SUPERMAN 677
Testi di James Robinson,
disegni di Renato Guedes e José Wilson Magalhaes
32 pagine, colore, spillato,
formato 16.8×25.7, $ 2.99
DC Comics
Esordio senza infamia e senza lode per il celebre James Robinson alle redini di “Superman”. Storia a tratti un po’ noiosa e meramente introduttiva. Memori della bellezza di “Starman“, attendiamo fiduciosi.
Articolo di : Fabio Graziano
Uno dei punti nodali delle storie del Superman contemporaneo è nell’interpretazione da parte degli autori del rapporto fra l’alter-ego del mite Clark Kent e il mondo fittizio che lo circonda. Così su due piedi verrebbe da pensare che un personaggio come quello dell’azzurrone, icona dai mutandoni rosso fuoco e dalla verace positività, andrebbe fatta risaltare in un contesto ugualmente sui generis. Il problema di molte storie degli ultimi anni è stato forse quello di ambientare le avventure di Superman, invece, su uno sfondo più realistico e legato a problematiche di cinismo urbano.
Il nuovo sceneggiatore James Robinson sembra scegliere in questo episodio una strada a metà tra i due fuochi: Kal-El è una specie di minchione naif, elevato e reso “super” solo dall’altezza diversa dalla quale può osservare la vita rispetto al resto dei “comuni mortali”. Così, mentre la città di Metropolis va a fuoco e viene quasi rasa al suolo da un mostro gigante fuggito da un film della Toei, il nostro eroe gioca a frisbee col cane, mentre una serie di personaggi, attraverso gli occhi dei quali è raccontata la vicenda, si chiede che diavolo abbia in testa quel diavolo di un kryptoniano. SPQK!
Robinson è, sulla carta, un grande sceneggiatore. Uno che ha avuto nella penna un piccolo capolavoro a fumetti come Starman, fumetto-bandiera del bello dei comics durante i duri anni ’90. E, leggendo questo esordio su “Superman”, il parallelo con la saga di Jack Knight sorge spontaneo, specialmente nella descrizione del leader della Science Police, che richiama un po’ alla mente il ruolo della famiglia O’Dare nella serie dell’Uomo delle Stelle.
E’ difficile giudicare questa storia, a tratti un po’ noiosa ma, di fatto, meramente introduttiva. Non si tratta senz’altro di un episodio che colpirebbe un neofita, vuoi anche solo per la scarsa presenza del protagonista sulla scena. Come i vecchi vitelloni bavosi usavano dire alle più promettenti tra le giovani turiste, “cresci bene che ripasso”.
Deliziosi i disegni di Renato Guedes, che per esigenze di scaletta deve rinunciare al ruolo di artista a tutto tondo che lo ha reso celebre ai lettori DC, limitandosi a realizzare le sole matite. L’effetto è comunque sopra la media, col realismo dai toni soffusi e dal forte impatto cinematico dell’artista brasiliano.
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