SPECIALE STAR WARS: 30 ANNI
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Breve storia dell’Universo Espanso
di Paolo D’Alessandro e Umberto Rossolini
1. Tanto tempo fa…
Partiamo da Adamo ed Eva: quando George Lucas, nell’ormai lontanissimo, quasi preistorico 1975, impose ai dirigenti della Twentieth Century Fox di cedergli la totalità dei ricavi provenienti dal merchandising del suo film, The Star Wars, neanche lui, probabilmente, sapeva cosa stesse facendo. Nessuno prevedeva un successo così grande per la pellicola, figuriamoci per giocattolini e poster ad essa dedicati. Certo, quel che il nostro andava cercando era sicuramente un controllo totale sulla sua creazione, ma, nella sua sfacciataggine, Lucas ebbe una geniale intuizione che gli avrebbe cambiato completamente la vita.
Mesi dopo, con il film che attraversava una fase di post-produzione particolarmente sofferta, il giovane cineasta di Modesto non poteva far altro che contare sui propri scarsi mezzi e spingerli al limite: ancora poco fiducioso sull’esito della pellicola in uscita, Lucas commissiona allo scrittore di fantascienza Alan Dean Foster la stesura della novelization della sceneggiatura. Ecco, Star Wars: The Adventures of Luke Skywalker, uscito sei mesi prima della pellicola e accreditato a George Lucas (non a Foster), è il prologo di una lunga, sterminata produzione di fiction (libri, fumetti, cartoni e in futuro anche serie TV) che continua ancora oggi, e che, se non fosse stato per quell’accordo strappato all’ultimo minuto, probabilmente non godrebbe della stessa qualità e vastità di cui oggi può fregiarsi.
Parallelamente al romanzo, un altro vasto progetto prendeva il via: già all’inizio del 1976, George Lucas aveva sottoposto a Roy Thomas, allora editor-in-chief della Marvel Comics, il progetto di un fumetto imperniato sulle vicende narrate in Star Wars. Questo perché Lucas pensava che il film sarebbe piaciuto proprio allo stesso pubblico dei fumetti della Casa delle Idee, ma soprattutto per la grande stima del regista in Roy Thomas stesso, che, con il successo di Conan, si era dimostrato essere un abile “adattatore” di storie fantastiche nel medium di carta e inchiostro. La leggenda vuole che, superata l’iniziale incertezza, Thomas abbia accettato il progetto appena dopo aver visto uno dei fantastici dipinti di Ralph McQuarrie, concept designer del film, raffigurante Han Solo alle prese con un drappello di alieni. Avuto l’avvallo di Stan Lee in persona (e, anche qui, la leggenda vuole che abbia accettato per via del coinvolgimento nel film di Alec Guinness – l’interprete di Obi-Wan Kenobi), salì a bordo niente di meno che Howard Chaykin (che proprio Lucas aveva voluto alle matite), che curò i layout, con rifiniture di Steve Leialoha. Dopo i primi sei numeri, contenenti l’adattamento a fumetti del film, il cosiddetto Expanded Universe, o Universo Espanso per gli italioti, ebbe inizio, con le prime storie extra-filmiche di Luke e soci.
2. Marvel Comics Presenta… Star Wars
Negli anni 80, la produzione fumettistica dell’Expanded Universe si concentrò su due fronti: le strisce sui giornali, curate da Russ Manning, Archie Goodwin e Al Williamson (e di recente ripubblicate sul sito ufficiale di Star Wars), e la serialità mensile dei comic books Marvel (anche questi di recente ristampati dalla Dark Horse).
Dopo la gestione di Carmine Infantino, durata esattamente per i tre anni intercorsi tra Star Wars (Guerre Stellari, 1977) e The Empire Strikes Back (L’Impero Colpisce Ancora, 1980), David Micheline e Walter Simonson salirono a bordo della testata, fino all’uscita del conclusivo Return of the Jedi (Il Ritorno dello Jedi, 1983). A quel punto, la Lucasfilm, la casa di produzione di Lucas, aveva già approntato criteri di accettazione delle storie basate sul cosiddetto Canone: gli scrittori avevano ovviamente grandi libertà nella costruzione delle storie, ma dovevano comunque rispettare delle limitazioni, soprattutto nello sfruttamento dei personaggi, imposte da necessità di continuity. Infatti, benché il soggetto del terzo e conclusivo episodio non fosse ovviamente noto a nessun esterno alla casa di produzione, la Lucasfilm approvava o bocciava le trame proposte dagli sceneggiatori Marvel coerentemente con gli snodi narrativi fondamentali del film: da qui, il divieto di ri-utilizzare la Morte Nera, di coinvolgere a qualsiasi livello Han Solo (ancora imprigionato nella carbonite), di far affrontare Luke e Darth Vader faccia a faccia e infine di intrecciare relazioni amorose fra Luke e Leia. Non c’è da meravigliarsi se, in pochi mesi, Michelinie e Simonson fossero già in grado di indovinare le linee portanti della conclusione della Trilogia.
Dopo l’uscita di Return of the Jedi, la serie passò nelle mani di Jo Duffy e Cynthia Martin, rimaste sulla testata fino alla sua chiusura, con il numero 107 del luglio 1986. Secondo gli storiografi dell’Universo Espanso, tutte le vicende narrate in questa serie, adattamenti dei film esclusi, sono da ritenersi S – Canon, ovvero storie meno coerenti rispetto al Canone stabilito dai film e al Continuity Canon costruito negli anni successivi, con l’esplosione della produzione fumettistica di marca Dark Horse.
3. Dark Horse, Dark Empire
Se consideriamo l’Universo Espanso degli anni 70 e 80 come una specie di confuso brodo primordiale, possiamo affermare che l’inizio degli anni 90 coincise con il formarsi delle prime molecole organiche, che diedero il via in pochi anni a un’evoluzione esponenziale e incontrollabile. Con la pubblicazione dello Star Wars Roleplaying Game, ad opera della West End Games, vennero introdotti o cementati molti elementi che andavano a sottendere la coerenza e la complessità dell’Universo della Saga, elementi poi divenuti fondamentali per la costruzione di una letteratura più solida e meno improvvisata.
Nel 1992, infatti, la Bantham Books pubblica quello che è considerato il romanzo-pietra miliare per l’Expanded Universe, Heir to the Empire (L’Erede dell’Impero), all’epoca salutato come “il seguito mai realizzato”. Il romanzo, scritto da Timothy Zahn, ebbe un enorme successo, e, a quasi dieci anni dalla conclusione della Trilogia cinematografica, rilanciò il fenomeno Star Wars, soprattutto presso il fandom, fino a quel momento poco stimolato dalle offerte di casa Lucas. Da quel fortunato esperimento, ebbe inizio l’attuale proliferazione di romanzi, libri e videogiochi, che possono vantare una coerenza prima inimmaginabile, grazie alla quale molte delle ingenuità e delle cadute di stile della produzione precedente sono state superate grazie a un più forte intervento coordinativo della Lucasfilm, a un background costruito da operazioni come quella della succitata Star Wars Roleplaying Game e a una continuity più stretta.
Nel dicembre 1991 inizia la Nuova Era della produzione fumettistica starwarsiana: esce infatti il primo numero di una delle pietre miliari dell’Universo Espanso, Dark Empire (in Italia, Il Lato Oscuro della Forza), di Tom Veitch e Cam Kennedy. La miniserie in sei albi non fu però pubblicata dalla Marvel Comics (che pure inizialmente aveva annunciato la pubblicazione della storia in questione), ma dalla Dark Horse Comics, famosissima casa editrice dell’Oregon nata appena cinque anni prima grazie a Mike Richardson. Acquisiti i diritti dalla Lucasfilm, la Dark Horse si appoggiò soprattutto al duo Veitch – Kevin J. Anderson (autore di un’altra trilogia romanzesca), che creò Tales of the Jedi, saga in sei volumi incentrata sulle origini dello scontro tra Jedi e Sith (forgiando ex novo molta della mitologia starwarsiana utilizzata successivamente).
4. “All over again…”
La Dark Horse continuò a sfornare prodotti per tutti gli anni 90, con alcune gemme di particolare valore, come Crimson Empire I e II, e soprattutto Star Wars Manga, adattamenti manga dei film, realizzati da Kia Asamiya, Hisao Tamaki, Toshiki Kudo e Shin-Ichi Hiromoto. Nel 1997, in piena mania da Edizione Speciale, anche la casa editrice dell’Oregon si unisce all’evento intermediale Shadows of the Empire, capitolo intermedio tra The Empire Strikes Back e Return of the Jedi
Con l’uscita di Episode I: The Phantom Menace (La Minaccia Fantasma), film che, nel 1999, inaugurò la trilogia dei prequel, la Dark Horse fece un passo ulteriore: lanciò infatti una nuova serie regolare, la prima da quasi quindici anni, ambientata proprio nel periodo del nuovo film. Alle tradizionali miniserie, si aggiunsero anche gli esperimenti di Star Wars Tales, rivista di racconti brevi, spesso fuori continuity, e di Star Wars Infinities, veri e propri What If…? che prendevano le mosse dalla Trilogia Originale, per stravolgerne le premesse: cosa sarebbe successo, per esempio, se la prima Morte Nera non fosse stata distrutta?
Nel corso degli anni, la Dark Horse ha profondamente cambiato la propria politica: se dal 1999 al 2002 si è assistito a un proliferare di miniserie a supportare una serie regolare costituita di arc molto brevi e spesso poco legati fra loro, ognuno realizzato da coppie di artisti differenti (anche se molto spesso ricorrenti), nel post Attack of the Clones (L’Attacco dei Cloni, 2002), secondo episodio della Nuova Trilogia, e con la conseguente deflagrazione delle mitiche Guerre dei Cloni, si è assistito a un forte sfrondamento delle limited series e a una centralizzazione del parco testate. La serie ammiraglia è diventata Republic, che ha mantenuto la titolazione e lo “slot” storico della serie regolare “untitled”, con l’aggiunta di una seconda ongoing, Empire, con storie situate nel periodo tra Episodio IV e V. Republic ha abbandonato il “modus narrandi” precedente, grazie a John Ostrander e Jan Duursema, saldamente alle redini della testata, mentre Empire ha ereditato il modello a miniarc, quasi sempre indipendenti tra loro.
L’ennesimo e più recente cambiamento di politica è avvenuto nel 2005, pochi mesi dopo l’uscita del capitolo finale, Revenge of the Sith (La Vendetta dei Sith): abbandonate ormai del tutto le miniserie (tranne alcuni, sporadici e geniali casi come le due mini su Tag & Bink), la Dark Horse punta tutto sulle serie regolari. Chiuse Republic e Empire, la casa editrice lancia addirittura quattro testate, una per ciascun macro-periodo dell’Expanded Universe: Knights of the Old Republic, situata quattromila anni prima dell’Episodio IV; Dark Times, che ha raccolto il testimone di Republic nel narrarci le vicende dell’epurazione Jedi dopo l’Episodio III; Rebellion, seguito ideale di Empire; e Legacy, situata a 150 anni dall’Episodio VI, nuova opera del grandissimo duo Ostrander e Duursema. Nei prossimi mesi, anzi, si prospetta una grande novità per l’Universo Espanso, un esperimento mai tentato prima: il crossover Vector, che coinvolgerà (in modi ancora ignoti) tutte e quattro le testate regolari, in un’operazione che gli autori, John Jackson Miller (alle redini di Knights of the Old Republic) e Ostrander, già apparentano alla marvelliana Civil War. Nota a margine sono le Clone Wars Adventures, che hanno ereditato stile e tematiche dell’acclamatissima serie a cartoni animati Clone Wars di Genndy Tartakovsky (Samurai Jack), espandendo e completando l’ampio affresco dello scontro tra Separatisti e Repubblica introdotto ne L’Attacco dei Cloni.
Insomma, la vena creativa di casa Dark Horse non sembra esaurirsi, e questo grazie all’introduzione di nuovi talenti, come Ramon Bachs (che ora furoreggia nei vari Frontline della Casa delle Idee) o l’italiano Davide Fabbri. Con l’imminente avvento della nuova serie televisiva sulle Clone Wars, non potevamo che aspettarci un gettito continuo di testate e miniserie a celebrare la vastità e le infinite potenzialità narrative dell’universo creato da Lucas: e infatti, ecco emergere “The Clone Wars”, spin-off dell’evento cinematografico-televisivo.
5. L’Expanded Universe in Italia
Com’è noto, l’epopea di Lucas non ha mai avuto in Italia la stessa entusiastica e oceanica attenzione che gli è stata riservata all’estero. Vien da sé: questa situazione ha profondamente scoraggiato l’iniziativa editoriale nostrana, fin dagli inizi. Il poco materiale fumettistico prodotto negli Stati Uniti prima degli anni 90 è passato nelle mani della Mondadori, che pubblicò i primi numeri della serie Marvel e gli adattamenti dei film (le vicissitudini attraversate dalla testata sono tutt’ora poco chiare).
Qualcosa cambiò d’improvviso nel 1997, in occasione dell’uscita nelle sale mondiali dell’Edizione Speciale della Trilogia Originale: dopo un timido tentativo da parte della News Market (nel 1993, tentò la pubblicazione di Dark Empire con lo sfortunato titolo italiano L’Ombra dell’Impero), la Magic Press acquistò i diritti del materiale Dark Horse, che scelse la strada (ai tempi ancora piuttosto pioneristica) del Trade Paperback da edicola. La prima uscita, provvidenzialmente, è L’Ombra dell’Impero (titolo originale, stavolta sì, Shadows of the Empire). I tentativi successivi vanno a segno, e la casa editrice romana inaugura la sua testata starwarsiana “regolare” con il volume Dark Empire (questa volta: Il Lato Oscuro della Forza). Cinque anni e quarantaquattro volumetti dopo, anche la Magic Press, molto probabilmente a causa delle vendite in discesa ripida, abbandona l’universo lucasiano.
Nel 2005, poche settimane prima dell’uscita de La Vendetta dei Sith, il colosso Panini tenta di riaccendere le speranze di tanti fan-boy nostrani con il volumetto Obsession, miniserie (abbastanza bruttina, onestamente) collocata a ridosso delle vicende della pellicola in uscita. Dopo quasi tre anni di blackout, nel febbraio 2008, la Panini ha ripreso le pubblicazioni starwarsiane nello Stivale: esce infatti il primo numero di Rebellion, la serie ambientata dopo gli eventi dell’Episodio IV. L’adattamento italiano si è avvalso della collaborazione di Eterea del forum di GuerreStellari.Net. Purtroppo, la testata è stata interrotta alla fine dell’arc di apertura di Rebellion, ma, con una mossa a sorpresa, la Panini ha recentemente comunicato la volontà di continuare a proporre le produzioni a fumetti di Star Wars: è infatti previsto per il gennaio 2009, “Star Wars: La Guerra dei Cloni, Vol.1 – La difesa di Kamino“, che raccoglierà le avventure dei Jedi scritte da Ostrander e Duursema e ambientate pochi mesi dopo la fine de “L’attacco dei cloni”.
Beh, non resta che augurare a tutti quanti… che la Forza sia con noi!