RIPROPOSTA
Continuiamo con le ultime recensioni tratte dal primo sito di Glamazonia (OLD GLAMA, 1996-2002).
Dopo Love & Rockets n.11 di GILBERT HERNANDEZ restiamo negli USA con un character che ha cambiato un’epoca e che dato spesso origini commenti ed approfondimenti pro e contro, mi riferisco a Spawn di Todd Mc Farlane del quale potete anche leggere uno Speciale, sempre pubblicato su questo sito.
Come sempre, se la lettura sarà di vostro gradimento, condividete quest’articolo. Grazie
Mario Benenati
Spawn the Impaler, #1-2-3
Image Comics
Mike Grell (w & a), Rob Brior,
Tony Martin e Rob Barrera (a)
ottobre-dicembre 1996
Inedito in Italia
Articolo di Fabio Ciaramaglia
Non sono un patito della Image, ma mentirei se dicessi che lo sono sempre stato. Ho letto fino a qualche anno fa le storie di Spawn, su Image e Spawn&Savage Dragon della Star Comics e poi sulla serie omonima della Cult Comics/Marvel Italia, così come sono lieto del ritorno di Savage Dragon nelle nostre edicole e che ho ripreso a leggere grazie alla Lexy. Ho letto con piacere anche delle storie di Witchblade e di Darkness della Top Cow di Marc Silvestri. Non ho mai amato invece i supergruppi (detesto benevolmente Jim Lee e meno benevolmente Rob Liefield). Alcuni di questi nomi, come molti di voi sapranno, sono ormai soltanto nella storia della Image.
In questo momento particolare della mia vita, sto scrivendo un saggio di critica letteraria in cui analizzo le influenze shakespeariane nei fumetti americani. Per non essere banale o ripetitivo, ho evitato accuratamente di scrivere nuovamente qualcosa sul Sandman di Neil Gaiman (anche se non mi sarà possibile trascurare completamente la sua importanza) e ho quindi optato per la serie Aria di Brian Holguin e Jay Anacleto i quali, con i loro Avalon Studios, sono affiliati alla Image. Effettivamente il lavoro procede bene e non mi sono pentito della scelta. Come molti di voi sapranno, esiste una miniserie Aria/Angela pubblicata anche qui in Italia (Cult Comics #18, 2001) e quindi mi sono (ri)-documentato sul personaggio creato da Todd Mc Farlane e Neil Gaiman stesso. E allora mi è tornata in mente la grande sagacia (commerciale e pratica) dell’artista canadese quando, nel secondo anno di pubblicazione di Spawn, si è permesso di ospitare i seguenti quattro sceneggiatori: Alan Moore, Neil Gaiman, Dave Sim e Frank Miller (poi Moore è ritornato per scrivergli Violator e Gaiman la mini Angela). E’ indubbio che Mc Farlane si è giovato di queste collaborazioni che lo hanno fatto maturare tantissimo come sceneggiatore e che hanno dato delle solide basi di coerenza alla propria serie, la quale, sebbene in calo, continua ad essere il prodotto Image più venduto. In questa fase di ‘ricerca’ di vecchio materiale Image, mi sono ritrovato una mini-serie che avevo comprato all’epoca in originale e che davvero avevo colpevolmente rimosso: Spawn the Impaler. Per porre riparo a questo peccato della memoria cercherò di illustrarvelo al meglio.
Pubblicata fra l’ottobre e il dicembre del 1996, questa miniserie è scritta e parzialmente disegnata da Mike Grell, dipinta da Rob Brior e inchiostrata da Tony Martin e Rob Barrera (e altri). Rileviamo che ognuno dei tre numeri è composto da 32 pagine senza neanche una pagina di pubblicità, forse proprio per sottolineare il valore che Todd Mc Farlane ha dato al prodotto. Grell lavora nel mondo dei comics da circa trent’anni, è un veterano, ma sicuramente molti appassionati lo ricorderanno soprattutto per il suo intensissimo ciclo su Green Arrow (o per quello recente su Iron Man). Mc Farlane ha sempre cercato di non inflazionare Spawn, limitando al massimo le serie spin-off; questa è una delle poche prodotte e, come nel ’93, il canadese decide di affidare a un altro grande sceneggiatore il proprio personaggio. Come si evince dal titolo, la storia è in pratica quella di Dracula. Certo, il mondo del fumetto americano si è confrontato molte volte già con il romanzo di Bram Stoker: dal Dracula targato Marvel al ciclo Elseworld di Batman (Doug Moench e Kelley Jones) Red Rain, Tempesta di Sangue e Nebbia Cremisi (1994, 1996 e 1999). Anche questo trattamento ci sembra piuttosto originale: la storia di Vlad è infatti riletta secondo le origini di Spawn, ovvero il ritorno in vita per una promessa d’amore. Ma non è soltanto questo come vedremo nel dettaglio.
L’argomento principale di tutti e tre i numeri è il trionfo della Morte, comunque e ovunque. Già nella prima pagina, Grell ci dice ‘The birth cry is a scream of outrage… the soul’s remembrance that Death always wins’ (‘Il vagito della nascita è un urlo di ribellione, è l’anima che ricorda che la Morte vince sempre’. Questa e quelle che seguono sono traduzioni mie). Quindi, Vlad si ritrova catapultato in una città moderna, il ‘simbolo del nuovo millennio’ e si accorge che gli uomini non sono cambiati: si autodistruggono sempre, anche se con modalità diverse (nell’ordine sono descritti un accoltellamento, una sparatoria e un’assunzione di eroina). C’è anche un tentativo di stupro, ma Spawn interviene a salvare la sventurata per poi dirle: ‘One day you will remember’. E’ questo incontro che costituisce il primo punto si svolta della storia. Dopo l’incontro abbiamo uno dei tanti flashback nel passato (1462) del protagonista, la sua lotta violenta contro i Turchi guidati dal ‘bevitore di sangue’ Kazala Bey e la sua promessa di eterno amore alla sua donna: ‘Before God, if he listens… or the Devil will do… I shall return to you, I swear it! Not all the powers of Heaven or Hell will keep us apart.’ (‘Innanzi a Dio, se ascolta… o lo farà il Diavolo… io tornerò da te, lo giuro! Tutto il potere del Paradiso o dell’Inferno non ci potrà separare’). Con questa giustapposizione siamo portati, ovviamente, a ritenere che la ragazza salvata in precedenza da Vlad possa essere l’incarnazione della sua defunta moglie di oltre cinque secoli addietro. Il ritorno alla realtà contemporanea è incentrato proprio sulla ragazza, che si chiama Abbie Carfax, che ritorna dai genitori (Drew e Andrea) ed è scortata da due poliziotti che spiegano loro come loro figlia sia stata l’unica testimone rimasta in vita dell’eccidio compiuto dal ‘the ripper’. I genitori di Abbie sono delle ex rock-star, membri dei Blood Staine (letteralmente ‘macchie di sangue’), Disco d’Oro con la canzone Altar of the Demon. Se Drew poi ha intrapreso una tranquilla carriera da manager, Andrea ha continuato a seguire la propria vena artistica dipingendo. Proprio l’ultima creazione della donna dovrebbe essere acquistata da Vlad Drake (alter ego borghese del nostro Vlad/Spawn) il quale vuole trasformare la vicina chiesa (in cui vive anche) in un museo. E ancora, con Abbie che sembra ricordare qualcosa, Vlad le dice ‘You will… in time’ (‘lo farai, con il tempo’).
Il secondo numero presenta un altro flashback con Vlad, diventato ormai Spawn perché sconfitto precedentemente da Kazala Bey. Vlad e Abbie, nel presente, sembrano essere diventati amanti, ma in realtà non c’è nessun contatto fisico tra i due: quando stanno per baciarsi, Vlad si ritrae e le racconta cripticamente del suo vecchio amore. Le dice ‘I loved a woman once… with a love that defied Death. But Death cheats, and always wins in the end. Sometimes all you can do is join his side’ (‘Un tempo amavo una donna, con un amore che sconfiggeva la Morte. Ma la Morte inganna e vince sempre alla fine. A volte, tutto ciò che puoi fare è unirti a lei’). Ancora flashback e il ‘gran rifiuto’ della sua donna amata di riunirsi con il suo sposo, ormai diventato un mezzo demone. Ciò che era criptico per Abbie è decisamente più chiaro per il lettore: la principessa, non solo rifiuta di riunirsi con Vlad ma si suicida buttandosi dal palazzo (una variazione all’originale, mi pare). Eppure Abbie non si perde d’animo e afferma ‘I’m sure I’ll remember… in time’. Dopo un incubo notturno, Abbie cerca ancora di sedurre Vlad, ma ancora senza successo. Nella parte finale di questo numero, un martellante e continuo scambio di flashback e presente descrive da un lato il tradimento ai danni di Vlad da parte di un prete e del suo acerrimo nemico Kazala Bey e dall’altro Abbie che si prepara per un incontro galante, ovviamente non con lui.
Il terzo numero tira le somme. Scopriamo che Abbie era stata concepita proprio nella chiesa che ora è l’abitazione di Vlad da quei genitori che una volta erano stati ‘adoratori di Satana’ e che in quella notte di sesso sfrenato bevvero anche il reciproco sangue. Abbie porta un uomo nel giardino della chiesa per far ingelosire Vlad, ma improvvisamente ricorda. E i due combattono. Perché, al contrario di ciò che avevamo pensato all’inizio, Abbie è la reincarnazione di Kazala Bey (il reale ‘bevitore di sangue’ secondo le fonti storiche qui ben utilizzate); e Vlad ha la possibilità di ucciderlo nello stesso modo in cui era morta la moglie. Il finale è tutto per il quadro di Andrea Carfax. La pittrice dipingeva presa da un raptus, senza sapere cosa stava in realtà facendo, ma ora, nell’ultima vignetta della storia, il quadro, appeso per sbaglio al contrario, rivela il proprio mistero: era una rappresentazione di Vlad/Spawn.
Mi dispiace aver rovinato la sorpresa finale a chi non ha letto mai questa storia. Tuttavia è stato necessario per mostrare quanto il trattamento della storia di Dracula sia stato altamente originale da parte di Grell. In effetti, rileggendo la storia, e ricordandone il finale, alcuni indizi lo sceneggiatore li ha gettati qua e là. Se comunque doveste averne la possibilità, questa trilogia sarebbe da comprare. Sicuramente uno dei motivi è la grandezza dei disegni. Il presente e i flashback si distinguono nettamente per l’utilizzazione di due differenti tecniche: rispettivamente uno stile pittorico (alla John Muth o alla Alex Ross, per intederci) e uno stile che non saprei definire se non come molto simile al carboncino. Ovviamente questo ben si adatta al lavoro di Grell, molto abile a districarsi e a riassemblare pezzi del passato e pezzi del presente. Ma ci sono anche gli squarci sulla critica sociale tipici di Grell: dalla violenza urbana paragonata a quella delle guerre turco-cristiane, all’evoluzione dell’uomo segnata dal ‘merely improving the means of their own destruction’ (‘il semplice miglioramento dei mezzi per la propria distruzione’; la vignetta descritta da questa didascalia è il disegno di un fungo atomico), dagli eccessi del rock degli anni’ 60 a quelli che ne sono diventati effetti estremi. Insomma, se siete appassionati di Spawn o di Dracula, o di entrambi, questo è un fumetto che non può mancare nella vostra libreria.
Bibliografia Minima
Mike Grell (w & a), Rob Brior, Tony Martin e Rob Barrera (a): Spawn the Impaler, #1-2-3, Image Comics, ottobre-dicembre 1996 (NB: per qualche arcano motivo che sinceramente non sono mai riuscito a comprendere in pieno, alcune storie americane, soprattutto dell’Image, hanno il divieto tassativo di essere tradotte e anche per questa vale questa norma; pertanto, chi la volesse leggere, dovrebbe procurarsela comunque in originale)
Bram Stoker: Dracula, (‘Grandi Tascabili Economici’, 197) Newton Compton, Roma, 1994;
Doug Moench (w), Kelley Jones e Malcolm Jones III (a): Red Rain, in Batman, 41-42, Glenat Italia, Milano, 1994 (trad. di Antonio Caronia);
Doug Moench (w), Kelley Jones e John Beatty (a): Tempesta di Sangue, Edizioni Play Press, 1996, Roma (trad. di Alessandro Bottero);
Doug Moench (w), Kelley Jones e John Beatty (a): Nebbia Cremisi, Edizioni Play Press, 1999, Roma (trad. di Alessandro Bottero).
Il Dracula Marvel ha avuto una travagliata storia editoriale in Italia. L’Editoriale Corno ne pubblicò alcuni numeri su Gli Albi dei Supereroi e poi su Dracula dal 1972 al 1980. Poi è stata la volta della Star Comics, se non sbaglio, dal 1989 al 1991 con La Tomba di Dracula e relativi speciali.
Biografia
FABIO CIARAMAGLIA
Con una laurea in letteratura inglese con una tesi su Shakespeare nei fumetti (2000) e con un dottorato con una tesi su Shakespeare nella televisione italiana (2004), ho sempre cercato di occuparmi della relazione tra letteratura e altri media.
Ho collaborato con varie riviste di fumetti, da Fumo di China a Fumettomania nella sua precedente incarnazione, ma ho anche tradotto due fumetti per la Magic Press e alcune poesie inglesi.
Ho poi iniziato a insegnare inglese nelle scuole superiori prima a Roma e poi, dal 2015, a Trieste.