Ve lo sareste immaginato che i vari Stan Lee e Jack Kirby iniziarono la loro carriera con “funny anmails” e donnine? E che alcuni personaggi sono passati dalla Marvel alla DC per problemi di stipendio? E, soprattutto, che la Marvel non è sempre stata quella che è oggi?
In questo articolo, estratto dal numero speciale di Fumettomania, Max Brighel – ex traduttore DC e Marvel per Granata/Play Press e Star Comics, oggi editor/curatore di comics e manga Panini Comics – vi racconta i primi decenni della storia della Casa delle Idee.
Mario Benenati
La parabola della Timely
di Max Brighel
Forse già sapete che l’attuale Marvel prese il via nel 1961 con Fantastic Four 1 e continuò nei decenni successivi con tante collane a voi note; ma la sua storia di casa editrice ha inizio nel 1939 quando l’editore Martin Goodman pubblicò Marvel Comics n.1.
A quei tempi, la casa editrice si chiamava però Timely Publications e offriva ai suoi lettori storie di supereroi (tra cui la Torcia Umana di Carl Burgos, il Sub-Mariner di Bill Everett e il Capitan America di Simon & Kirby), funny animals (i cosiddetti animali parlanti umanizzati) e umorismo adolescenziale à la Archie. La Timely non fu mai tanto importante quanto la All-American/National (la futura DC Comics) durante gli anni ’40, ma pubblicò alcuni albi a fumetti che divennero molto popolari come Captain America Comics e Sub-Mariner Comics.
Per la fine degli anni ’40, tuttavia, poiché l’interesse per i supereroi cominciava a scemare, gli scrittori, i disegnatori e gli editor di Goodman iniziarono a mettere fuori fumetti di molti nuovi generi (avventura classica, gialli, horror/fantasy, rosa, umoristico, fantascienza, guerra e western) i quali, nella gran parte dei casi, sostituirono i precedenti. Nei primi anni del decennio successivo, il nome Timely cessò definitivamente di essere usato: gli autori di Goodman, comunque, continuarono a lavorare nei suoi uffici, da cui uscirono quasi sempre per motivi finanziari comics senza marchio e casa editrice definiti, eccettuato un piccolo globo con su scritta la parola “Atlas”. Rimandando ad un prossimo articolo l’excursus sul periodo Atlas che va dai primi anni ’50 al 1961, vi propongo stavolta una brevissima panoramica del decennio Timely nella cosiddetta Golden Age (età dell’oro) dei comics…
Gli inizi
Sul finire degli anni ’30, Martin Goodman era l’editore di diverse “pulp magazines” (riviste antologiche a basso prezzo con racconti illustrati) di scarso successo quali Complete Western Book e Star Detectives e, come tanti colleghi, era disperatamente alla ricerca di nuovi trend nell’editoria. Narra la leggenda che, nell’estate del 1939, fu avvicinato da Frank Torpey, manager di vari fumettari riuniti sotto il marchio Funnies Incorporated, il quale gli propose di pubblicare una rivista a fumetti eroici intitolata Marvel Comics, che emulasse il basso costo ed il crescente successo sin dall’uscita, di Action Comics 1 del giugno 1938, con la prima storia di Superman. Così, Goodman ordinò un gruppo di storie con nuovi e originali eroi alla Funnies Inc. e questa fornì l’incarico agli autori che riteneva più adatti: così Carl Burgos creò la Torcia Umana, Paul Gustavson ideò l’originale Angelo (un debole emulo di Simon Templar il Santo), e Bill Everett usò la sua creazione Sub-Mariner, inizialmente sviluppata e apparsa su Motion Picture Funnies’ Weekly, rivista promozionale regalata nei cinema. Questi tre personaggi insieme con Ka-Zar il grande (un eroe studiato per le pulp magazines di Goodman poi rinnovato dalla Marvel), Jungle Terror, Masked Raider (un Lone Ranger con poca immaginazione) composero il cast di Marvel Comics n.1 datato ottobre 1939: una pietra miliare nella storia dei fumetti di supereroi.
Il periodo anteguerra
Abbastanza contento dei risultati di vendita di Marvel Comics da ordinare altre storie, Goodman decise di comporre uno staff fisso per la sua nuova linea di fumetti iniziando con l’assumere l’editor/scrittore/disegnatore Joe Simon, uno dei collaboratori della Funnies Inc.. Per capitalizzare il successo, l’editore pensò di trasformare l’albo di prova in una collana regolare, aggiungendo la parola “mystery” nel titolo e cercando di coprire quanti più generi avventurosi possibili con personaggi come American Ace, Ferret, ed Electro la Meraviglia dell’epoca. Nel gennaio 1940, ideò poi una seconda rivista fallita dopo sole 8 uscite, Daring Mystery Comics, che ebbe la particolarità di presentare nuovi personaggi di Joe Simon praticamente in ogni numero: eroi dimenticati come John Steele, Trojak l’uomo tigre e Marvex il super-robot. Non dandosi per vinto, Goodman lanciò Mystic Comics, che soffrì dello stesso problema di Daring pur presentando storie di qualità superiore, e l’infame Red Raven Comics, che chiuse dopo… un solo numero! In particolare, su Mystic 1 debuttò il supergruppo chiamato 3Xs ispirato all’allora popolare trasmissione radiofonica I love a mystery ma, a causa della pessima qualità di storie e disegni, non arrivò molto in là.
Per ristabilirsi da questa sequenza di insuccessi, l’editore pensò bene di far incontrare i due suoi eroi più famosi (la Torcia Umana e Sub-Mariner) in un’unica storia firmata da entrambi i loro creatori: il primo vero crossover della storia dei fumetti Marvel! Questa idea così innovativa fece aumentare le già buone vendite di Marvel Mystery Comics, spingendo Goodman a liberarsi della Funnies Inc. (di cui acquistò tutti i personaggi) e a contare soltanto sul pool di autori nel frattempo contattati da Simon per lo staff di freelance della Timely.
Nell’autunno del 1940, Goodman fu pronto a espandere la sua linea di fumetti con varie testate tra cui Human Torch, un’altra rivista antologica con il suo personaggio di punta che ( non posso crederci io stesso!) partì dal n. 2 seguendo la numerazione di Red Raven e introducendo il giovane partner della Torcia: Toro. Puntando sulla sempre più proficua collaborazione tra Joe Simon e l’amico Jacob Kurtzberg (in arte Jack Kirby!), Goodman chiese loro di inventare nuovi eroi, e i due se ne vennero fuori con un personaggio che cambiò letteralmente la storia dei fumetti: Capitan America. La guerra era nell’aria ed era impossibile evitarne l’argomento, così Simon & Kirby pensarono bene di inventare un eroe patriottico che combattesse i temuti nazisti come già avevano fatto la Torcia e Sub-Mariner (il quale da lì a poco acquisì una testata personale), nonché la loro precedente creazione, Marvel Boy. E Captain America Comics 1, datato marzo 1941, fu un immediato best-seller arrivando a vendere addirittura un milione di copie a settimana: un successo goduto anche da Simon & Kirby che, grazie a una sottospecie di asta portata avanti per circa un anno, riuscirono a spillare a Goodman una percentuale sulle vendite. Naturalmente, Cap non fu il primo eroe patriottico, ma eclissò in breve tempo tutti gli altri agli occhi del pubblico americano grazie alla potenza narrativa di Simon & Kirby. Nel frattempo, lo staff fisso della Timely continuava a crescere e, dopo l’inchiostratore Syd Shores, ne entrò a far parte il cugino di Goodman: Stanley Lieber, un signore che sarebbe diventato un giorno popolare con lo pseudonimo di… Stan Lee! La sua prima storia fu contenuta in Captain America Comics 3, un albo memorabile che, in copertina, sfoggiava il primo Cap del grande Alex Schomburg e, all’interno, il ritorno di un personaggio poi diventato un’icona di pura malvagità a fumetti: il Teschio Rosso!
L’estate del 1941 fu molto intensa per lo staff Timely, poiché i profitti accumulati da Goodman lo spinsero a chiedere a Simon & Kirby una nuova serie: All-Winners Comics, un albo con protagonisti tutti i personaggi più famosi della Timely, almeno inizialmente non ispirato all’analogo della National (All-Star Comics con la Justice Society of America). Fu poi la volta dell’innovativo Young Allies 1, un fumetto unicamente dedicato ai ragazzini con protagonisti Toro, Bucky (il giovane partner di Cap) e un gruppo di adolescenti di New York City, vale a dire Knuckler, Whitewash (un nero piuttosto stereotipato come Ebony, il socio di Spirit), Tubby e Jeff. Questa fu l’ultima importante creazione compiuta per la Timely da Simon & Kirby, che decisero di non essere abbastanza pagati da Goodman in rapporto alla quantità e alla qualità del loro lavoro, passando completamente alla National quando furono trovati da Stan Lee con le mani… nella pagina disegnata. Con la loro partenza, Lee diventò caporedattore e la Timely si perse alcuni loro personaggi memorabili come Sandman, Guardian e la Newsboy Legion che sarebbero andati ad arricchire la National. Poi i Giapponesi bombardarono Pearl Harbour e tutto cambiò improvvisamente…
Gli anni della guerra
Uno dei più ovvi cambiamenti nei fumetti Timely fu quello dell’identità del nemico: gli eroi avevano, infatti, combattuto per più di un anno i Tedeschi, ma non si erano mai scatenati contro i Giapponesi… Inizialmente poco conscio delle azioni giapponesi nel sudest asiatico, dopo Pearl Harbour, il pubblico americano realizzò il “pericolo giallo” e questo fu subito riflesso in Captain America Comics 13 (datato aprile 1942), in cui si può tranquillamente affermare che apparve il primo giapponese stereotipato della storia dei fumetti. La chiamata alle armi, purtroppo, arrivò anche per alcuni membri dello staff Timely come Stan Lee, Bill Everett e Carl Burgos, ma questo non rallentò in alcun modo la casa editrice che, anzi, espanse staff e produzione. Consapevole del successo che la Dell stava avendo con i personaggi disneyani, Goodman lanciò Comedy Comics e Joker Comics, dove debuttarono praticamente i grandissimi Basil Wolverton (con il suo personaggio Powerhouse Pepper), e Harvey Kurtzman. Su Comedy Comics, una rivista iniziata con storie di supereroi come The Fin di Bill Everett e Citizen V di Ben Thompson, fece la sua prima apparizione un personaggio diventato poi importante per la Timely quanto Capitan America: Super Rabbit! Completamente dimenticato al giorno d’oggi, questo super-coniglio non fu il primo della storia dei fumetti ma, oltre che nella sua testata, apparve in tutti gli albi di “funny animals” della Timely, e fu sempre realizzato con abilità e amore. Proprio in questo periodo, Lee fu sostituito da un esperto di questo genere, Vincent Fago, che aveva lavorato su Braccio di ferro e Betty Boop per gli studi Max Fleischer. Oltre a Wolverton e Kurtzman, i grossi nomi della Timely dell’epoca erano Otto Binder, Syd Shores e Alex Schomburg che lavoravano prevalentemente su albi di “funny animals”, ormai diventati più popolari di quelli di supereroi.
Alla fine del 1942, la Timely iniziò a pubblicare Miss Fury, una serie su di una supereroina realizzata da una delle poche donne che lavoravano all’epoca nel campo dei fumetti, ovverosia Tarpe Mills che aveva creato il personaggio per le strisce quotidiane. Altri personaggi femminili, la Bionda Fantasma (riapparsa negli anni ’90 su She-Hulk) e Miss America, apparvero nell’estate 1943 su All-Select che, addirittura, con il n. 12 cambiò il proprio nome in Blonde Phantom. Miss America fu, tuttavia, la prima vera eroina della casa editrice e, pur essendo fondamentalmente una versione più potente di Capitan America, fu accolta positivamente dal pubblico guadagnandosi presto una sua collana. Per qualche misteriosa ragione, Miss America si trasformò in una collana di storie rosa per ragazzine diventando anche più popolare di prima grazie a personaggi come Millie la modella, Nellie l’infermiera e Patsy Walker.
Nonostante la scarsità di carta e talenti causata dalla guerra, l’industria dei fumetti continuava ad andare forte e addirittura Capitan America divenne protagonista di un film di successo della Republic Pictures: questo poiché il governo spediva comics al fronte tra i generi di prima necessità e i bambini erano diventati appassionati di “funny animals”. L’eminente magazine Newsweek stabilì, infatti, in un articolo del 1943 che gli editori di fumetti vendevano qualcosa come 25 milioni di copie mensili per un totale di 30 milioni di dollari di incasso. Ma il successo non poteva durare.
Declino e caduta
Sebbene la fine della guerra giocò una grossa parte nella fine della Timely, non fu certo la sola causa. La diminuzione d’interesse per i supereroi in generale era iniziata poco prima della guerra e, anche se la nostra casa editrice aveva già iniziato ad allontanarsi dal genere, questo influì negativamente sul suo andamento. Tra l’altro, i cattivi non potevano più essere tedeschi e giapponesi e, anche se le generazioni successive avrebbero preferito quelli in costume, il logico sostituto post-bellico non fu trovato immediatamente.
Perso il supporto del governo che non spediva più i fumetti ai soldati, le case editrici non ritrovarono il loro pubblico usuale nei veterani, che preferirono spendere i loro soldi in altre cose; inoltre, le donne e i ragazzini, divenuti più ricchi grazie ai lavori compiuti durante la guerra, ritornarono alle loro abitudini e al loro status sociale. Il cambiamento dei gusti del pubblico, adesso più propenso ad avventure realistiche come si evince d’altronde dal cinema e dalla letteratura del periodo, portò quindi a una crisi soprattutto del genere supereroico che, istituzionalmente, è incapace di realismo puro.
Negli anni ’50, quindi, la Timely conobbe un minimo storico che, però, fu ravvivato da qualche bella pensata di Stan Lee, il quale già iniziava a far muovere vorticosamente le rotelle del suo cervello. Millie la modella e gli altri fumetti per ragazze furono una sua idea, e anche il più grosso supergruppo della Timely dopo i 3Xs, l’All-Winners Squad, che consisteva di Capitan America, Bucky, la Torcia Umana e Toro, Miss America e la Trottola. Fu da queste basi che Roy Thomas creò negli anni 70 il supergruppo degli Invasori. Visto il buon successo di Blonde Phantom, Lee lanciò poi altri tre albi dedicati a supereroine: Namora, Sun-Girl e Venus, ma, a causa della loro scarsa qualità, solo quest’ultimo durò più di tre numeri. Per quanto grandi fossero stati i suoi sforzi, Lee non poté impedire la cancellazione o il cambiamento di genere di testate supereroiche che erano state popolari fino ad allora.
Ovviamente, la casa editrice di Goodman non cessò le pubblicazioni come Timely vera e propria a causa della crisi dei supereroi tuttavia, come detto in apertura, iniziò a occuparsi di altri generi entrando nella cosiddetta era Atlas.