RIPROPOSTA
Made in Japan è stata, tra gennaio 1998 e marzo del 2002, la rubrica di Glamazonia dedicata esclusivamente al fumetto e all’animazione giapponese! Vi invitiamo a rileggere questi 18 interventi estratti da M.i.J.
Mario Benenati
Lady Oscar
la dea della guerra
di Mokuren
Una chioma bionda di seta che oscilla al vento al ritmo degli zoccoli marziali di un cavallo, due occhi marmorei di una brillantezza surreale, profondi ed imponenti come sconfinati oceani: questa è Oscar François de Jarjayes!
Chi ha un minimo di cognizione di cosa sia un manga, sicuramente sa di chi sto parlando… e chissà quanti di voi, uomini o donne che voi siate, intendo voi tutti, si sono innamorati anche solo per un istante, di quella divisa, di quegli occhi!
Certo, è difficile resistere al fascino imperturbabile di Oscar, e chi non ha mai provato questa sensazione, probabilmente non ha mai compreso fino in fondo l’animo di quest’incredibile e meraviglioso personaggio.
Come sappiamo, Oscar nacque a Parigi il 25 dicembre del 1755, costretta da suo padre ad essere cresciuta come un ragazzo per occupare il posto di comandante delle guardie reali, sarà lei, dopo aver giurato fedeltà al re e alla regina, a schierarsi dalla parte del popolo per rivendicare i diritti di uguaglianza, fratellanza e libertà della Rivoluzione Francese.
Dunque Oscar è una combattente nel senso lato del termine, in quanto la sua vita sarà un’eterna battaglia di sentimenti, dolori, intrighi politici sullo sfondo di uno dei più importanti episodi della storia mondiale.
Credo che sia riduttivo considerare Versailles no Bara semplicemente un manga, o meglio, penso che lo si possa considerare tale solo perché è stato dato un volto ai personaggi dall’abilissima mano di Riyoko Ikeda.
Infatti, Versailles no Bara può essere tranquillamente inserito tra i romanzi storici della letteratura straniera e Oscar, considerata una delle nobili eroine (e per nobili si vuole intendere “d’animo”) che fanno tuttora battere i cuori di migliaia di lettori.
Ma chi è davvero Oscar François De Jarjares? È una DONNA, con la “d” maiuscola, ricca d’ideali, d’aspirazioni, una dea della guerra, una sorta d’amazzone che si scopre infinitamente vulnerabile, proprio perché “donna”.
E sta proprio in questo l’abilità di Ikeda, nell’aver saputo armonizzare la figura di Oscar in modo tale da renderla incredibilmente umana, reale. Tale completamento è possibile coglierlo in modo lampante solo dopo aver letto “Caro Fratello“, che mostra un bozzetto alquanto fedele di Lady Oscar nella figura di Saint Just, la misteriosa donna di cui s’innamora la protagonista del manga.
Ma Oscar ha in sé la drammaticità della donna da un lato rifiutata per la sua condizione precaria (è costretta a condurre una vita da soldato) e dall’altro addolorata quando scopre l’amore, un sentimento del tutto imprevisto nella sua condizione. Troverà la felicità solo con Andrè e solo per un breve periodo di tempo, una felicità che sa più di malinconica consapevolezza che il destino è alle porte e non risparmia neanche gli dei belli e forti come lei.
È molto interessante vedere come Ikeda abbia lasciato a noi manga-lettori la possibilità di rendere Oscar artefice o succube del suo destino. La chiave sta nel titolo del manga, Versailles no Bara, che in giapponese assume un duplice significato: “La rosa di Versailles” o “Le rose di Versailles“.
Se riteniamo idoneo il primo titolo, allora la “rosa” è Oscar che diventa protagonista e gli altri personaggi passano il secondo piano e sono solo un mezzo per dare rilievo alle sue azioni ed esaltare la sua vita, lei è l’artefice del suo destino.
Se invece si è d’accordo col ritenere originale il titolo “Le rose di Versailles“, allora la prospettiva cambia notevolmente. Tutte le donne del manga sono protagoniste con le loro vicende e Oscar è una di loro. La tragedia sta nell’intrecciarsi generale delle loro vite e dei loro destini.
Per quanto mi riguarda, ritengo la prima ipotesi la più attendibile, perché gli altri personaggi femminili ruotano tutti, in un modo o nell’altro, attorno ad Oscar. Alcuni ne sono innamorati, altri la stimano profondamente o la odiano.
L’unico personaggio in grado di competere con lei potrebbe essere Maria Antonietta, ma anche lei è incompleta, nonostante la profondità con cui è stato delineato il suo profilo psicologico.
La regina non ha ideali da perseguire, ha solo una vita infelice legata proprio alla sua regalità e alle responsabilità che questa comporta. La sua fine è tragica perché lei rifiuterà il ruolo che le era stato assegnato dal destino.
La fine di Oscar, invece, è tragica perché lei viene meno al ruolo di comandante delle guardie reale per degli ideali in cui crede profondamente (e il suo destino avrebbe dovuto essere quello di una dama del ‘700!).
In special modo, sono significativi gli ultimi numeri in cui Oscar compare, quando le viene imposto dal padre di dimettersi dalla sua carica a causa dei tumulti, mentre lei decide di non lasciare Parigi. Ecco che i suoi ideali hanno il sopravvento e affiora tutto il temperamento marziale e divino impresso nel quadro dipinto per lei proprio in quel momento della sua vita.
Dal lato puramente tecnico, posso affermare di aver trovato una profonda differenza tra il manga e il cartone animato per quanto riguarda la personalità di Oscar. Nei dialoghi c’è stato un errore che ha stravolto una sua peculiarità fondamentale:
Mentre nel manga lei viene sempre chiamata con espressioni tipo “Conte Oscar… Signor Oscar…”, nel cartone animato viene chiamata “Lady… Madamigella…”.
Con questi ed altri dialoghi sembra che nel cartone Oscar si dolga della sua condizione e vorrebbe essere una “donna normale”, invece è proprio l’opposto!
Nel manga lei è FIERA di ciò che è, tanto da ringraziare suo padre di essere un soldato e non una semplice dama. Penso che questo sia estremamente importante.
Forse qualcuno potrebbe pensare che dunque Fersen e Andrè non hanno alcun’importanza? Non voglio assolutamente intendere ciò, ma assumono rilievo solo per sottolineare due momenti importanti nella vita di Oscar:
Con Fersen scopre cosa significa “innamorarsi”, il che mette a nudo dolorosamente la sua femminilità e le fa capire anche la prospettiva di un uomo nei suoi confronti. Lei non aveva mai badato, fino ad allora, a come potesse giudicarla un uomo, in questo caso, solo “un caro amico”.
Con Andrè lei scopre “l’amore”, il che è differente, perché l’amore è un completamento dell'”innamorarsi”, lei si sente accettata come donna, pur essendo “particolare”.
Bene, Oscar è un insegnamento, è la morale che dovrebbe serbare nel cuore ogni donna, perché la femminilità non sta tanto nelle caratteristiche fisiche di una donna, quanto nel suo cuore e nella sua anima.
Oscar è l’esempio di quanto una donna possa vivere intensamente andando sempre al massimo senza mai voltarsi indietro ed è questo che fa di lei una divina combattente senza paragoni!