KOMA 2
Testi di Pierre Wazem, disegni di Frederik Peeters
96 pagine, colore, brossurato, formato 17×24, Euro 12
ReNoir Comics
Dopo un anno di attesa, ecco il secondo capitolo do Koma. La piccola Addidas è afflitta da improvvisi attacchi di sonnolenza, che la proiettano in un curioso sogno sotterraneo. Ma è davvero un sogno? Una storia che appassiona e riconcilia con il medium Fumetto.
articolo di : Fabio Graziano
Con enorme soddisfazione per chi scrive, ecco finalmente comparire sugli scaffali delle librerie il secondo volume (di tre) di Koma, deliziosa miniserie degli elvetici Wazem e Peeters. Il volume prosegue la storia di Addidas, una dolce bambina che, orfana di madre, vive con l’anziano padre, spazzacamino in una città industriale dal retrogusto steampunk dove enormi ciminiere erose dagli anni svettano tra case fatiscenti. Addidas è afflitta da improvvisi attacchi di sonnolenza, che la proiettano in un curioso sogno sotterraneo. Ma è davvero un sogno? Si direbbe di no.
Koma è un racconto delizioso, da leggere tutto d’un fiato. I protagonisti sono come sculture, vive, scolpite dal fresco immaginario di un bambino. Man mano che la trama procede, ognuno di loro lascia emergere nuovi lati di sè e una dolcezza sempre più sfolgorante. Che contribuisce a definire i termini dell’oscurità del mondo sotterraneo “sognato” da Addidas, e dello squallore di quello cittadino, a tratti addirittura più inquietante e grottesco.
La trama, densa di sorprese ed eventi, è in costante crescendo e pare evolversi, un capitolo dopo l’altro, verso direzioni sempre nuove e imprevedibili. Specialmente nella seconda parte del volume, dove le dimensioni del reale e del fantastico si combinano in una svolta che ricorda le atmosfere della letteratura gotica e di E. A. Poe. In questo turbine di corse, rincorse e cambi di direzione, la sceneggiatura di Wazem (più noto al pubblico per un’opera dal taglio del tutto diverso, “Gli Scorpioni del Deserto“) tocca senza superficialità una vasta serie di argomenti, dall’amicizia infantile all’angoscia della schiavitù. Gli spiritosi disegni di Peeters contribuiscono enormemente alla perfetta riuscita dell’opera, attraverso una sintesi espressiva e uno storytelling limpido.
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