi di una grafica molto spartana, ma comunque molto innovative per l’epoca), si racconta di come un gruppo di ‘giovanotti’ si rechi appositamente al castello di Dracula (in questo caso molto somigliante a quello del film di Murnau), per soggiogarlo ed impadronirsi del suo ‘immenso potere’ diventando vampiri essi stessi.
Un vampiro decadente si affaccia alla fine del millennio per fornire un’altra chiave di lettura di Dracula. E’ quello della brava autrice Vanna Vinci nella storia Vampiri, apparsa nel 1992/93 sui n.9-10-11 della prima serie della rivista Nova Express. Alto e dall’aspetto emaciato, che ricorda lo stile tipicamente dark di una recente corrente musicale, il vampiro Adrian Voda incontra la protagonista della storia in un hotel di Milano. Il fascino del vampiro rimane intatto, ma la sua figura più che sinistra risulta alquanto malinconica e, tutto sommato, come il vampiro incontrato da Martin Mystere, si tratta più di una persona che vive il dramma dell’emarginazione, dovuta a una malattia singolare, piuttosto che non di un minaccioso signore delle tenebre.
Nel 1993 Dracula varca i confini del tempo per incontrare un altro personaggio della Bonelli: il fantascientifico Nathan Never. Nel n. 26 della serie omonima (titolo: Vampyrus), il vampiro, che in questo caso è molto fedele all’immaginario descritto da Stoker, è splendidamente illustrato da Nicola Mari.
Le citazioni al Dracula stokeriano e cinematografico si sprecano, per la gioia degli appassionati, che trovano sotto altre spoglie tutti i componenti del Mito. La storia, sui testi di Michele Medda, racconta di come l’Agenzia Alfa, di cui fa parte Nathan, sia stata incaricata dalla Stoker University (!) di investigare sulla strage dell’equipaggio dello Spacelab Demeter, per scoprire poi che, come al solito, dietro al mistero si cela un emulo di Dracula: Shreck (dal nome simile a quello del fantomatico attore che impersonò il Nosferatu di Murnau).
Sempre nel 1993, anno in cui Dracula torna di moda in seguito a Dracula’s Stoker, il film di Francis Ford Coppola del 1992, c’è un’altra breve apparizione vampirica in casa Bonelli. E’ la volta del Dylan Dog di Tiziano Sclavi e di Corrado Roi (poteva mancare l’Indagatore dell’Incubo?) che, in una breve storia dal titolo Il Ritorno del Vampiro, apparsa nel terzo Almanacco della Paura, impala il vampiro riducendolo in cenere.
Non disperdendone le ceneri, però, egli tornerà per vendicarsi, grazie a uno strano viaggio nel tempo, ma a causa dello stesso meccanismo il paletto di frassino, riapparso all’improvviso, lo condannerà nuovamente alla dissoluzione, e il buon Dylan salverà pure questa volta la pellaccia.
E arriviamo al 1996, con la storia Il mostro della palude, apparsa nel n.251 della collana Mister No, su soggetto di Maurizio Colombo, sceneggiatura di Luigi Mignacco e disegni di Orestes Suarez.
Si tratta qui chiaramente di un omaggio al film Ed Wood del 1994 diretto da Tim Burton, che racconta la vita di Ed Wood, regista di film di fantascienza e di horror di serie B degli anni ’50. Wood fu l’ultimo a dirigere sul set Bela Lugosi, uno dei Dracula più noti del grande schermo, ormai giunto al tramonto della carriera. In questa storia, quindi, non si parla propriamente di Dracula, ma di uno dei suoi maggiori interpreti: Bela Lugosi, qui celato sotto le spoglie fumettistiche del vecchio attore di film horror Vlada Von Krolock.
La storia racconta del padrone di una raffineria che, rimasto storpiato ad una gamba quando era bambino, in seguito alla sua ossessione per un film sui vampiri, interpretato appunto da Von Krolock, architetta un piano per vendicarsi dell’anziano attore, che ritiene responsabile della propria infermità. Alla fine, proprio il vecchio attore salverà la situazione, sfruttando l’atavica paura dell’industriale per il vampiro e causando la propria morte oltre che quella del cattivo.
…e se dopo tutto vi siete incuriositi vi diamo l’indirizzo della sezione canadese della Transylvanian Society of Dracula, ove troverete, tra le altre numerose informazioni e links, il dettagliato resoconto della Dracula Convention ’97 sul centenario del personaggio di Stoker!!