SPECIALE STAR WARS: 30 ANNI
Il 25 maggio 1977 usciva “Star Wars”, una saga che non ha dimenticato di influenzare uno dei media di cui è enormemente debitrice: il fumetto. Glamazonia festeggia questo importante trentesimo anniversario con una cronologia e una guida ragionata a tutte le incarnazioni in carta e inchiostro della ‘galassia lontana lontana’ creata da George Lucas.
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Clone Wars: dal Fumetto al Cinema
di Paolo D’Alessandro
Le Guerre dei Cloni sono tornate là dove erano iniziate, al cinema! Ma non dimentichiamo il campo di battaglia dove sono state combattute con più veemenza: le pagine dei fumetti!
Glamazonia vi propone quindi un doppio sguardo a questo intrigante tema della saga ideata da George Lucas. In primis, uno sguardo a “Star Wars: the Clone Wars“, ultima istanza di celluloide, per così dire, dedicata alla vicenda.
A seguire, una breve carrellata di recensioni, coi riflettori puntati su alcuni significativi momenti della Guerra dei Cloni nel mondo dei comics.
STAR WARS: THE CLONE WARS
Regia di Dave Filoni
Sceneggiatura di Henry Gilroy, Steven Melching, Scott Murphy
Cast:
Matt Lanter – Anakin Skywalker
Ashley Eckstein – Ahsoka Tano
James Arnold Taylor – Obi-Wan Kenobi
Christopher Lee – Conte Dooku
Le Guerre dei Cloni dilagano nella Galassia. I Separatisti hanno rapito il figlio di Jabba the Hutt, costringendolo a chiedere soccorso ai Jedi, in cambio della cessione di alcune rotte iperspaziali da lui controllate. Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker, affiancati dalla padawan Ahsoka Tano, si accollano la responsabilità di una missione resa sempre più difficile dalle oscure manovre del Conte Dooku…
In molti, e a lungo, hanno criticato la Trilogia dei prequel. C’è da dire che, per molti aspetti, questo ritorno di Lucas alla regia e alla scrittura non ha certo aiutato a mantenere alto il giudizio di una delle saghe oggettivamente più importanti della storia del cinema, per quanto ne abbia sicuramente risollevato le sorti (economiche – se ce ne fosse stato bisogno – e non). Eppure, si trattava di film che, nonostante alcuni limiti anche importanti, hanno portato avanti la saga in modo più che degno. Niente a che vedere con questo nuovo lungometraggio animato, “The Clone Wars”.
Partiamo dal lato meramente tecnico-estetico: la ricetta stilistica non è più quella starwarsiana classica. O meglio, è stata ibridata. A questo riguardo, è necessario premettere che, già a partire da “L’attacco dei cloni” e “La vendetta dei Sith”, la grammatica cinematografica di Lucas, o meglio starwarsiana si era ampliata in senso molto più moderno: importanti movimenti di macchina inseriti in complessi e dinamici long take, impennate e grandangoli mai visti in un film della saga, primi piani molto più cospicui e intensi. Che fossero o meno eredità dei coevi film di Peter Jackson possiamo solo supporlo, ma c’è un oggettivo scarto dall’essenzialissimo linguaggio utilizzato fino all’Episodio I, che, essenzialmente, constava di brevi panoramiche e rarissimi carelli (discorso a parte per le battaglie stellari, ma non dilunghiamoci).
Questo “The Clone Wars” raggiunge nuove vette di dinamismo, alla ricerca di un’innovazione che, ahinoi, risulta soltanto forzata e poco autentica, a partire dall’animazione nervosa e un po’ “bambolesca” dei personaggi, che “recitano” poco e male, fino al linguaggio che, nonostante gli scopi, segue il modello standardizzato in produzioni simili. La sfida riuscita di Lucas sembra essere stata quella di ridare forma, esteticamente parlando, al proprio universo: al di là delle fastidiosa limitazioni dell’animazione, è apprezzabile l’approccio quasi pittorico a texture e sfondi, che sfuggono in questo modo a un look troppo computerizzato e freddo, e un character design a metà tra realismo e sintesi espressionista alla Tartakovsky.
Il frangente veramente deludente è quello narrativo: anche per lo standard di film tutto sommato lineari e strutturalmente poco complessi come quelli di Star Wars, il plot di “The Clone Wars” scivola nella più nera piattezza e insipidità. L’intreccio procede per compartimenti stagni (e non è una sorpresa, visto che originariamente si trattava dei primi episodi della serie, fusi in un lungometraggio per volontà di Lucas), fra battaglie campali troppo lunghe e poco vitali condite da una sequela di tentativi assolutamente insulsi di comicità, che tanto ricordano le pessime uscite del vecchio Jar Jar Binks ne “La minaccia fantasma”. A riguardo, vanno segnalate le agghiaccianti scenette dei droidi, ottimo esempio di come si possa far scemare la tensione ridicolizzando in modo assolutamente non necessario il villain di turno.
Visionati i primi episodi della serie televisiva, diventa evidente come la dimensione più congeniale al prodotto sia quella televisiva: gli episodi, anche quando interdipendenti, risultano più equilibrati e digeribili (nonostante i difetti stilistici di cui sopra), e sfruttano la varietà di personaggi e situazioni, attraverso una consolidata alternanza tra mini-arc e episodi monotematici.
Il difetto più grave è però nel soggetto stesso: dopo tre film, una fantastica serie a cartoni e chissà quant’altro, le Guerre dei Cloni hanno perso ogni mordente, e l’abbondanza di informazioni sta abortendo ogni possibile tentativo di climax. Ed è un peccato far cadere nella routine un franchise che avrebbe un potenziale infinito di storie da raccontare.
Ed ecco quindi una carrellata dei momenti migliori (e del peggiore, ahinoi) della produzione fumettistica starwarsiana legata alla lotta fra Separatisti e Repubblica.
STAR WARS: CLONE WARS VOLUME 6 – ON THE FIELDS OF BATTLE
Testi di John Ostrander, Randy Stradley, disegni di Jan Duursema, Brandon Badeaux
128 pagine, colore, brossura, 17×26, $ 13.99
Dark Horse Comics
Le Guerre dei Cloni, quelle che era ancora un piacere seguire, iniziarono nel lontano 2002, alla fine di “Star Wars Episodio 2: L’Attacco dei Cloni”. Pochi mesi dopo l’uscita del film, l’allora serie ammiraglia dell’Expanded Universe cambiò nome in “Republic” e ospitò, nel corso dei suoi ultimi 30 numeri, il grosso dello scontro fra i Separatisti del malvagio Conte Dooku e i guardiani di pace e giustizia nella Repubblica, i Jedi.
In questo volume, grazie a Ostrander e Duursema, il team artistico che più ha impreziosito le letture starwarsiane dell’ultimo decennio, viviamo le avventure di Mace Windu, che con il suo gruppo d’elite di Maestri dimostra alla Gilda dei Cacciatori di Taglie quanto sia pericoloso far del male a un Jedi; poi veniamo catapultati sul fronte con Anakin e Obi-Wan, e infine ci addentriamo nel cuore di tenebra della galassia, con un’altra tappa del sentiero verso l’oscurità di Quinlan Vos, che ormai sembra essere diventato braccio destro del Conte Dooku.
Ostrander e Duursema ci regalano ancora un mix perfetto di azione e introspezione, in un contesto come quello delle Guerre dei Cloni, nelle quali la linea tra giusto e sbagliato, luce e oscurità è disegnata nella sabbia. Peccato per il capitolo intermedio scritto da Stradley e disegnato da Badeaux, che fa prendere respiro dall’arc principale ma non soddisfa. Insomma, c’è tutto, compresa un’emozionante declinazione dark del sense of wonder starwarsiano, belle Twi’lek azzurre che tentano di salvare invano i propri maestri dalla morsa del Lato Oscuro, e veri Maestri che danno sfoggio di cosa significava essere Jedi, in quei “bei” tempi.
STAR WARS: CLONE WARS ADVENTURES 1
Testi di Haden Blackman, disegni di Ben Caldwell, The Fillbach Brothers
96 pagine, colore, brossura, 17×13, $ 6.99
Dark Horse Comics
Le Clone Wars Adventures nascono per cavalcare l’onda del famoso e celebrato cartone animato televisivo di Genndy Tartakovsky, recuperandone stile e mood.
Già da questo primo numero, il sommario è gustoso: l’inseparabile coppia Anakin-Obi-Wan è in missione su un pianeta immerso in una notte perenne; i Maestri Tinn e Windu discutono amabilmente della dialettica fra forza bruta e precisione combattendo un nuovo modello di droide da battaglia; e Kit Fisto scopre una base segreta Separatista nascosta negli abissi del pianeta Mon Calamari.
Nonostante Blackman non riesca davvero a combinare granchè sulle testate regolari (i suoi arc su Republic sono pessimi), nel formato pocket di queste pagine trova una dimensione che gli è senz’altro più congeniale: mini-storie essenziali, in cui in pochi tratti sintetizza caratterizzazioni e dinamiche, combinate all’azione “made in Star Wars”, esattamente come nel cartoon. Ricalcati sul Tartakovsky-style anche i disegni, che seguono, per cause di forza maggiore, composizione e stilizzazioni pseudo-espressioniste che hanno reso famoso Genndy e le sue creazioni. Lettura senz’altro amena, necessaria per i nostalgici del cartoon.
STAR WARS: THE CLONE WARS 1
Testi di Henry Gilroy, disegni di Scott Hepburn e Dan Parsons
32 pagine, colore, spillato, 17×26, $ 2.99
Dark Horse Comics
La Guerra dei Cloni imperversa, e gli abitanti di Togruta sono obbligati a scegliere da che parte stare. Dopo novanta giorni di invasione separatista, Jedi e compagnia riescono a liberare il pianeta e a scoprire un mercato di schiavi.
Gilroy mette su carta tale e quali dinamiche e atmosfere del film d’animazione: stesse gag insulse, stessi plot in cui i personaggi sono solo pupazzetti da muovere, stesso sbadiglio finale. E non è un caso che lo sceneggiatore sia ora uno degli sceneggiatori del film e della serie televisiva, anche se, stranamente, è anche l’unica liasion rimasta con la vecchia serie di Tartakovsky, della quale era co-creatore. Ai disegni, Hepburn tenta di scimmiottare lo stile del cartone 3d, e ci riesce molto bene, almeno dal punto di vista della mancanza di dinamismo. I colori spenti e approssimativi fanno il resto.
Lettura quindi assolutamente sconsigliata, sperando che, come paventato, questa miniserie non si trasformi in una serie regolare.