RIPROPOSTA
PREACHER
(N.B.: serie era in corso all’epoca dell’articolo, gennaio 1999)
Testi: Garth Ennis
Disegni: Steve Dillon
Cover: Glenn Fabry
Magic Press – D.C. Vertigo
Recensione di Andrea Poli A.k.a. Uncle-P
Creato da Garth Ennis e da Steve Dillon nell’ormai lontano 1995 per il colosso fumettistico americano DC, Preacher è una lunga storia d’amore.
Beh, non solo, certo, ma quando penso alle storie del Reverendo Jesse Custer, della sua donna Tulip e del vampiro Cassidy è la prima cosa che mi viene in mente.
Chi di voi avrà solo per una volta letto una puntata di questo capolavoro targato Vertigo in USA (la sezione DC dedicata ai fumetti con tematiche più adulte [!?] e/o anticonvenzionali) e Magic Press in Italia, potrà rimanere interdetto nel leggere di qualcuno che accosta la parola “amore” ad una storia che trabocca di violenza, turpiloquio, supposta blasfemia e tanto, ma tanto, sangue. Ma se c’è una cosa che i nostri cari comics dovrebbero averci insegnato negli anni è di non fermarci alle apparenze e di non giudicare senza approfondire. Spieghiamoci meglio ed analizziamo una cosa alla volta.
Iniziamo quindi dalle copertine, pitturate da quel mago di Glenn Fabry che al pari di Ennis e Dillon accompagna la serie dal n.1 e che, senza dubbio, sono un punto di forza della serie. Magica “via di mezzo” tra Alex Ross (Kingdom Come, Marvels) e Simon Bisley (Lobo) il nostro fin dalla copertina ci porta in un mondo oscuro ma affascinante, quello di Preacher.
Diverso è invece il “semplice” tratto di Steve Dillon che, rispetto alle primissime puntate, si è semplificato ulteriormente, con mia grande gioia. In un periodo come quello di questi ultimi anni, infatti, dove regnano i pur bravi Madureira, Campbell e Turner, Dillon va controcorrente evitando anatomie “esagerate” ed effetti speciali e prediligendo un tratto realistico che si adatta sia a sequenze solari che a scene di azione, queste ultime di incredibile impatto nelle sue “interpretazioni”.
Il piatto forte però, come in ogni grande storia che si rispetti è, appunto, la storia creata, nel nostro caso, da quel pazzo irlandese che risponde al nome di Garth Ennis.
La storia in breve:
un angelo ed una diavolessa fanno sesso ed il frutto del loro amore (vedete?) è Genesis, qualcosa di nuovo e imprevisto, che per completare la sua coscienza non del tutto formata si “unisce” (non senza drammi) al Reverendo Jesse Custer, un uomo con una storia alle spalle che definire difficile è un puro eufemismo. Ciò provoca molteplici reazioni a catena: la più drammatica è che Dio (sì proprio Lui) spaventato dal potere della nuova sintesi Genesis/Custer si eclissa e lascia tutto nelle mani degli angeli, Custer invece si ritrova con un grande potere (il “Verbo di Dio” con cui può obbligare chiunque a fare ciò che lui ordina) ed un mare di problemi. Oltre alle forze dell’ordine infatti, si trova contro, tra gli altri, il terribile Santo degli Assassini, ossia un pistolero virtualmente inarrestabile malauguratamente risvegliato dagli isterici angeli, e l’Ordine del Graal, potentissima organizzazione religiosa segreta che mira ad instaurare un Nuovo Ordine Mondiale, annunciato da un secondo Avvento. In compenso ritrova (fin dalla prima puntata) il suo grande amore (ri-vedete?) Tulip, la quale è tutt’altro che una “ragazza tranquilla”, trova un amico, Cassidy, che altri non è se non il vampiro più realistico (e fuori di testa) che mi sia mai capitato di vedere o leggere in vita mia, e trova una missione: trovare Dio e chiederGli (fottute) spiegazioni. Vi basta? Se la risposta è no allora metteteci dentro emuli (dello sciagurato atto) di Kurt Kobain, avvocatesse naziste, riccastri maniaci e/o mentalmente instabili, nonne incubo con servitori incubo, culti “vampireschi”, madri che ritornano, amici assassini, il KKK, passati che tornano a tormentare e, ah, John Wayne. Il tutto coerente e, incredibilmente, molto più realistico di tante storie molto meno fantastiche e intricate.
Questo è ciò che ci ha offerto Preacher fino al n.48, l‘ultimo pubblicato a tutt’oggi in Italia e non solo. Se c’è infatti molta violenza e, spesso, integralismo nelle pagine disegnate da Dillon (come nell'”invito” di Jesse a Gunther proprio nel n.48 e sul quale si potrebbe discutere per giorni) il filo conduttore è costituito dai sentimenti. Il rapporto Jesse/Tulip con tutte le sue traversie infatti è, a costo di ripetermi, qualcosa di tanto vero, immediato ed “adulto” (odio quanto voi questa parola) che si può trovare raramente nel mondo della letteratura disegnata, e spesso è questo legame più che la pazza missione di Custer a determinare le scelte dei personaggi. Bello, anche se poteva essere approfondito meglio, il rapporto tra Jesse e la madre mentre sono proprio appaganti le vignette che raccontano l’incontro dei genitori di Custer ed il modo in cui viene ricordato suo padre. Da non dimenticare inoltre l’approfondimento dell’amicizia (e dei suoi limiti) tra i personaggi.
Non solo violenza dunque.
In definitiva:
che fate su quella poltrona? Andatevi a comprare l’ultimo numero di Preacher e tutti gli arretrati! Se si vuol trovare infatti una pecca nel lavoro di trasposizione della pur grande Magic Press è il fatto di aver tradotto le prime puntate in corposi volumetti e da un dato numero (il 38) in poi aver pubblicato il fumetto su “Il Corvo Presenta” (ICP n.36) sul quale erano già state pubblicati i “Preacher special” ossia storie (scritte da Ennis e disegnate da vari autori) che hanno focalizzato l’attenzione sui vari comprimari della serie. Un piccolo difetto che nulla toglie ad una serie che alcuni definirebbero “cult” e che speriamo mantenga gli (alti) standard a cui ci ha abituati.
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