RIPROPOSTA
SIN CITY : HELL AND BACK
Autore: Frank Miller
volume #1:
144 pagine, 13,42 €, B/N + cover interne a colori,
dicembre 2001
volume #2:
200 pagine, 16,50 €, B/N + cover interne a colori,
marzo 2002
Editore: LEXY PRODUZIONI
Recensione di Stefano Marchesini
Vista l’attenzione che sembra accompagnare la serie e la rilevanza che viene ad essa implicitamente riconosciuta con tanto di edizioni sontuose, sorge il dubbio: siamo veramente convinti che operazioni come questo SIN CITY della LEXY Produzioni – ma anche quelli precedenti della PLAY PRESS – siano l’espressione migliore del medium fumetto? in grado cioè di coinvolgere un pubblico che non appartenga alla solita cerchia autoreferenziale dei fanboys?
Ci si immedesimi in un potenziale nuovo lettore – in grado di apprezzare un buon libro o un buon film – che voglia avvicinarsi al fumetto dopo aver sentito parlare in termini positivi di – che so – MAUS o LOVE AND ROCKETS: che opinione può farsi dalla lettura di HELL AND BACK, di una storia cioè che, a dispetto del numero di pagine, si legge in un baleno, dalla trama elementare e dai personaggi monodimensionali?
Di una sceneggiatura che abusa di vignette enormi e senza sfondi, molte a tutta pagina, che nelle dichiarazioni dell’autore servirebbero a sottolineare i momenti narrativi più importanti e che però non possono non generare il sospetto che siano anche e soprattutto un facile escamotage per semplificargli il lavoro?
Al probabile giudizio non entusiastico seguirebbe ulteriore perplessità se – appunto – il nostro lettore apprendesse che SIN CITY e’ pure considerata dai più – non si sa se con cognizione od obbedendo al luogo comune – una delle pubblicazioni di punta della moderna letteratura disegnata. Intendiamoci, nessuno discute le straordinarie opere di FRANK MILLER degli anni ’80 e il grande impatto visivo della sua successiva intuizione stilistica del bianco/nero spinto ai limiti, codificata nel primo scioccante episodio di SIN CITY di 10 anni fa; si paventa però che il cartoonist statunitense sia ormai entrato – per comodità o meno – in un vicolo cieco che, pur se gli consente di garantirsi comunque un seguito ormai consolidato, allo stesso tempo lo conduce sulla strada di un progressivo impoverimento artistico, per la ripetitività anche delle soluzioni grafiche, la narrazione sempre meno sofisticata e le schematiche psicologie dei protagonisti; ogni elemento sa di visto e rivisto: le solite donnine in posa, il solito eroe monolitico preso di peso dai comics supereroici dai quali – solo a parole quindi – l’autore afferma di affrancarsi, il solito mezzuccio dell’aggiunta del singolo colore a focalizzare chissà cosa… neppure il titolo – già utilizzato per il capitolo di apertura di ELEKTRA: ASSASSIN – è originale!
Tutto questo potremmo anche accettarlo senza problemi, se a SIN CITY però non si attribuissero indefinite valenze superiori, o se MILLER fosse un autore qualunque e non colui che ha firmato in passato opere al confronto delle quali gli episodi correnti di SIN CITY non reggono assolutamente il confronto: a chi piacciono le tanto decantate atmosfere “hard boiled” della città del peccato, vada a rivedersi YEAR ONE con il suo vero protagonista, il commissario JAMES GORDON; chi celebra la love story sullo sfondo di HELL AND BACK, si rilegga il vibrante rapporto MATT MURDOCK/KAREN PAGE delineato in BORN AGAIN; chi poi cercasse l’azione travolgente e pensasse di averla trovata in SIN CITY, scelga pure un qualsiasi comic book scritto da MILLER prima del suo passaggio alla DARK HORSE e in sole 22 pagine ne troverà tanta quanta in questa storia allungata in 9 albi e – nell’edizione italiana – in 2 volumi per la “modica” cifra complessiva di quasi 30 euro.
Perché anche di quest’ultimo aspetto sarebbe il caso di discutere: di come cioè il mercato italiano abbia generato – e misteriosamente mantenga – simili mostri editoriali, la cui confezione lussuosa stride oltremisura con un contenuto ipervalutato in termini artistici e di effettivo intrattenimento.
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