RIPROPOSTA
LA CSA
Di Daniele Cerboneschi
ANTEFATTO
Il geniale inventore Reed Richards progetta una navicella spaziale, che sarà pilotata dall’amico Ben Grimm. Gli altri membri dell’equipaggio saranno la fidanzata di Reed (Sue Storm) e il fratello (Jhonny Storm). Nello spazio però le cose non vanno come previsto: la navicella viene investita dai Raggi Cosmici contro i quali non è schermata, l’operazione va a monte e viene tentato un atterraggio di fortuna. I quattro sopravvivono ma l’esposizione ai raggi cosmici li ha trasformati in qualcosa di più che umano, alterandoli geneticamente.
Reed Richards acquisisce la capacità di allungare il proprio corpo, Sue Storm di diventare invisibile, Jhonny Storm di infiammarsi ed infine Ben Grimm si trasforma in un mostro roccioso dotato di una forza prodigiosa.
Così nascevano trent’anni fa i Fantastici Quattro, con origini piuttosto ingenue per l’occhio smaliziato del lettore del 2000, origini poi piuttosto simili a quelle di tanti altri supereroi partoriti dalla Casa delle Idee che acquisivano i propri sfavillanti poteri in improbabili incidenti di laboratorio o in strampalati esperimenti (più o meno riusciti).
Le dinamiche di tali incidenti, decisamente poco plausibili, riflettevano perfettamente l’atmosfera anni ’60 in cui tali eroi furono creati. Si era da poco attenuato il terrificante ricordo della bomba atomica sganciata su Hiroshima, iniziavano con prepotenza a prendere piede nuove tecnologie che, come sempre accade a tutte le cose che non hanno origine naturale e sono fortemente innovative , venivano demonizzate ed avvolte da un clima di preoccupata ignoranza (o sarebbe più corretto dire di ignoranza preoccupante?), che si mischiava però, irrazionalmente, ad un febbrile entusiasmo. Da questa particolare alchimia nacquero buona parte dei supereroi di quel periodo ed anche l’oggetto del nostro approfondimento: la Cosa.
BEN GRIMM: UN MOSTRO IN UN MONDO DI MOSTRI
Non è certo facile parlare di un personaggio complesso e sfaccettato come Ben Grimm, meglio noto come l’amabile Cosa dagli occhi blu. Questo carismatico supereroe nasce, come mille altri, dal felice connubio artistico Stan Lee- Jack Kirby sulle pagine ormai storiche dei Fantastici Quattro numero 1.
Fin dalla sua prima apparizione erano ben chiari gli intenti dei loro creatori: applicare e portare agli estremi il concetto “Supereroi con Superproblemi” che poi sarebbe diventato il loro marchio fabbrica..
Il fato (o meglio i raggi cosmici) aveva conferito a Ben una forza prodigiosa ma aveva anche preteso un prezzo salatissimo: l’umanità.
Ben Grimm è un uomo intrappolato nel corpo di un mostro, corpo quasi invulnerabile ad ogni attacco fisico, ma che non lo può proteggere dagli sguardi impietosi e taglienti di tanta gente superficiale, che non vuole o non sa andare mai aldilà delle apparenze.
Ben Grimm è un uomo con un cuore capace di amare, ma che pensa di non essere degno di essere a sua volta amato.
Ben Grimm è, strano ma vero, un uomo come tanti perché tutti noi ci siamo sentiti un po’ “Cose” almeno una volta nella vita.
La figura tragica del mostro dal cuore d’oro non è certo una novità, piuttosto un modello sfruttato abbondantemente da fumetti, letteratura e cinema nel corso degli anni e che il pubblico ha sempre mostrato di gradire in tante sue incarnazioni.
Era quindi la semplice dicotomia uomo/mostro alla base del successo del personaggio?
Direi di no, anche perché sempre Lee e Kirby ben presto crearono un altro personaggio dalle fattezze mostruose: Hulk, che aveva caratteristiche decisamente più convenzionali.
Hulk era contento di essere Hulk e non avrebbe voluto essere altro, riservando tutte le preoccupazioni al suo alter-ego Bruce Banner, sulla falsariga del rapporto Dr. Jekyll-Mr. Hyde.
Lee e Kirby per la Cosa fecero qualcosa di più: non si limitarono a riproporre modelli stereotipati, ma cercarono invece di caratterizzarlo fortemente, di creare qualcosa di nuovo, con una mirabile lavoro di introspezione psicologica.
La tragica figura dell’uomo-mostro non veniva soffocata da eccessi di patetismo derivanti dal suo stato di consapevolezza, bensì veniva abilmente bilanciata da una vena di cinico umorismo in una miscela perfetta e assai credibile, che ha sempre reso la Cosa uno degli eroi più amati da sempre dal pubblico.
Senza eccedere nella ricerca di allegorie forse neanche volute dai suoi creatori, è abbastanza agevole riscontrare in tale personaggio una forte connotazione simbolica: la sua mostruosità può benissimo rappresentare un handicap, una menomazione, i drammatici avvenimenti di una tragica giornata nella quale si resta segnati per sempre.
La sua prodigiosa forza può invece essere letta come la forza interiore che è retaggio solo di chi soffre, sta per cadere, ma alla fine si rialza nonostante tutto.
Quella forza interiore che viene accresciuta da mille difficoltà, che viene forgiata dai quotidiani dolori e temprata dalle osservazioni della gente ottusa e maligna.
Ben Grimm non si lascia sopraffare dall’autocommiserazione, usa invece il dono della sua forza per essere d’aiuto agli altri. Diventa allora un simbolico grido di speranza a non chiudersi in se stessi, ma a condividere con tutti la propria dolorosa esperienza da cui deriva una rara e preziosa sensibilità.
LA VITA SENTIMENTALE DI BEN GRIMM
Il grande amore della vita di Ben Grimm è stata la scultrice cieca Alicia Masters, figliastra del malvagio Burattinaio.
Eccellente e diabolica idea quella di far innamorare una cieca di un mostro. Così il povero Ben ha sempre pensato che la bella Alicia lo amasse perché non ne poteva vedere le mostruose fattezze, situazione da cui ha sempre derivato più sensi di colpa che gioie e che ne ha ancora di più aumentato la carica drammatica.
D’altro canto assai riuscita e lirica, è la figura di Alicia Masters: la cecità le toglie la capacità di vedere con gli occhi ma non con il cuore, ennesima dimostrazione che fermarsi alle apparenze non può che impoverire.
Peccato che un così bel rapporto sentimentale sia poi stato mal gestito dai successori di Lee e Kirby!
Un esempio fu la controversa, ma almeno coerente decisione di John Byrne di far innamorare la bella Alicia di Jhonny Storm, approfittando di un periodo di assenza della Cosa che era rimasto sul pianeta dell’Arcano dopo Guerre Segrete.
Tale radicale svolta fece storcere il naso ad alcuni, sollevò entusiasmi in altri che vedevano il rapporto, necessariamente platonico, tra Ben e Alicia come una cosa troppo poco realistica.
Dopo Byrne un’altro scossone lo diede Steve Englearth che nella sua discutibile gestione, introdusse il personaggio di Sharon Ventura, che manifestò una certa attrazione per la Cosa che sfociò in una vera e propria relazione sentimentale tra i due, quando la donna fu trasformata in una versione femminile della Cosa durante il solito viaggio spaziale (relazione poi interrotta drasticamente per il tradimento di Sharon, alleatasi con il Dottor Destino).
Con l’arrivo di Tom DeFalco ci fu un clamoroso (e per me assai divertente) colpo di scena: l’Alicia Masters sposata con Jhonny Storm in realtà era una skrull addestrata per impersonare perfettamente la scultrice!
La vera Alicia invece era rimasta prigioniera dei bellicosi mutaforma per molto tempo; ma una volta liberata, ci ha pensato un irriconoscibile J. DeMatteis a rovinare tutto di nuovo facendola invaghire di Silver Surfer e trasformandola addirittura in una super-eroina con tanto di tuta high-tech.
LA VITA EDITORIALE DELLA COSA
Oltre ad essere la colonna portante dei Fantastici Quattro, cioè la testata più longeva della Marvel, la Cosa è stata protagonista essenzialmente di due testate “a solo”.
La prima si chiamava “Marvel Two in One” (durata più di cento numeri, non tutti editi in Italia), serie che ospitava suoi team-up con altri supereroi Marvel ed era mediamente di buon livello con qualche picco di qualità (per esempio la bella saga del Progetto Pegasus che la Marvel Italia, dopo averla ristampata in Spagna, si ostina a negare a noi italiani).
Poi dopo un paio d’anni dall’avvento di J. Byrne sugli F4, l’ex-geniale autore canadese concesse al nipote prediletto di Zia Petunia una nuova chance su un mensile dal titolo “The Thing“, collana praticamente del tutto inedita in Italia. Agli ottimi testi di Byrne si affiancavano le mediocri matite di Wilson, motivo sufficiente per la Star Comics per non tradurre la serie in Italia salvo due sporadici episodi. Adesso è appena uscita in America un miniserie Wolverine-Ben Grimm, per altro pessima, pubblicata in Italia sui Fantastici Quattro. Insomma ben pochi progetti hanno coinvolto la sempre amabile Cosa, fenomeno piuttosto strano vista l’enorme potenzialità del personaggio.
Concludendo…
Tanti e tanti scrittori si sono succeduti nella narrazione delle gesta della Cosa, alcuni arricchendone lo spessore emotivo, altri impoverendone le caratteristiche principali.
Non ultimo il decantato Chris Claremont che nella sua lunga e recente gestione dei Fantastici Quattro non ha saputo prendere bene le misure al personaggio con risultati assai modesti e nettamente in contrasto con quanto di buono aveva fatto vedere nell’ormai datato speciale “X-men contro Fantastici Quattro” (Ed. Star Comics).
Per chi volesse accostarsi a questo meraviglioso personaggio, mi permetto di segnalare una storia poco nota, ma fortemente significativa apparsa sullo speciale Marvel Fanfare edito dalla Star Comics nelloramai lontano 1990. La storia in questione si intitola Il giorno dopo (in originale pubblicata su Marvel Fanfare 46), scritta da un sorprendente Danny Fingeroth che in poche pagine, nonostante la rozzezza del tratto del disegnatore Tod Smith, riesce a cogliere perfettamente lessenza del personaggio.
Consiglio caldamente, oltre a tutto quello prodotto da Lee e Kirby, anche il celeberrimo ciclo degli FANTASTICI 4 scritto e disegnato da Jhon Byrne (nel suo periodo di grazia). Specie le prime due decadi di storie (pubblicate a partire dal numero 4 dei FANTASTICI 4 ed. StarComics) si attestano su livelli altissimi e la caratterizzazione grafica che il buon Byrne da alla Cosa e seconda solo a quella del grande Kirby.
Imperdibili sono i numeri 7 (“Quattro contro Ego”) e 8 (“Terrore in una piccola città”, un vero gioiello), nei quali la sempre amabile Cosa recita il ruolo di protagonista.
Visto che abbiamo anche parlato di Hulk, a quelli che amano gli scontri fragorosi tra i due energumeni della Marvel, mi permetto di consigliare :
1) La battaglia del secolo (FQ GIGANTE 14-15 Ed. Corno) di Lee-Kirby nel quale Hulk e La Cosa se le danno di santa ragione per pagine e pagine. La fine e un po’ sbrigativa, ma il ritmo e le emozioni che tale storia regala non hanno assolutamente risentito dello scorrere del tempo.
2) La bella graphic novel Hulk e La Cosa (PLAY SPECIAL 2) scritta con ironia da Starlin e disegnata da un Wrightson in forma smagliante.
3)Una piccola variazione, solo apparente, sul tema Hulk picchia La Cosa regalataci nel cross-over pubblicato su FQ 85 (ed.STAR COMICS) che recitava sulla copertina un nostalgico Chi e più forte Hulk o la Cosa ?
Tutto quello che avreste voluto sapere su…
LA COSA
VERO NOME: Benjamin Jacob Grimm
OCCUPAZIONE: Avventuriero, pilota, collaudatore, lottatore di wrestling.
HOBBY: Sollevamento pesi.
TITOLO DI STUDIO: In alcune storie si fa riferimento ad una sua presunta laurea in Ingegneria.
INDENTITA’ SEGRETA: Nessuna, tutti sanno che Ben Grimm è la Cosa.
STATO LEGALE: Cittadino degli Stati Uniti, fedina penale pulita.
LUOGO DI NASCITA: New York
GRUPPO DI APPARTENENZA: Fantastici Quattro, Unlimited Class Wrestling Federation
BASE OPERAZIONI : Baxter Building, poi Four Freedom Plaza, Pier Four (New York City)
PRIMA APPARIZIONE : Fantastic Four #1
ALTEZZA : 1,83 cm
PESO: 230 Kg (Cosa) , 88 Kg (Ben Grimm)
OCCHI: blu
CAPELLI: castani (Ben Grimm), nessuno (Cosa)
SUPERPOTERI CONOSCIUTI:
La Cosa possiede una forza e resistenza superumane. Volendo quantificare la Cosa è capace di sollevare o comprimere 85 tonnellate.
Nella sua forma “a spuntoni”, ideata da Englehearth, la Cosa, irradiata da una seconda dose di raggi cosmici, aumentava ulteriormente la sua forza arrivando a superare il limite delle 100 tonnellate.
La sua forza è comunque cresciuta nel tempo ed è destinata ancora a crescere, in maniera direttamente proporzionale alla quantità di raggi cosmici metabolizzati dal suo organismo.
Svariati indizi disseminati in molte storie ambientate in futuri alternativi, lasciano intendere che la Cosa beneficerà di una notevole longevità.
In più la sua pelle rocciosa gli conferisce una parziale invulnerabilità ( 40 %), seconda solo a quella di Silver Surfer (75%) e Colosso (50%) ma superiore a quella di Thor e Ercole (20%).
Nonostante non sia il supereroe più forte in assoluto (Thor, Ercole e Hulk sollevano 100 tonnellate, Wonder Man 95), di tali grossi calibri è senz’altro quello più abile nel combattimento corpo a corpo e nonostante la mole, il più agile.
La conoscenza del Wrestling, di rudimenti di arti marziali e della Boxe unitamente ad uno spirito indomito, una volontà d’acciaio ed una sconfinata esperienza, lo rendono un temibile avversario per chiunque.
GRIDO DI BATTAGLIA: “It’s clobbering time !!! ” che nella nostra lingua è divenuto il mitico “E’ tempo di distruzione !!!”.
PARENTI IN VITA: La spesso menzionata Zia Petunia, della quale per altro ce ne mostrò le fattezze il solo Jhon Byrne (FQ STAR #13), regalandocene una versione veramente sorprendente!
CENNI BIOGRAFICI
Ben Grimm nasce a Yancy Street, nel Lower East Side di Manhattan, dove cresce in povertà.
Il padre, alcolizzato, non era in grado di mantenere nessun lavoro, tanto che molte delle entrate della famiglia Grimm provenivano, in maniera non proprio legale, dalle attività del fratello più grande Daniel, capo della banda di Yancy Street.
Daniel fu poi ucciso in uno scontro tra bande rivali quando Ben aveva solo otto anni. La figura del fratello maggiore ebbe comunque un notevole peso per il futuro eroe tanto è vero che dopo dieci anni fu proprio lui a diventare il nuovo capo della gang di Yancy Street.
Alla morte dei suoi genitori, fu dato in affidamento ad uno zio (Jake), che nonostante le povere origini era riuscito a diventare un affermato dottore. Nonostante le difficoltà iniziali dovute ad una legittima diffidenza di Ben, tra i due si creò poi solido rapporto.
Terminate le scuole superiori, grazie ad una borsa di studio conseguita per meriti sportivi (nella fattispecie per la sua abilità come giocatore di football) riuscì ad entrare alla Empire State University. Il caso volle che il suo compagno di stanza fosse un timido e geniale ragazzo di nome Reed Richards, con il quale, a dispetto di enormi diversità caratteriali, si consolidò subito un bellissimo rapporto di amicizia.
E poi? Tutto il resto è leggenda, tramandata ai posteri sulle pagine dei Fantastici Quattro.