SUPERMAN 17
Testi di Geoff Johns, disegni di Gary Frank e John Sibal
48 pagine, colore, spillato, formato 17×26, Euro 2.95
Planeta De Agostini
Seconda parte della bella avventura di Johns e Frank. Punto di snodo della trama più approfondimento sui villain, Brainiac 5 fa un brutto scherzo e Superman è Superman anche senza poteri.
articolo di : Dario Biagiotti
Questo numero di Superman andrebbe riportato come esempio nei manuali di sceneggiatura: come condurre la trama verso uno snodo narrativo (in cui necessariamente si devono spiegare al lettore molte cose o gli si devono fornire nuove informazioni) senza appesantire la lettura, anzi, rendendola estremamente piacevole. La carne al fuoco è molta. Ci sono i Legionari che fuggono dalla Terra con la sedicente Justice League alle costole per incontrare Brainiac 5, che nel frattempo è diventato tiranno di Colu. C’è la minaccia di un’offensiva dei Pianeti Uniti contro la Terra, che con la sua xenofobia è uscita fin troppo fuori dal seminato. Approfondiamo, inoltre, la conoscenza di Earth Man e dei suoi scagnozzi, i quali, come tutti i despoti, sotto la scorza delle loro certezze nascondono segreti inconfessabili. E poi c’è Superman, che, anche se senza poteri, dimostra di essere il solo, l’unico e il migliore.
Se la grandezza di Geoff Johns come scrittore si fonda sull’equilibrio narrativo, sulla razionalità dell’intreccio e su una limpidezza formale a cui si unisce un garbato senso dell’ironia e una spiccata predisposizione nel gestire molti personaggi, questo secondo capitolo di Superman e la Legione dei supereroi ne è la dimostrazione. Ma c’è di più. Il discepolo di Grant Morrison mostra una fortissima sensibilità per temi delicati come l’esclusione, la diversità e la xenofobia, e Dio sa se in questo momento, proprio in Italia, non ci sia bisogno di storie come questa (che tanto leggeranno i soliti pochi). Non sembri un torto dedicare così poche righe al disegnatore Gary Frank, che di volta in volta dà prova di essere il disegnatore perfetto per Superman. I suoi volti sono vivissimi, espressivi ma sempre sobri, così come sobria è la sua regia. Forse il vero erede di Curt Swan, meno americano e più europeo, per un Superman a sua volta meno americana e più icona universale.
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