RIPROPOSTA
Howard the Duck # 1/4
Autori: Steve Gerber/ Phil Winslade
Editore: Max Comics (Marvel)
mensile 32pp. 2,99$
Recensione di Fabio Ciaramaglia
Howard the Duck
Howard the Duck è un bizzarro personaggio dei lontani anni ’70 targati Marvel (nato all’incirca nel 1973 su Man-Thing e successivamente protagonista di una serie regolare partita nel 1976) ed è stato creato dalla fantasia di Steve Gerber.
Howard ha avuto una storia tribolata sia all’interno dei fumetti e sia fuori. Dopo la chiusura della serie regolare (che alcuni di noi hanno letto sui datati fumetti della Editoriale Corno con il protagonista chiamato Orestolo il Papero), il personaggio ha continuato a girovagare come ospite in altri fumetti Marvel (da Amazing Spider-Man a She-Hulk) e anche in un recente team-up con Savage Dragon.
Nel 1986 è stato addirittura protagonista di un film -uno dei tanti flop dei personaggi Marvel al cinema, molto prima del recente successo degli X-Men e del prossimo (speriamo) Spider-Man. Questo ‘papero-umanoide’ con tutti i peggiori difetti dell’uomo medio è stato anche oggetto di più di una causa legale. La prima tra Disney e Marvel: sia per l’aspetto estetico che per il nome ‘duck’, ricordava troppo Donald Duck, ma, fortunatamente, la Disney non è riuscita a vincere e Howard è rimasto ‘in vita’, la seconda intentata dallo stesso Gerber, che portò in tribunale la Marvel che non gli riconosceva i diritti per la creazione del personaggio, e quindi i soldi delle Royalty. Anche in questo caso, come successo per molti altri autori, Gerber non riuscì a riavere i diritti del personaggio da lui creato, e se ne andò dalla Marvel sbattendo la porta.
Howard the Duck e Max Comics
Comunque, Howard è duro a morire e la Marvel ha deciso di riprenderne la pubblicazione all’interno della sua linea per lettori adulti, la Max Comics. Lo scrittore è il redivivo Gerber (che nel frattempo ha trovato un accordo con l’editore) e il disegnatore è Phil Winslade. I tratti sono grotteschi e caricaturali e sono più che mai adatti ad una storia che lo è altrettanto. La ‘compagna’ di Howard, Beverly Switzler, trova un lavoro presso una fantomatica azienda (Globally Branded Content.com). Questa azienda è artefice di una sorta di progetto che vede coinvolti il pubblico delle boy-band e i potenziali elettori (non vi dico di più per non guastarvi il piacere della lettura). Dal cinismo e sarcasmo di Howard, alla parodia delle boy-band (i Backdoor Boys), dai nemici (Dr. Bong, un uomo con la testa di campana) alla paranoia di complotti di fanta-politica, gli autori danno molti motivi ai lettori di leggere il proprio prodotto. Non è un fumetto ‘buonista’, questo è chiaro, e certamente il primo numero non raggiunge certi picchi ‘pulp’ di, per esempio, Preacher o Savage Dragon: ma sono onestamente fiducioso nelle capacità di Gerber e, per lo meno all’inizio, questa storyline sembra alquanto interessante. Sperando in una prossima edizione in italiano, intanto, potete gustarvi l’originale che, a mio avviso, è molto piacevole da leggere.
Howard the Duck contro il Comicdom.
Avevo già recensito il primo numero di questa nuova avventura editoriale del personaggio di Gerber e, sebbene mi fosse piaciuto abbastanza, non mi aveva propriamente entusiasmato. Mi sono dovuto ricredere leggendo i successivi (2-3-4) che sicuramente hanno una marcia in più, anche se probabilmente parte del mio maggiore gradimento è dovuto al fatto che mi sono più vicini i riferimenti satirici nei confronti di altri fumetti USA.
Andiamo con ordine. Il secondo numero prosegue la storyline con Dr Bong (il capo della Globally Branded Content.com) che continua a perseguitare Howard e Beverly. Il problema è che Howard, dopo essere caduto in strani liquidi genetici, non è più un papero ma subisce strane mutazioni: un papero con il corpo da pesce e le corna da renna oppure un’aragosta con la testa da mucca, solo per citarne alcune (fantastica la resa grafica di Phil Winslade). Per la gran parte del tempo Howard è un topo e probabilmente in questo modo Gerber ci ricorda ancora una volta la causa legale intentata dalla Disney di cui proprio Mickey è il personaggio di punta.
Fortunatamente è proprio questa forma da roditore che salva Howard dal linciaggio da parte delle forze dell’ordine (dalla F.B.I. ai boy-scout) dopo che il fantomatico Osama El-Braka (con ‘Braka’ parola araba per ‘Duck’ secondo il fumetto) è stato accusato di alcuni attentati e dopo che qualcuno (sempre Bong) ha suggerito chi potesse essere (ovvero la traduzione dall’arabo). Resta il fatto è che la bettola in cui Howard e Beverly vivono non è più agibile e i due partono alla ricerca di un alloggio.
E’ nel numero tre che la satira fumettistica si fa più forte. I due protagonisti incontrano una amica di lei, Suzi Pazuzu, la quale possiede un magico guanto che la trasforma in Doucheblade, un guanto che è passato di mano in mano a famose donne della storia. Nella rassegna di queste Gerber ci diverte: se alcune sono famose per le proprie arti guerriere come Hippolyta regina della Amazzoni e Giovanna d’Arco altre proprio militari non erano, come Jane Austen (‘Sense or Sensibility?’ chiede a Suzi in una visione) o la regina Vittoria! Ma soprattutto il guanto fa aumentare di almeno tre misure la taglia del reggiseno tanto da far affermare a Beverly: ‘And no danger of silicone leakage! Can I try that?’ (‘E nessun pericolo di esplosione del silicone. Posso provarlo?’ trad.mia). La parte più esilarante è quando il guanto finisce nella mano del nostro Howard che afferma, fra le altre cose, ‘I’m becoming one with Jane Austen!’ e, nel momento della comparsa delle tette sul suo petto, ‘…also Britney Spears’ (con ovvio riferimento a una fantomatica operazione che la cantante pop ha sempre negato). Insomma, le ‘Bad-girl’ del fumetto americano hanno un concorrente in più! (purtroppo non leggo Witchblade da una vita, ma sono certo che ci sono in questo episodio dei riferimenti specifici anche ai comprimari di Sara Pezzini)
Nel quarto numero Howard e Beverly finiscono nella House of Mystery, l’unico ‘ostello’ che permette a loro di soggiornarvi. Ospiti sono ovviamente Caino, cattivo più che mai, e Abele, più cerebroleso che mai. Howard e Beverly possono soddisfare ogni loro desiderio: se Bev passa una notte di sesso sfrenato con un aitante simil-Tarzan, Howard riesce finalmente a ritornare papero. Ma le cose non restano tranquille e nell’ostello avviene una strage. Cercando di uscire i nostri protagonisti si imbattono in vari strani personaggi: il primo è Hellboozer che si definisce: ‘a tragical post-modern magus with a soddin’ nicotine addiction and a long bleedin’ strings of bloody dead girlfriends’ (‘Un tragico mago post-moderno con una sfottuta dipendenza da nicotina e una lunga sanguinante serie di maledette fidanzate morte’. trad. mia).
L’incontro più spettacolare è quello con gli ‘Interminabili (‘Interminables’ nell’originale): Snoozy, Horny, Dicey, Ditzy, Mournful, Mopey, nell’ordine parodie con nomi da Sette Nani, di Dream, Desire, Destiny, Delirium, Death e Despair ovvero gli ‘Endless’. Il settimo non è Destruction, ma un simil-Neil Gaiman che afferma: ‘The other six are all my fault. I embody hard drugs. I’m Doc.’ (‘Gli altri sei sono tutto un mio errore. Io rappresento le droghe pesanti. Sono Doc.’ trad. mia). Ma la storia non finisce e, nella cornice della storia, addirittura degli angeli sono coinvolti in un complotto ai danni dell’umanità.
Insomma, se nei primi due numeri Gerber si è divertito a prendere per i fondelli le boy-band, nel terzo e nel quarto fa la stessa cosa con i concorrenti della Marvel: le donne dalle forme troppo perfette per esistere alla Witchblade della Image alle trame e ai personaggi forse un po’ troppo cervellotici della Vertigo-DC (da Hellblazer a Sandman). Spero di non aver fornito troppi ‘spoiler’, ma vi garantisco che ci sono molte cose che non ho riportato: e poi ogni singola vignetta illustrata da Winslade merita di essere vista come giusto compendio alla vena satirica di Gerber (c’è anche qualche scena di nudo di Beverly se vi può interessare) Io, personalmente, mi sono divertito davvero molto a leggere queste storie, ma ho la sensazione che Gerber si stia divertendo ancora di più a scriverle.
GIUDIZIO |