RIPROPOSTA
!!! INTERVISTA A LEO ORTOLANI !!!
Daniele Cerboneschi con la collaborazione di M. Vaccari
Non so quanti, tra i numerosi lettori di Ratman, sanno che il loro beniamino ha comunque avuto una vita editoriale pre-Marvel Italia. Se proprio non vogliamo scomodare le apparizioni su “Spot”, il supplemento di Comic Art e sulla fanzine Made in Usa, possiamo considerare il periodo in cui Ratman apparve in 12 albetti (più uno speciale ORIGINI) da 24 pagine editi dalla FoxTrott ( e poi dalle Edizioni Bande Dessinée) per tutto il 1996, materiale che poi venne ristampato sul Ratman-Collection a partire dall’Aprile del 1997.
Allora Leo, parlaci un po’ di quel periodo…
Era un’autoproduzione totale, nel senso che pagavo tutto io di tasca mia, oltre a fare le storie. Siamo partiti con una tiratura di 3000 copie per il primo numero e quando la prima richiesta dei negozi fu di 560 copie, barcollai un attimo….ma con il tempo e le fiere riuscimmo a venderli tutti in seguito.
Fatto sta che il numero 2 (La minaccia Verde) e il 3 (Dal Futuro) li stampai in 1500 copie!
Non sapevo ancora che cosa sarebbe successo e siccome i costi non erano indifferenti, tagliai subito a metà le spese. Poi tornai piano piano a quota 3000 fino ad alcune punte raggiunte dagli ultimi albi di 3500, a volte 4500 (ma esagerammo un po’… anche se non di molto, visto che alla fine li abbiamo comunque venduti tutti). Per un prodotto distribuito solo nelle fumetterie non è andato male affatto.
Ci sono stati momenti di sconforto, in cui hai pensato di non potercela fare…
Non ho mai avuto un solo pensiero cupo e negativo su Ratty.
Non per presunzione, intendiamoci, ma perché non ci ho semplicemente mai pensato.Vedevo i lettori contenti e naturalmente andavo avanti con tutta la serenità del mondo.
Come adesso.
Forse adesso c’è il rischio del cosiddetto “effetto Tomba”, quando uno deve per forza inanellare un successo dopo l’altro, ma devo dire che mi basta rinchiudermi in casa e lasciare andare la fantasia nel mondo del ratto, che ogni pensiero di questo tipo scompare per lasciare il posto al piacere puro della narrazione.
E’ come se entrassi in una dimensione onirica dove i miei stessi personaggi mi raccontano e recitano le loro parti davanti a me e io non faccio altro che ascoltare e prendere nota.
E pensare che non fumo niente! Forse sono davvero pazzo. Speriamo.
Perché ci fu il cambio di etichetta da Edizioni Fox Trott ad Edizioni Bande Dessinée?
E per un’autoproduzione anche le 50.000 lire risparmiate contavano molto.
Insomma, è stato un gran bel periodo, dove si navigava a vista nel mare delle proposte editoriali, cercando di non smarrire la rotta ed i lettori, che crescevano numero dopo numero.
Mi sono divertito e stancato moltissimo contemporaneamente, ma almeno ho fatto una gavetta totale e so cosa succede ad un albo a fumetti fin dal momento in cui nasce l’idea di una storia nella zucca dell’autore.
A quale di quei primi dodici albi sei più legato affettivamente?
Se dovessi dire quale albo ricordo con maggiore affetto di tutti quei dodici, direi proprio il primo. Perché si trascinava dietro tutte le speranze e i sogni che avevo nel cassetto da anni.
Ricordo che non ero sicuro di iniziare proprio con quello. Forse avrei dovuto iniziare con LA MINACCIA VERDE (il n.2), pensavo, perché nel primo numero c’erano argomenti forse troppo specifici del settore, le cover diverse, l’editoria, il collezionismo… ma una mia amica mi disse che era meglio così, che avrei subito selezionato il mio possibile pubblico mostrando quali cose avrebbero nascosto le storie del Ratto… cioè anche argomenti a volte strani e non comprensibili a tutti, ma trattati sempre con lo stesso stile e lo stesso umorismo. Mi sa che aveva ragione, per fortuna!
Poi con il numero 12 “Il Grande Ratzinga”, annunciasti il tuo passaggio alla Marvel-Italia e compisti il grande salto…
Ovviamente non abbandonai l’autoproduzione finché il passaggio non fu certo.
Così, dopo che le vendite andarono bene e la Collection diventò una certezza, lasciai il banchetto che avevo occupato per alcuni anni e passai dietro lo stand Marvel Italia.
Fu una scelta difficile lasciare la tua testata nella quale avevi piena autonomia ? Non avevi dubbi sulla effettiva libertà creativa della quale avresti poi goduto all’interno della MITA? Il personaggio ora è ancora totalmente tuo, cioè potresti lasciare la MITA quando vuoi e pubblicarlo da un’altra parte, o c’è una specie di condivisione dei diritti?
Il passaggio è stato pressoché indolore, nel senso che alla Marvel Italia ho carta bianca come l’avevo prima e in più ho alle spalle una macchina editoriale che funziona benissimo e che non devo seguire come prima. E questo mi permette di avere più tempo per fare decisamente più cose.Anche un bimestrale di 64 pagine!…Un mensile no!
I diritti di ratty sono miei, e quando si firma il contratto con la Marvel, cedo loro solo i diritti per la pubblicazione degli albi, e quando il termine del contratto termina, i diritti ritornano a me in pieno. In più, sempre nel contratto, c’è una clausola per cui posso fare storie con Ratty anche con altre case editrici, magari per albi speciali come un team up con Lazarus ledd (non mi scordo, Ade!) o per manifestazioni particolari, mostre mercato, eccetera. Alla Marvel mi trovo bene per molte cose, e poi, in mezzo a tutti quei supereroi, il mio si sente supereroe un po’ anche lui!
Chi decise il formato (più piccolo e bruttino rispetto ai 12 albi sopramenzionati) e la periodicità? Sei contento di questo formato “bonelliano”?
Incredibile cosa si riesca a fare al giorno d’oggi…
Mi ha sempre incuriosito il fatto che tu abbia potuto adoperare personaggi Marvel “reali” nelle tue storie.
Lo hai potuto fare solo in quel particolare periodo in cui la Marvel Italia era una vera e propria estensione italica della Marvel Usa (il periodo in cui uscì anche “Europa” per fare un esempio) e la cosa veniva permessa dalla Marvel stessa?
Oppure lo potresti fare anche adesso che la Marvel Italia è di fatto parte della Panini ed ha una sua autonomia?
Tempo dopo, quando le due case editrici non ebbero più quel legame ombelicale, mi trovai a fare una storia con Capitan America (inserita poi in uno speciale a colori che raccoglieva gli altri incontri già editi tra RatMan e i supereroi Marvel), ma vennero chiesti e pagati i diritti alla casa madre. Quindi le cose non sono più immediate.
Non hai allora rimpianti per un qualche particolare personaggio Marvel che non hai fatto in tempo ad usare?
Non ho rimpianti per questi team up, dal momento che, come ho detto, mi sono divertito con i personaggi che volevo….e anche con i Fantastici 4, che ormai non potevo più usare, ho risolto la cosa con 4 personaggi molto, molto simili, ma che potrebbero essere 4 persone qualunque, nella trilogia de (LA TELA STRAPPATA nn.5,6,7).
Può darsi che in occasione del film dell’Uomo Ragno, chissà…;)
E’ stato mai tradotto Ratman in America? La reputi una strada percorribile?
Io trovo che la straordinaria comicità di Ratman oltre ad avere una componente di fisicità (alla Fantozzi per capirci) sia anche molto idiomatica, legata cioè a particolari giochi di parole virtualmente intraducibili. Tu cosa ne pensi? Avvalleresti un progetto di pubblicazione in un altro paese?
Diabolico, noh?…
Tornando ai tuoi apprezzatissimi incontri/scontri con supereroi Marvel, ti devo assolutamente chiedere qualche particolare in più su quella storia che viene annoverata tra i tuoi capolavori assoluti: “L’immutabile destino…” (RatMan Collection 2).
Parlaci della genesi di questo gioiello con dovizia di particolari…
Io credo di aver fatto il mio lavoro e di averci messo la stessa passione che ho messo in tutte le storie, ma evidentemente qualcosa in più deve esserne uscito, perché i lettori sono particolarmente legati al “Metallo!Metallo!” dei monaci o alla mitica figura di Susy Gorgoglio, erroneamente vista da Ratty nel ritratto della madre di Destino.
Indubbiamente ha dato una grossa mano la figura dell’altro protagonista, di Destino stesso, che tutti conoscono come il più grandioso villain di tutti i tempi del fumetto, un gigante che viene sgretolato poco a poco dall’insopportabile nano che arriva a turbare la sua meditazione.
Come dicevo, non ho aneddoti particolari sulla genesi di questa storia, proprio perché è nata come le altre, ricordo solo che alla fine dopo averla disegnata e consegnata, dovevo anche realizzare un albo dell’autoproduzione (era il periodo in cui Collection e Autoproduzione uscivano insieme) e scrissi “L’INCREDIBILE IK” (numero 10 dell’autoproduzione), che è una delle mie meno riuscite, (parere personale,ad alcuni è piaciuta moltissimo) perché in un certo senso mi ero “svuotato” con Destino.
Due, tre anni fa chiacchierando in una mostra fumetto, mi dicesti che vedevi Ratman come un progetto a tempo determinato (al massimo una ventina di numeri), gettando me e gli altri ascoltatori in una certa disperazione. Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Mi sembrava che in quel tuo progetto piuttosto drastico si celasse una precisa volontà di non sbiadire o inflazionare il personaggio Ratman, temendo un inevitabile calo qualitativo alla distanza. Non a caso grandi capolavori come The Preacher e Sandman nonostante il successo sono comunque stati portati a compimento ed interrotti.
Adesso ti poni un orizzonte temporale più ampio (nel senso che sei ben certo prima o poi di smettere con Ratman) oppure lo vuoi continuare a tempo indeterminato?
Non ho mai voluto fare delle storie che si ripetano all’infinito, anche perché dopo un po’ un personaggio esaurisce quello che ha da dire, e si corre il rischio di stancare.
Questo succede quando un autore lo segue fin dall’inizio. La sua storia è una sola, divisa in tutte le puntate che si vuole, ma è una sola.
Se alla fine il personaggio si vuole continuare a farlo, chiamano un’altro autore che racconti la sua versione di quel personaggio.
E’ lo stile americano e bonelliano. Io invece sono convinto che un personaggio sia tale perché l’autore che lo ha creato voleva dire quelle cose, e se questo autore scompare è inutile avere la pretesa di continuare un racconto che non ci compete.
Magari un altro può raccontare storie meravigliose con quel personaggio, ma non sarà mai lo stesso personaggio che abbiamo conosciuto. Ad alcuni può star bene, ad altri nò.
A me piace che una storia finisca. Le serie americane e alcune italiane mi angosciano perché non saprò mai come finiranno… anche se suppongo che finiranno con il raccontare sempre le stesse cose… Meglio un bel finale.
Il problema maggiore è rispettare poi il numero di puntate che ci si è imposti a tavolino.
I personaggi a fumetti non sono solo semplici burattini nelle nostre mani, e me ne sono accorto con Venerdì 12. Quando ho detto “adesso mi metto a scrivere le ultime 5 storie”, dalla penna non usciva nulla. Ho rinunciato dopo due giorni di vuoto e ho fatto come sempre, lasciando libera la fantasia e lasciando parlare i personaggi…
E nel giro di poco avevo scritto una storia nuova. Ben lontana dalle storie conclusive.
In pratica era come ne “La metà oscura” (Libro del notissimo Stephen King, il maestro dell’horror) , i personaggi non avevano alcuna intenzione di andarsene.
Non così, almeno, e non subito.
Certo è, che finirà.
Tu sei veramente un artista a tutto tondo, le tue storie le scrivi, le disegni e le inchiostri. Se dovessi però scegliere uno solo di questi tre ruoli, per quale propenderesti? Quale dei tre invece ti affatica/annoia di più?
Se dovessi scegliere tra le tre cose che mi indichi, forse sceglierei lo sceneggiatore.
Dà molta, molta soddisfazione raccontare le storie.
Ma anche disegnare (inchiostrare lo metto insieme) è bello, quando realizzi delle belle immagini.
Parlaci della tua giornata lavorativo tipo. Sei come il già citato Stephen King che si impone un tot di pagine al giorno con metodica perseveranza o segui l’ispirazione, terrorizzato dallo spettro di scadenze incombenti?
Mi piacerebbe solo poter fermare il tempo.
Sono caotico nel sovrapporre gli impegni, nel realizzarli e nel vivere in generale.
Mi piacerebbe tanto aver una regola, ma non l’ho mai avuta. Spesso alterno periodi di lavoro folle, di notti in bianco, di corse disperate, a periodi (brevissimi!!!) di apparente inerzia, ma in realtà assolutamente fecondi e creativi…sì, insomma, quando sono fermo da ore a fissare nel vuoto, dico sempre che sto pensando. A volte ci credo anch’io e scrivo delle storie…
Qual’è la gag della quale vai più fiero?
Adesso una piccola critica: ho notato che il tasso di volgarità in Ratman e soprattutto Venerdi 12 sta salendo. Non è una constatazione bigotta ( sono un lettore di The Preacher, niente mi scandalizza) però trovo che mentre in un determinato tipo di storie o film, la volgarità possa essere funzionale a creare un certo tipo di atmosfera, ritengo invece che in contesti comici essa diventi gratuita, sia troppo spesso una comoda scorciatoia per strappare una facile risata ad una fetta di pubblico poco esigente.
Qual è la tua opinione?
Anche secondo me ci sono momenti in cui possono essere gratuite, specie in certi film italiani, non solo quelli di Pierino degli anni 70. Il problema è cosa giudicare gratuito o meno.
Se una storia è dichiaratamente “pecoreccia”, la volgarità farà parte della storia. Matematico.
A volte la storia non la è, e allora ci si chiede se quella battuta era necessaria o meno.
Quella storia veniva dopo l’abbandono di Giuda e volevo sottolineare come Aldo potesse ridursi prima di ritrovare la forza di rialzarsi da solo. Cosa che succede nella storia successiva.
Anche in MOSCHE COME NOI, dove osservano Bedelia che amoreggia follemente senza tregua, l’intento era di dare anche qua un secondo gradino per permettere ad Aldo la risalita, mostrandogli la cruda verità sulla sua ex. Verità che si ostina a non riconoscere.
A volte posso aver messo anch’io una battuta di troppo, ma ne ho scartate talmente tante, che erano fatte solo per strappare una mezza risata, che in coscienza sono tranquillo come un pupo!
Ovviamente sono più disturbanti storie che hanno il coraggio di dire alcune verità scomode (vedrete a marzo) di una sola battuta.
In questo senso sto riguardando alcune storie delle MERAVIGLIE della NATURA che devo ancora pubblicare perché a volte ho ceduto alla battuta facile in confronto al senso della storia che poteva giustificare quella battuta.
In sostanza,spero di cadere nel tranello il meno possibile…ma sono umano!
Conti alla mano tu sei l’artista più venduto in ambiente supereroico. Che effetto ti fa vendere più dell’Uomo Ragno?
Non trovi curioso che la parodia del supereroe (infarcita come è di riferimenti fruibili solo dall’appassionato di comics) venda più del supereroe che è servito da modello?
Gli altri sono ancora in edicola dopo più di 40 anni, a volte!
E’ ovvio che un pò di stanchezza, anche per quello che avevo detto prima, ci può essere, a favore delle nuove leve come il topastro.
Il fatto che la parodia poi sia seguita da molta gente è perché a tutti piace innanzitutto ridere, poi ridere di miti e leggende, perché la parodia li rende più umani e simpatici, anche se il loro compito è sempre quello di essere inarrivabili e di esempio, anche a chi ne fa le parodie.
Infatti partire come parodia ha permesso a Rat-man di essere conosciuto il più possibile,e piano piano ho introdotto elementi che hanno staccato il topo da quel ruolo, rendendolo un personaggio vero, con un suo mondo, e con suoi comprimari che nulla hanno da invidiare (secondo me) a tanti altri personaggi.
Secondo te Ratman ha scavalcato l’Uomo ragno con una crescita prodigiosa di vendite o è l’Uomo Ragno che vende meno ed è in fase di regresso? So che è come chiedere ad una signora grassa il suo peso, ma ci potresti rivelare la tiratura (o meglio ancora i dati vendita) di Ratman?
Le vendite di Rat-Man hanno raggiunto le 17.500 copie.
Ma, lo ripeto, è inutile fare a gara con personaggi che hanno già dato molto e molto di più di Ratty negli anni passati. Sarebbe come far combattere un giovanotto con suo nonno.
E non è detto che il nonno non presenti qualche sorpresa!!
Sembrerà poco attinente, ma ti devo proporre uno dei temi più caldi del forum della Marvel Italia.
Hai visto Unbreakable? Se sì, cosa ne pensi?
Ho visto Unbreakable e mi è piaciuto moltissimo.
Anche la fine, anche il ritmo lento (io odio le cose alla Batman Forever, per intenderci). Sembra si parli di una trilogia.
Spero che proceda bene anche per gli altri due film.
Sicuramente un regista da tenere d’occhio. A me è piaciuto più degli X-Men, che ho trovato carino, ma di mestiere.
Tempo fa rileggevo il bellissimo “Dimenticati dal tempo” che reputo il tuo capolavoro grafico. Ricordo però che la tua battuta sul cancro turbò qualche lettore. Potessi tornare indietro cambieresti qualcosa?
Potessi tornare indietro su DIMENTICATI DAL TEMPO non cambierei una virgola.
Le famose battute “pesanti”, per me erano assolutamente inserite nella storia, ambientata in un futuro ancora più disperato, ancora più confuso del nostro, dove ci dibattiamo tra facili moralismi e poi censuriamo Luttazzi e teniamo in palinsesto la Panicucci con le sue storie VOLGARI o il grande guardone dove le persone sono dentro un’arena a scannarsi a vicenda.
E per me, il futuro non roseo era un futuro dove a forza di mescolare bene, male e facili pietismi, Lady D era diventata il nome di un’auto, l’indiano non aveva più la forza di sfondare la simbolica finestra come in QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO e Ratty scopriva di avere il cancro, sfigato fino in fondo, fino ad essere dimenticato da tutti.
No, non cambierei una battuta, anche perché è la mia storia preferita.
Ho sentito parlare (dal nostro editore Marcello Vaccari) un gran bene di una tua storiella sui Fantastici Quattro pubblicata anni fa su Made in USA. A quando una riproposta sul Ratman Collection assieme ad altro tua materiale passato che non ha goduto di ampia diffusione?
La storia dei FF che pubblicai aveva una particolarità: concludeva la saga dei FF.
Questo, per restare in tema con le storie che vanno a concludersi, come le storie più belle.
Avevo preso tutti i primi 100 numeri circa disegnati da Kirby, più i seguenti tre disegnati da Romita, per completezza, e da lì avevo scritto e disegnato una storia che tappava buchi narrativi e concludeva le avventure del quartetto.
Questa storia risale a 9 anni fa (1992/1994).
Due anni fa Erik Larsen ha avuto la mia stessa identica idea, in vista del 40simo dei FF.
Ho provato a riproporre la mia alla Marvelitalia, ma non gli interessa.
Così avrete quella americana e basta. Sigh! (permettimi di unire un mio sigh al tuo)!
…Così chi lo sa che non sbarchi anch’io in America? Ma con Ratty, non con altri personaggi. E poi quello che volevo dire l’ho già detto nella mia storiella di 9 anni fa, con i personaggi che più amo.
Adesso la domanda finale: Secondo te perché ancora nessuno scrittore italiano ha sfondato nel mondo dei comics americani ma ci sono riusciti solo i disegnatori?
Possibile che la lingua diversa sia un ostacolo così insuperabile?
Nessun autore italiano resiste in America perché i ritmi lavorativi sono molto pressanti. Credo che il motivo sia questo. Stefano Raffaele pur avendo avuto successo, dopo un pò ha dovuto smettere, perché essendo un disegnatore molto preciso, mal sopportava le scadenze inesorabili. Anche in Italia le abbiamo, intendiamoci… ma intanto siamo a casa.
Fa piacere constatare che la fama e la celebrità meritatamente raggiunte, non ne hanno assolutamente impoverito il lato umano, confermando ancora una volta la sua strabiliante disponibilità e pazienza verso i lettori, che sono a lui legati da un grande affetto che si mischia alla giusta ammirazione.
Penso che ben pochi artisti si prendano la briga di rispondere personalmente A OGNI LETTERA ricevuta come fa Leo, peraltro con rara gentilezza e modestia. E allora gli altri autori (e tanti addetti al settore, colti misteriosamente da atteggiamenti divistici assolutamente immotivati) imparino da lui non solo dal punto di vista artistico (lo reputo infatti il più grande “storyteller” in circolazione) ma anche da quello umano.
Ringraziando ancora una volta il papà di RatMan, vi saluto.
Troverete una prima cronologia di Rat-Man (dal 1990 al gen. 2001) cliccando qui!
APPROFONDIMENTO – RECENSIONE
RATMAN
Autore: Leo Ortolani
Spillato 24/32 pg.
L. 3000/3500
ED. Bande Dessinée
Recensione di Marcello Vaccari
Che Leo Ortolani fosse un grande lo si era già intuito in tutte le cose che aveva prodotto in precedenza, dalle storie sulla fanzine Made in Usa a quelle per Totem, ma il vero valore di questo autore lo si può apprezzare pienamente nelle storie del mirabolante Ratman, l’eroe senza macchia (bè forse qualche padella d’unto) e senza paura (ma quando mai!!), chiara parodia non solo di Batman, ma di tutto il genere supereroico. Sebbene le storie possano essere apprezzate maggiormente dai fan dei supereroi (per i continui riferimenti sia come situazioni che come disegni), anche chi non li ha mai letti potrà apprezzare l’eccezionale vis comica dell’autore, che infarcisce le proprie storie di battute esilaranti, ad un ritmo incalzante. Ogni albo è una massiccia dose di divertimento, a volte tagliente, a volte demenziale, a volte ironico, che vi farà letteralmente piegare in due dalle risate. Distribuito solo in libreria, questa testata ha avuto un determinante aiuto dall’apparizione del divertentissimo “Ratman contro il Punitore” apparso sulla rivista Wiz, che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Ed il riscontro è stato tale da spingere la Marvel Italia a fare la corte ad Ortolani per portarlo a pubblicare da loro il suo personaggio. Da considerare anche la serie Venerdi 13 che appare sul mensile L’Isola che Non C’è, le cui 8 pagine valgono da sole le 2500 lire del prezzo di copertina, di una rivista che ha comunque anche altri motivi di interesse.
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