WOLVERINE: DEBITO DI SANGUE

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RIPROPOSTA



Wolverine: Debito di sangue

(Wolverine 150/153)
corrispondenti a Wolverine nuova serie 1 – 4 (WOLVERINE 134-137)

storia e disegni: Steve Skroce

Marzo 2001, Marvel Italia

costo Lire 3900 euro 2,00 (oggi come 3,30 com antiquariato)


Recensione di Francesco Barilli

LA STORIA IN BREVE

Recatosi in Giappone per visitare la tomba di Mariko, la figlia adottiva Amiko e la vecchia amica Yukio (“tata” alquanto sui generis della sua figlioccia), Logan si trova costretto a salvare il Silver Samurai da Haan Kaishek (leader di un clan malavitoso locale). Wolvie riesce nell’impresa, ma Amiko e Yukio vengono rapite da Gom (fratello di Haan e rivale di questi nella lotta per la leadership nel clan Kaishek). Gom minaccia la morte delle due donne se Logan a sua volta non ucciderà per suo conto Haan. Wolverine è costretto ad accettare, ma giunto al quartier generale di Haan trova ad attenderlo gli scagnozzi di quest’ultimo. Dopo che Haan ha ammazzato Gom ed è stato a sua volta ucciso dalla sorella Kia, Yukio ed Amiko riescono a liberarsi. Tutto sembra risolto, ma Yukio sceglie di inseguire Kia in Mongolia, in cerca di vendetta. E’ superfluo dire che Wolverine non abbandona l’amica, ma corre in suo aiuto risolvendo la situazione, dopo una sanguinosa battaglia.

I TESTI

Non capisco perché, più volte nel corso degli anni, si sia dibattuto sul costume più adatto per Logan. Wolverine è Wolverine anche e soprattutto senza costume. Ho letto da qualche parte (in tutta sincerità non ricordo né dove né chi devo ringraziare per questa citazione) che Logan è un po’ “il Corto Maltese Americano”. Definizione calzante, pur nella paradossalità e nella forzatura di un parallelo fra due realtà fumettistiche così lontane. Logan non è un supereoe, è un Eroe, punto e basta. E lo è non per i suoi superpoteri (o non solo per quelli) ma perché non si affida a calcoli ma solo al suo istinto (che gli fa capire ogni volta da che parte stare, anche a costo di qualche cantonata), per la sua capacità di non mollare mai, per il suo innato senso dell’onore. Può anche scontrarsi con Galactus, ma la sua dimensione è sempre molto urbana.

Questo è, ovviamente, solo un mio parere personale, ma è chiaro che con questa premessa la storia di Steve Skroce, con un Logan in maglietta e giubbotto in pelle, non può che essermi piaciuta, e molto. E questo, ovviamente, non solo per l’ambientazione. Era dai tempi del migliore Larry Hama che non leggevo una storia di Wolverine così tagliente e diretta! La trama è semplice (forse anche troppo: una classica faida all’interno di un clan malavitoso) e persino un po’ banale nella ripetitività delle situazioni (la cattura delle amiche di Wolverine, l’inettitudine del Silver Samurai, i fratelli Kaishek che si ammazzano l’un l’altro) ma corre via veloce e senza intoppi. I dialoghi, poi, sono incisivi e, soprattutto, senza quelle “sbrodolature” logorroiche in cui tanti autori di comics (anche molto bravi) cadono spesso.

A dire il vero un errore a Skroce lo si può imputare: la figlioccia di Wolverine, infatti, non dovrebbe essere ancora così affezionata a “Zio Logan“, avendo subito il lavaggio del cervello in una vecchia storia di Hama (n. 96 serie italiana). Ma si tratta di un errore di continuity talmente grossolano da far pensare che, più che di una cantonata vera e propria, si possa parlare di una precisa scelta dell’autore (in effetti la caratterizzazione di Amiko risulta molto più convincente in questa versione). Se questa mia impressione è esatta, i meriti di Skroce sono ancora maggiori: un conto è stravolgere gratuitamente le origini o la caratterizzazione di un dato personaggio (vedi quello che ha combinato John Byrne all’Uomo Ragno in Chapter One), un conto è assumere deliberatamente una posizione “forte” riguardo le caratterizzazioni stesse, anche a costo di contraddire l’operato dei predecessori. In questo senso è doveroso un altro plauso all’autore per la sua caratterizzazione del Silver Samurai, dipinto quasi come un perfetto incapace: caratterizzazione forse un po’ forte, ma comunque aderente al passato di questo personaggio, che non si è certo mai distinto per il suo acume.

I DISEGNI

Skroce l’avevo conosciuto su X-MAN come autore sicuramente molto personale, ma con uno stile un po’ stravagante, con un’insana tendenza a rendere grotteschi i volti dei personaggi. Con “Debito di sangue” Skroce rinnova il proprio stile di disegno, rendendolo più aderente all’oggettività grafica per quel che concerne le anatomie, e più in generale per quanto riguarda l’ambientazione, molto più “rigorosa”.

Attentissimo nella cura dei dettagli (vedi a tale proposito lo sketchbook contenuto in Wolverine n. 1), Skroce si dimostra molto bravo nello storytelling. E non ricordo di aver visto nessun disegnatore (e su Wolverine di bravi ne sono passati tanti, da Silvestri a Texeira a Barry Windsor Smith a Kubert, solo per citare i primi che ricordo) caratterizzare così bene Logan nelle scene senza lotta.

GIUDIZIO FINALE

Non tornerò in questa occasione sull’ormai famoso salto temporale di sei mesi intercorrente fra le “Ere di Apocalisse” e l’inizio di “Debito di Sangue“. Voglio però sottolineare che l’idea di nuovi starting point per le testate mutanti ha trovato in questa saga una realizzazione più che convincente. Per i “nuovi adepti” della testata, magari avvicinati dall’accattivante n. 1 in copertina, il primo numero della nuova serie di Wolverine è davvero godibile senza conoscere nulla del passato del personaggio, e quei pochi riferimenti necessari (ossia le relazioni interpersonali tra Wolvie, il Silver Samurai, Yukio eccetera) sono riassunte da Skroce in maniera davvero ammirevole, senza appesantire o rallentare lo scorrere della trama.

In sostanza una saga consigliata a tutti, agli amanti del “pelosone” canadese, a chi non può fare a meno di seguire qualsiasi testata che vanti parentele con la “x-famiglia”, e a chi vuole, semplicemente, leggersi un buon fumetto. Che forse è la cosa più importante!

Voto buono

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