Uno sguardo ad una selezione di fumetti della Justice League
JLA
Testi di Grant Morrison e Mark Waid, disegni di Howard Porter e Barry Kitson
48 pagine, colore, spillato, formato 17×26, Lire 3500 cad.
Play Press
di Marcello Vaccari
Dopo diversi anni, la DC ha finalmente trovato una serie che è riuscita ad infilarsi stabilmente tra i primi 10 albi più venduti d’America.
Merito di questa svolta va a Grant Morrison e Howard Porter, autori della rutilante J.L.A.
La mitica Justice league of America, uno dei più antichi super-gruppi della storia (la loro prima apparizione risale al Marzo 1960), aveva ultimamente languito nella mediocrità a causa di testi scarsi e disegni appena sufficienti, e quindi la DC ha deciso di dare uno scossone affidando all’inglese Grant Morrison la rifondazione del gruppo. Questi ha usato una semplicissima formula per il successo immediato del suo albo: mettere in campo tutti i personaggi più famosi dell’universo DC a cominciare da Superman e Batman, passando per Green Lantern e Flash (che sono i due eroi più amati e venduti ultimamente), Aquaman e Wonder Woman (che vengono subito dietro) ed infine Martian Manhunter, che simboleggia la continuità, essendo l’unico personaggio ad essere sempre presente in tutte le incarnazioni del gruppo.
Questa formula avrebbe comunque retto solo per una manciata di albi (come era già successo solo pochi anni fa con la gestione di Jurgens), se non ci fossero state anche delle trame solide, e dei buoni disegni, e così è stato, anzi l’abilità di Morrison ha fatto andare la popolarità della testata alle stelle, tanto che le apparizioni della JLA in tutte le altre collane della DC ormai non si contano più, e trascinano regolarmente l’albo ospite in alto.
Ma cos’è che rende vincente questa serie? Grant ha soprattutto centrato splendidamente il carattere dei personaggi, riuscendo così a gestirli tutti in maniera perfetta pur con pochi ed efficacissimi dialoghi. Le storie in realtà non sono particolarmente originali, piene di invasioni aliene e supercriminali che vogliono governare il mondo, ma la sceneggiatura incalzante, i continui colpi di scena ed una eccellente caratterizzazione, rendono la lettura di ogni albo estremamente godibile.
Inoltre Morrison mostra un’ottima conoscenza delle vecchie storie della DC, andando a ripescare personaggi e situazioni poco sfruttate e facendole rendere al meglio. Come ad esempio “Storie Immaginarie” dove mette assieme un enorme numero di riferimenti a vecchie storie, immaginarie o meno, dei vari personaggi, cavandone una sceneggiatura estremamente divertente e godibile anche per chi quelle storie non le ha mai lette.
A dargli man forte nel rendere spettacolari questi albi, sono le matite del giovane e talentuoso Howard Porter (coadiuvato dalle chine del fido John Dell e da una colorazione squillante), anche se devo dire che Oscar Jimenez nella storia appena citata ha dimostrato di poter fare anche meglio sul piano della narrazione pura. Le tavole di Porter fondono una costruzione spettacolare alla “Image” con un segno più morbido tipico della D.C. del dopo Maguire e Hugues, ma peccano un poco in chiarezza, mentre il segno rotondo e la costruzione della tavola più lineare di Jimenez si fanno leggere meglio.
Comunque queste storie sono fatte apposta per essere apprezzate dagli attuali lettori, che pretendono azione a mille, ma anche storie non banali e personaggi non stereotipati. Morrison aggiunge inoltre una sottile vena ironica, tipicamente inglese, che risalta solo ad una lettura attenta (a parte qualche storia con un umorismo più marcato come quella del reclutamento nel 5° albo americano), dalla quale potremo anche apprezzare la perfetta caratterizzazione di Batman, che ha soprattutto nella sua capacità di ragionare lucidamente la chiave per risolvere ogni situazione, così come quella di Superman, figura carismatica anche oltre le sue stesse possibilità di gestione (da notare come la storia con gli angeli “Il cielo in fiamme” era sicuramente stata studiata per il vecchio Superman con il costume rosso e blu, e certamente Morrison gli avrebbe fatto trascinare la luna con delle enormi catene, come non faceva dagli anni 60! Inoltre l’impatto del Superman con il costume classico che si scontra con un angelo sarebbe stato molto maggiore), e di tutti gli altri, solo Aquaman sembra un poco fuori posto, soprattutto a causa della particolare personalità datagli da Peter David nell’albo a lui dedicato. Inoltre, nella storia “La pietra dei tempi”, Grant riesce anche in una splendida caratterizzazione dei cattivi, soprattutto Lex Luthor, e rende finalmente credibile una “Lega dell’ingiustizia” che in passato non lo era mai stata.
Tutto sommato comunque le storie sono molto lineari, senza troppi giri narrativi o lunghe sottotrame ad appesantire la narrazione, che risulta sempre molto scorrevole, ed anzi a volte anche troppo veloce.
A queste storie spettacolari si contrappongono invece quelle più pacate, ma non meno belle, della maxi-serie “JLA anno uno” scritte da Mark Waid e Brian Augustyn, per le matite di Barry Kitson, che ci danno una fortissima caratterizzazione del gruppo originale della JLA, composto da Flash (Barry Allen), Green Lantern (Hal Jordan), Black Canary (che prende il posto di Wonder Woman che era nella vera formazione originale), Aquaman e Martian Manhunter. Le storie tendono soprattutto a sviscerare i personaggi, seguendoli spesso anche al di fuori del loro costume, e mostrandoci così il lato più umano della loro personalità. Uno splendido esempio di come si possa fare un ottimo fumetto di supereroi anche senza troppi eventi “cosmici” e con pochi combattimenti.
Certo che Morrison, data la potenza e l’esperienza dei personaggi da lui manipolati, è costretto tutte le volte ad inventarsi minacce sempre più grandi, altrimenti non riuscirebbe a mettere in difficoltà un gruppo che è veramente il più potente di tutti quelli esistenti nell’attuale fumetto supereroico americano.
GIUDIZIO |