KICK-ASS 4

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Copertina dell'albo KICK-ASS #4. Testi di Mark Millar, matite di John Romita Jr.

KICK-ASS 4
Testi di Mark Millar, matite di John Romita Jr., chine di Tom Palmer
32 pagine, colore, spillato, 16.8×25.7, $ 2.99
Marvel Comics/Icon

Un nerd indossa il costume e diventa un vigilante. Questa volta però è la vita vera. Ottimo quarto capitolo per una miniserie sempre più sconvolgente.

Articolo di : Paolo D’Alessandro

Dave Lizewski è uno sfigatissimo teenager americano medio. Da buon lettore di fumetti esasperato dalla criminalità e dall’ingiustizia, Dave decide di indossare un costume fatto in casa e dedicarsi al mestiere di vigilante. Nonostante il gran numero di fratture riportate nell’impresa, Dave non demorde, e le sue imprese diventano sempre più popolari grazie a Internet. Ma questa vita non è una passeggiata: “sickening violence, just the way you like it”, “violenza rivoltante, proprio come piace a voi”. Questo lo slogan della miniserie, questa la promessa che la sequenza iniziale di quest’albo, che raccoglie lo scioccante clifflhanger del numero precedente, non manca di mantenere. E non vi sveliamo null’altro per non rovinarvi una lettura appassionante e sconvolgente.

Millar punta tutto su un realismo cinico e crudo, Romita Jr. invece dipinge una realtà improvvisamente fumettizzata e “gory”: la somma è una devastante storia di riscatto che diventa un incubo di sangue senza fine, la caduta in un abisso dal quale, nonostante tutto, ci si vuole emancipare, che sia attraverso la maschera del vigilante o quella dell’ “amico gay”, unica possibilità per stabilire un contatto con una lei irraggiungibile. Il risultato è la fuga da una vita che già dall’adolescenza si prospetta mediocre, solo per sbattere la faccia contro il muro di un mondo che non ha pietà.
Curiosamente, “Kick-Ass” sta uscendo contemporaneamente a “1985“, miniserie sempre scritta da Millar su un altro ragazzino appassionato di fumetti, introverso e con problemi di famiglia, che si scontra con una realtà che prima apparteneva solo ai suoi sogni più sfrenati. Peccato che lì, nonostante l’approccio più empatico, lo scrittore scozzese non riesca ad essere altrettanto brillante.

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