IRON MAN: LA GUERRA DELLE ARMATURE

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Copertine del volume brossurato: IRON MAN: LA GUERRA DELLE ARMATURE

IRON MAN: LA GUERRA DELLE ARMATURE
Testi di David Micheline, Bob Layton e Barry Windsor Smith, disegni di Mark D. Bright  e Barry Windsor Smith
210 pagine, colore, brossura, formato 17×26, Euro 17.00
Panini Comics

di Dario Biagiotti
La maggior parte del fascino di Tony Stark e della sua “protesi avanzata” Iron Man risiede nella ragione, nell’uso dell’intelligenza, del calcolo, della razionalità non solo applicata alla (fanta)scienza da cui nasce la sua celebre armatura, ma soprattutto alla ricerca di terze vie, compromessi, soluzioni che gli permettano di vincere sfide e sconfiggere nemici più o meno titanici. Il genio dello sregolato inventore miliardario è però, insieme, benedizione e condanna, poiché questi, pur avendo creato l’arma più potente al mondo, è obbligato a mantenere il suo stato di invincible costringendosi, per quanto travolto da infiniti guai personali, a un perpetuo upgrade meccanico ed esistenziale. Guai se i cattivi diventano più forti! La storia presentata nel volume, in questo senso, ne fornisce un ottimo esempio, senza contare che rappresenta un capitolo fondamentale della storia editoriale del Vendicatore di ferro. Nella lotta tra Tony Stark e degli individui senza scrupoli che, obbedienti a più di un burattinaio tra esercito e industria bellica, si sono appropriati per scopi criminali della tecnologia di Iron Man, a emergere è prima di tutto proprio il conflitto interiore dell’eroe e il risultato della sua condanna, con l’armatura che, nell’onirico e bellissimo episodio di Barry Windsor Smith, diventa un mostro terribile e imbattibile. Ma non c’è solo la vicenda. E’ la narrazione stessa a “somigliare” a Iron Man.
La scrittura di David Micheline e Bob Layton è rigorosa, sobria, efficiente, razionale come Tony Stark, anche se paga la pesantezza dei mezzi espressivi che, dai tempi in cui è uscita l’opera, sembrano invecchiati male. La sceneggiatura, escludendo la già citata concessione all’irrazionale di Smith, procede spedita e sicura dall’inizio alla fine con l’efficienza di un’armatura, ben aiutata dal tratto pulito ed essenziale di Bright e dai colori pop di Sharen e Yomtov. Piacevole come i disegni di un progetto, in cui la mano dell’autore, a volte, sembra tremare.

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