HORROR SHOW SPECIAL: HELLRAISER (2002)

0
59

testata

RIPROPOSTA

Sempre restando in tema di comics americani di pregevole fattura, spostiamoci sull’Horror con due volumi pubblicati oltre quindici anni fa dalla Lexy Produzioni.
Se l’articolo è di vostro gradimento, condividetelo. Grazie
Mario Benenati


cover di HORROR SHOW SPECIAL: HELLRAISER - volume 1 - Lexy Produzioni

HORROR SHOW SPECIAL: HELLRAISER

(2 volumi) di AUTORI VARI

LEXY PRODUZIONI, 2002


volumi brossurati, formato 17×26, colore

volume 1: 104 pagine, euro 8,46


volume 2: 112 pagine, euro 12,46


Recensione di Stefano Marchesini

L’americana CHECKER BOOK PUBLISHING si è imposta all’attenzione degli appassionati per le recenti edizioni in paperback di fumetti da tempo indisponibili, nonostante l’indubbia qualità e la domanda dei lettori; correntemente – ad esempio – sono in distribuzione volumi che raccolgono opere come la splendida TAPPING THE VEIN ( adattamenti di racconti tratti dai BOOKS OF BLOOD di Clive Barker ) e l’ottimo SUPREME di Alan Moore; comunque, la prima serie ad avere avuto l’onore di una ristampa seppur parziale ( si tratta di una scelta di 11 storie raccolte in un unico volume ) e’ stata la marvelliana HELLRAISER, edita dalla sottoetichetta EPIC nei primi anni ’90 per un totale di 20 uscite.

HELLRAISER

HELLRAISER era una serie antologica horror – ispirata all’opera dello scrittore/regista inglese Clive Barker – cui aveva concorso la crema degli autori anglosassoni, ognuno dei quali proponendo una sua variazione sul tema barkeriano dei cenobiti, sorta di congregazione extradimensionale cultrice del dolore e dispensatrice dello stesso agli sventurati che riescono – consapevolmente o ingannati – a richiamare i suoi mostruosi adepti nella nostra realtà; l’evocazione avviene solitamente risolvendo il cosiddetto rompicapo di Lemarchand, che può presentarsi sotto aspetti diversi ( cubo, cruciverba, etc.), da cui la conseguente apparizione dei cenobiti a reclamare la vittima di turno.
Date le premesse non sembrerebbe esserci molta libertà d’azione per gli autori, ma gli stessi hanno superato l’ostacolo proponendo come sfondo delle loro storie ambientazioni, epoche e contesti sociali tra i più disparati ( il west, la Parigi del primo novecento, le crociate, il futuro, etc. ) ed utilizzando ognuno i propri stili narrativi e figurativi nella massima autonomia ed ispirazione, dando pure vita ad operazioni – per l’epoca – assolutamente sperimentali ( vedi Dave McKean ai primi approcci con Photoshop su un fumetto ).

Nonostante le 320 pagine, per le sue caratteristiche da antologia il volume Checker ( il titolo per esteso è CLIVE BARKER’S HELLRAISER: COLLECTED BEST ) ha purtroppo trascurato piccoli gioielli quali storie disegnate da B. Wrightson, J. Bolton, o una delle punte qualitative della serie come “the blood of a poet”, illustrata da John Ridgway su testi straordinari dei coniugi Lofficier; per contro ha inserito qualche altro racconto fra i meno riusciti, tra i quali – diciamolo con chiarezza – quello lunghissimo firmato da Barker in persona: una vera e propria americanata che poco ha a che vedere con l’insinuante clima incubico che egli è solito produrre nei suoi romanzi, e che è stato invece fedelmente ricreato da molti – e più sottovalutati – tra i fumettari coinvolti nel progetto.

E’ utile ricordare che in Italia i primi numeri di HELLRAISER sono gia’ stati pubblicati a suo tempo dalla Play Press in un albo omonimo, per complessive 12 uscite nel ’90-’91; ma l’albo era zavorrato per oltre metà delle pagine dalla presenza di NIGHTBREED, altra serie di marca barkeriana la cui riduzione a fumetti però risultava dozzinale e penalizzante nei confronti della qualità generale.
Di tutte le storie allora tradotte dalla Play Press, solo una appare anche nell’edizione Checker: la non indimenticabile “dead man’s hand”.

I RACCONTI

E veniamo finalmente ai racconti – inseriti nel paperback Checker – che la LEXY ha ripreso per i due volumi oggetto di questa breve recensione:
1) “dead man’s hand [la mano del morto]“, appunto: storia di ambientazione western, dalle buone potenzialità, sconta l’incapacità – da parte del disegnatore – di infondere ai volti dei protagonisti espressioni meno teatrali e più in linea con la sottigliezza del gioco.
2) “the harrowing [la liberazione]” è la storia scritta da Barker di cui si è già anticipato; narra la nascita di un supergruppo il cui destino sarà quello di opporsi alle trame dei cenobiti; leggibile ma nulla più, si segnala per essere uno dei primi lavori che vedono la partecipazione di Alex Ross, già padrone della tecnica che lo renderà famosissimo di lì a poco.
3) “for my son [per mio figlio]” di Lovece/Koeb racconta in modo cupo la vendetta – comunque pagata a caro prezzo – di un immigrato clandestino nei confronti del suo sfruttatore.
4) “like flies to wanton boys [come le mosche per i bambini irrequieti]” è un pezzo di bravura dei fratelli Bunny e Scott Hampton; al secondo va il plauso per la solita maestria artistica, alla prima per l’idea che sostiene la trama angosciante di questo racconto di stampo gotico.
5) “the girl in the peephole [la ragazza nello spioncino]” di Stone/Hempel carica il lettore della stessa tensione provata dal protagonista – infermiere operante in un manicomio – allorché intravede colei che viene racchiusa dietro una porta la cui combinazione di apertura gli è negata.
6) “Wordsworth” di N.Gaiman/ D. McKean è la cronaca della veloce corsa verso la dannazione di un bibliotecario votato morbosamente alla soluzione di un cruciverba, che diventa addirittura promotore delle sue nefaste azioni.
7) “mazes of the mind [labirinti della mente]” vede al lavoro un capoccia dei cenobiti; nulla di rimarchevole.
8) “dead things rot [le cose morte marciscono]” mette in mostra il grande Mike Mignola, qui alle prese con un serial killer ovviamente votato ad una brutta fine; la capacità di stilizzazione e sintesi grafica dell’artista californiano – sono da poco passati i tempi di Gotham By Gaslight – si rivolge finalmente al suo naturale genere horror, frequentato poi col Dracula Topps ed Hellboy.
9) “dear diary [caro diario]“, disegnato da Colleen Doran con toni volutamente zuccherosi, curiosamente non propone la minima immagine macabra; l’orrore però soggiace alla storia e nell’implicazione finale; peccato che nell’edizione italiana non non si sia ritenuto di tradurre anche il testo extra vignette, a tutti gli effetti componente integrante del racconto.
10) “losing herself in the part [persa nella parte]“, pur risultando abbastanza prevedibile nel plot, dà modo di ammirare un’ultima volta all’opera la sapiente mano di Gray Morrow, il grande autore di tanti fumetti classici – molti dell’orrore – scomparso ormai da più di un anno.

I racconti 1-3 sono inseriti nel primo volume della Lexy, mentre il secondo – senz’altro il migliore fra i due – raccoglie i racconti 4-10.

cover di HORROR SHOW SPECIAL: HELLRAISER - volume 2 - Lexy Produzioni

L’edizione italiana di CLIVE BARKER’S HELLRAISER: COLLECTED BEST curata dalla LEXY si presta – dispiace dirlo – a considerazioni poco simpatiche.
La combinazione traduzioni/lettering lascia perplessi in più momenti e per più ragioni, ed in un caso sfiora il ridicolo allorché, in una sequenza che vede – in un cinema – una mosca posarsi sull’obiettivo del proiettore invadendo con la sua ombra tutto lo schermo, gli spettatori reclamano all’indirizzo del “protezionista”!
Si rendeva necessaria qualche nota che introducesse il lettore – non necessariamente avvezzo alla mitologia barkeriana dei cenobiti – al contesto in cui si collocano storie altrimenti incomprensibili; nulla di tutto questo: i redazionali – abbastanza generici – hanno invece tirato in ballo due-tre concetti sulla narrativa e sul cinema horror buoni per tutte le stagioni, tanto che potrebbero essere ripresentati senza dover cambiare una virgola in mille altre occasioni.

La scelta di tradurre il singolo volume Checker con due volumi in Italia di per sé non è negativa, anzi, ma tutta una serie di piccoli equivoci ed annunci da imbonitori pongono a dura prova la benevolenza dei lettori, anche quelli meglio disposti: annunciata su Anteprima #131 della Pan come una serie di due volumi di oltre 140 pagine con prezzo di copertina di 8,46 euro, la prima uscita ha rispettato il prezzo dichiarato ma si è rivelata avere poco più di cento pagine; la seconda, mantenendo il numero di pagine pressoché uguale, ha però portato il prezzo a 12,46 euro, imponendo così d’ufficio e senza tanti preamboli un aumento secco per pagina del 37%, politica che non si osserva adottare neanche dai più sfrontati venditori di enciclopedie a fascicoli.

Che dire poi dei “credits civetta” sulla copertina del primo volume, con i nomi di Gaiman e Mignola in bella vista e del tutto assenti all’interno?
Dulcis in fundo – si fa per dire – una storia ospitata sul paperback Checker (“death, where is thy sting?”, splendidamente dipinta da Paul Johnson) è rimasta inedita.

Tutto concorre insomma a dare un’impressione complessiva di pressappochismo e poca affidabilità, solo in parte messi in secondo piano dalla capacità – da parte della Lexy – di saper comunque individuare opere che meritano di essere pubblicate ed altrimenti difficilmente reperibili in Italia; è il caso di ARMY OF DARKNESS, delle già citate TAPPING THE VEIN e SUPREME, ognuna delle quali la Lexy sembra essersi aggiudicata per imminenti edizioni italiane, che si auspica facciano tesoro di qualche errore commesso finora, causato forse da eccessiva fretta.

GIUDIZIO buono

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.