IL POTERE DI SHAZAM

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Copertina del volume IL POTERE DI SHAZAM Testi e disegni di Jerry Ordway (edizione italiana di Planeta de Agostini)

IL POTERE DI SHAZAM
Testi e disegni di Jerry Ordway
96 pagine, brossura, 16.8×25.7, colore, Euro 8.95
Planeta/De Agostini

La patina retrò di Ordway non basta a elevare un fumetto nato nel post-revisionismo dei supereroi che in parte tradisce lo spirito originario alla base di Capitan Marvel.

articolo di : Dario Biagiotti

Il potere di Shazam (uscito negli USA nel 1994) è considerato uno dei principali giri di boa della storia editoriale di Capitan Marvel, coinciso con un tentativo di rilancio del personaggio (con discreto successo di vendite) come è stato per lo Shazam di O’Neil degli anni ’70 o per il recentissimo La società dei mostri del male di Jeff Smith.

A voler cominciare con un paragone, si potrebbe dire che l’opera di Jerry Ordway sta a Capitan Marvel come il Man of Steel di John Byrne sta a Superman. Entrambi gli autori sono a capo della direzione artistica, firmando soggetti, sceneggiature e disegni. Entrambe le opere rinarrano le origini degli eroi al pubblico a cavallo tra fine anni ’80 e inizi anni ’90. Ed entrambe soffrono degli stessi difetti. Il potere di Shazam, come Man of Steel, nasce in un contesto fumettistico di post-revisionismo milleriano (e anche byrniano) in cui il supereroe (DC) smette di essere l’icona della perfezione umana per trasformarsi in un uomo qualunque con le proprie nevrosi e inserito in una realtà quotidiana, a cui semplicemente capita di avere superpoteri. Meccanismo che all’epoca poteva avere una sua ragion d’essere, ma che adesso si rivela invecchiato assai male.

Nonostante un’ambientazione e dei personaggi verniciati di retrò, Ordway sente la necessità di riempire di complessi anche l’eroe più puro della DC (la rissa con il mago, i piagnistei sul non saper gestire i poteri, il piccolo Billy Batson che diventa una piccola peste) e di inserire una certa normalizzazione della violenza che, sebbene segua la tendenza dell’epoca, stona con lo spirito alla base del fumetto. La sceneggiatura segue i canoni medi dell’epoca: linearità nella successione degli eventi, uso pleonastico di commenti off e di monologhi interiori, battute di spirito a sdrammatizzare le situazioni di azione. Le illustrazioni sono tuttavia suggestive e di grande impatto. Nel complesso un fumetto carino, ma ormai superato.

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