BULLET POINTS
Testi di J. M. Straczynski, disegni di Tommy Lee Edwards
120 pagine, brossurato, 16.8×25.7, colore, Euro 10
Panini Comics
Una deludente “storia immaginaria” che ipotizza un mondo privo della figura di Capitan America. Purtroppo non c’è posto per la riflessione sul tema, interessante, ma solo per lo “shock value”.
articolo di : Fabio Graziano
Metti che lo scienziato che ha creato il siero del super soldato sia morto prima di sperimentarlo su Steve Rogers. Metti che Rogers, pur separato dal destino come Capitan America, riesca ugualmente a diventare un eroe attraverso altri mezzi, più dolorosi. Metti che questo evento influenzi, in modi più o meno sconvolgenti, la vita di altri storici protagonisti dell’universo Marvel.
Metti che questa premessa non conduca a nulla di interessante. Che il risultato sia una storia sterile, assolutamente priva di un significato, di un “tema” forte da sviluppare. Se non quello, trito e ritrito, che nonostante tutto se uno ha il cuore buono è destinato a fare del bene, e bla bla bla.
I “what if”, le storie “immaginarie” dell’universo Marvel, sono generalmente delle parabole che, immaginando sviluppi alternativi ad eventi consolidati della passata continuità, utilizzano i personaggi come pedine in un percorso morale ben definito. In “Bullet points”, Straczynski fallisce proprio in questo punto, e cioè nel conferire un significato simbolico alla storia. Le modifiche di percorso alle vite dei vari protagonisti non sembrano avere alcun valore se non quello dello shock, della pippa mentale da fanboy. “Oh, e se Tizio non fosse diventato Super-Tizio ma Super-Sempronio?”. Risposta: se il gioco è tutto lì, capirai che me ne frega.
Si aggiungano alla lista di difetti i disegni di Tommy Lee Edwards, sempre più pigro e poco attento ai dettagli, con risultati spesso grossolani, peggiorati da un utilizzo poco leggibile del colore.
Insomma, una lettura deludente che lascia a bocca asciutta, che non soddisfa. Più che un “se”, un “ma”… anzi, un “mah”.
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