WATCHMEN IL FILM: recensione in anteprima!

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WATCHMEN: IL FILM
Recensione in Anteprima!

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Regia di Zach Snyder – Sceneggiatura di David Hayter e Alex Tse
Tratto dal fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons

Cast:
Malin Akerman – Spettro di Seta II
Billy Crudup – Dr. Manhattan
Matthew Goode – Ozymandias
Jackie Earle Haley – Rorschach
Jeffrey Dean Morgan – Il Comico
Patrick Wilson – Gufo Notturno II


di Dario Beretta

Se c’è una cosa di cui non si può accusare Zack Snyder, è la mancanza di coraggio. L’idea stessa di realizzare un adattamento cinematografico di quella che è considerata la singola, più importante opera del fumetto in lingua inglese, e una delle più importanti in assoluto, ha fatto tremare le gambe anche a registi navigati come Terry Gilliam, che alla fine hanno tutti deciso di non provarci nemmeno. Tutti tranne Snyder, appunto, che invece ha voluto, fortissimamente voluto questo film, e alla fine l’ha spuntata. L’ha spuntata contro le paure, contro le opinioni avverse, contro tutto e tutti. E di coraggio si può parlare anche per il modo in cui alla fine ha affrontato la sfida: con l’intento di fare il minor numero possibile di compromessi, replicando con precisione maniacale buona parte dell’opera originale di Alan Moore, e modificando e tagliando solo dov’era indispensabile. Ma a tanto – evidente – coraggio e amore per l’opera originale, corrisponde poi un risultato all’altezza? È il miglior adattamento che si potesse fare? E se anche lo fosse, è sufficiente a farne un buon film?
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È difficile dare una risposta univoca, soprattutto per chi, come il sottoscritto, ama alla follia la graphic novel originale, e per forza di cose tende a vedere e valutare tutto il film attraverso quell’ottica. Del resto, se state leggendo questo articolo su Glamazonia, invece di andare a cercarvi una recensione su un sito di cinema, significa che molto probabilmente siete anche voi dei lettori di fumetti, e come tali interessati al parere di chi condivide la vostra passione. Ringraziati, com’è doveroso, la Warner e Andrea Voglino per averci concesso l’opportunità di partecipare all’anteprima, passo dunque a darvi le mie personalissime impressioni sulla pellicola.

Il Watchmen di Snyder è un film che mi ha dato sensazioni contrastanti. Da un lato ho apprezzato molto il rispetto portato all’opera originale nella quasi totalità delle scene; dall’altro, questo stesso rispetto è un punto debole, perché trasferire certi dialoghi, certi scambi di battute, dalla pagina stampata allo schermo non sempre funziona. Il risultato è una pellicola che dal punto di vista del ritmo risulta a tratti soporifera, a tratti addirittura troppo affrettata e compressa, con continui strappi che si rendono necessari per condensare oltre 400 pagine di storia in due ore e tre quarti di film. Ma andiamo con ordine, vedendo nel dettaglio cosa va e cosa non va.

090403watchmen02Tra le cose che indubbiamente funzionano, c’è il casting di quasi tutti i personaggi più importanti (vedremo dopo il perché del “quasi”): Patrick Wilson/Gufo Notturno II, Jeffrey Dean Morgan/Il Comico, Jackie Earle Haley/Rorshach e la bellissima Malin Akerman/Spettro di Seta II sono talmente perfetti per le proprie parti che a tratti non ci si crede: sembrano davvero essere appena saltati fuori dalla pagina disegnata. Ottima anche la realizzazione tecnica del Dr. Manhattan, un pelo “finto” forse, ma ci sta, visto che sottolinea il suo distacco dalla realtà, caratteristica fondamentale del personaggio. Nota di merito anche per Carla Gugino, una Spettro di Seta “senior” davvero convincente. Dal punto di vista visivo, poi, non solo c’è grande aderenza alle pagine disegnate, ma c’è in generale un look che cattura lo sguardo, potente quando serve, morbido quando occorre.

Nonostante la prevalente oscurità, non si ha mai quell’impressione “monocromatica” tipica di molti film che abusano della correzione digitale del colore. Le rare scene d’azione sono indubbiamente ben dirette, cool e fanno un uso non esasperato dello slow-motion che è un pò il marchio di fabbrica del regista. Parlando più in generale, i primi trentacinque/quaranta minuti di film sono indiscutibilmente i migliori: eccellente a dir poco il montaggio iniziale con le scene dal passato che raccontano il mondo di Watchmen e lo spiegano a chi non avesse mai letto il fumetto, e le prime apparizioni dei protagonisti sono tutte molto d’impatto ed estremamente fedeli al materiale originale. Emotivamente molto ben realizzata e toccante, la parte iniziale fa sperare davvero nell’avvenuto miracolo. Ma i miracoli sono tali proprio perché raramente accadono, non importa con quanta forza li si invochi. Ed ecco quindi che cominciano a emergere le prime magagne.

090403watchmen03Innanzitutto, l’eccesso di gore: è come se Snyder si sforzasse fin troppo di dimostrare che il suo non è un film per bambini, che non si è piegato al compromesso con la major che l’ha prodotto, con il risultato che alcune trovate sono francamente eccessive, e sfociano nel ridicolo. Ma è un difetto su cui si potrebbe passare sopra. I veri problemi del film sono altri. Il lettore appassionato avverte soprattutto la mancanza di alcuni dettagli fondamentali per la caratterizzazione dei personaggi, e al tempo stesso si rende conto di quanto sia diverso un monologo sulla vita, l’universo e tutto il resto quando non lo si sta godendo parola per parola sulla carta, con quella partecipazione emotiva che solo la lettura sa regalare, ma ci si ritrova a “subirlo” passivamente, con un ritmo deciso da qualcun altro, che non necessariamente corrisponde al nostro. L’esempio più chiaro di questo è rappresentato dalla sequenza delle origini del Dr. Manhattan.

L’aderenza al fumetto è impressionante, ma la narrazione in una tavola disegnata, dove lo sguardo può abbracciare l’insieme e il particolare allo stesso tempo (e vedere così il passato, il presente e il futuro contemporaneamente, proprio come Jon), dove il lettore crea il proprio ritmo, è completamente diversa. La scena è presa di peso dal fumetto e filmata, con una tecnica ineccepibile, ma il medium è un altro, la comunicazione ne risulta inevitabilmente compromessa e il risultato finale è algido e soporifero, soprattutto poi perché rappresenta il culmine di una parte centrale del film dove l’azione praticamente non esiste. Anche un altro dei punti cardine, la conversazione su Marte tra Jon e Laurie, forse il momento più alto e toccante mai scritto da Alan Moore nella sua carriera, non ha lo stesso impatto nella versione cinematografica; non può averlo, perché alla riuscita di quella scena nel fumetto contribuiscono in maniera essenziale i dettagli e le sfumature che l’autore ha disseminato nei numeri precedenti, e che per forza di cose non potevano essere tutti inclusi nel film.
090403watchmen04Ed ecco perché parlavo di parti “affrettate”, perché qui sta il nodo della questione. Infatti, più ancora delle differenze nei meccanismi con cui i due media comunicano, che avrebbero richiesto l’uso di soluzioni paradossalmente meno fedeli all’originale, è proprio il diverso livello di stratificazione di elementi diversi a fare di Watchmen un film “zoppo”. Il problema si presenta soprattutto a livello di caratterizzazione dei personaggi. Per dire la verità, il Gufo Notturno/Daniel, Rorschach e Dr. Manhattan sono quelli che ne risentono meno; sono sicuramente meno sfaccettati di come li conosciamo, ma tutto sommato ancora apprezzabili, ed è probabilmente possibile affezionarvisi anche se non si è letta l’opera di Moore e Gibbons. Però, lo stesso non si può dire di Laurie, che al di là della bellezza dell’attrice non riesce mai a risplendere come meriterebbe anche come character, nè del Comico, la cui natura di essere amorale è liquidata frettolosamente (sebbene la prova dell’attore sia di tutto rispetto, intendiamoci). E le note più dolenti in assoluto arrivano con Ozymandias. Lui è la vera, grande “vittima” di Snyder. Parliamoci chiaro: Matthew Goode è inadeguato per il ruolo. Troppo giovane, ma soprattutto troppo poco carismatico. Ha l’aria da primo della classe, ma di quelli che prenderesti a schiaffi, non di quelli che non puoi fare a meno di ammirare anche se ti battono sempre. A questo bisogna aggiungere anche il carico rappresentato dal fatto che delle sue origini e delle sue motivazioni, nel film, troviamo pochissimo.

Sacrificato all’altare delle due ore e quaranta, forse potrà recuperare un pò nella extended version già prevista per il prossimo anno. Resta il fatto che nel film così come esce al cinema fa la figura del “cattivo” banale, privo di mordente, bravo a menare le mani ma con cui non si riesce mai a entrare in sintonia. Difficilmente riuscirete a sentivi solidali con lui, a capire il suo punto di vista nonostante l’orrore di quello che decide di fare come gesto estremo di ricerca della salvezza per il mondo. E tutto si può dire, ma non che nel fumetto questa ambiguità di sentimenti non fosse invece ben presente e toccante. Poi c’è il finale: un finale diverso da quello del fumetto e, a mio modo di vedere, meno convincente. Intendiamoci: se ne capisce perfettamente il senso nell’economia del film, e non è che si possa dire che non sia un buon finale in assoluto, anzi: se non si conosce l’originale, non stona particolarmente. Però appunto, per chi sa come finisce il “vero” Watchmen, questa è una conclusione che lascia un pò di dubbi in più, ed esce perdente dal confronto. E non solo per l’assenza del calamaro gigante che, anzi, rappresenta il minore dei problemi.

090403watchmen05Di cose da dire che ne sarebbero ancora molte, ma credo di aver abusato abbastanza della vostra pazienza, e quindi passo alle conclusioni. Watchmen è un’opera coraggiosa in tutti i sensi. Sia per il materiale originale a cui si ispira, sia per il modo in cui vi resta il più fedele possibile, sia per come si distacca da tutti i cliché dei film sui supereroi per proporre qualcosa di diverso: un’ucronia noir-fantascientifica dove si parla tanto e si picchia poco. Questo gli va indubbiamente riconosciuto. È sicuramente più dalle parti del film d’autore che di quelle del blockbuster hollywoodiano. Al tempo stesso, però, soffre troppo del tentativo di restare fedele al fumetto nonostante l’evidente impossibilità di riprodurlo davvero: sia per inevitabili limiti di durata, sia per le troppe differenze tra i due media. Perché, come giustamente ha sempre fatto notare Alan Moore, il fumetto di Watchmen è uno di quelli che sfruttano appieno le specifiche comunicative della letteratura disegnata, attraverso una serie di “gimmick” assolutamente irriproducibili in un altro contesto. Il risultato è un film che sicuramente non è brutto (vedi tutti i lati positivi che ho enumerato sopra, uniti a un comparto tecnico di assoluto valore e ad un’ottima recitazione), ma che comunque non convince fino in fondo, perché non riesce ad emozionare quanto dovrebbe e non tiene fede alle sue stesse, altissime pretese. Peccato, perché fin che regge, regge alla grande, ma poi crolla sotto il peso del mondo che ha deciso di caricarsi sulle spalle. Resta però, e va detto per onestà intellettuale, una prova d’appello: l’edizione “definitiva” che uscirà in DVD, con tante scene aggiuntive e il cartone animato “Tales of the Black Freighter” integrato. Riuscirà a risolvere, almeno parzialmente, alcuni dei problemi del film? Avremo modo di scoprirlo e, sicuramente, anche di riparlarne in questa sede.

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