JLA 3
Testi di Brad Meltzer, disegni di Ed Benes e Sandra Hope
48 pagine, spillato, 16.8×25.7, colore, Euro 2.95
Planeta/De Agostini
La nuova serie della JLA prosegue il suo cammino d’esordio. I nodi iniziano a venire al pettine, ma nel segno della noia per via dell’eccessiva banalità e di una storia dal ritmo troppo lento.
articolo di : Fabio Graziano
Prosegue il rilancio della Justice League da parte dell’osannato Brad Meltzer, uber appassionato di comics oltre che giallista di successo nel campo del romanzo. Purtroppo, al contrario dei precedenti exploit di Meltzer nel campo del fumetto, questa volta le cose non scorrono come si deve.
La storia vede Superman, Batman e Wonder Woman, la “triade” dell’universo DC, impegnati in una conversazione interminabile e inconcludente, mentre il resto di quella che, loro malgrado, diventerà la nuova Justice League si rimbocca le maniche sullo sfondo di un’opprimente scenografia a tinte noir.
Se in “Green Arrow” o “Identity Crisis” all’autore di Brooklyn erano bastate poche pennellate per dipingere dei protagonisti dalle insospettabili sfaccettaure, qui gli eroi sono meno interessanti, ognuno vittima dei propri cliché. In particolare, la vicenda che vede al centro il Tornado Rosso, punto focale di tutta la saga, è banale e “telefonata” e svilisce ogni intenzione di suscitare nel lettore una lacrimuccia per empatia. Se mai si piange dalla noia, per colpa di un ritmo diluito in maniera estenuante.
I disegni di Ed Benes, artista in notevole miglioramento pur indugiando sempre troppo sul lato sexy dei personaggi femminili, sono arricchiti dalle chine preziose di Sandra Hope, che danno al tutto un look sporco che ben si lega alle intenzioni della sceneggiatura e che ricorda molto l’ultimo David Finch.
In definitiva, un albo di passaggio verso la conclusione di una saga con molte ombre e che, per via del suo ritmo lento, avrebbe forse beneficiato di una pubblicazione diretta in volume unico. Sconsigliato.
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