70 ANNI DI SUPERMAN IN ITALIA /3

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SPECIALE: 70 ANNI DI SUPERMAN IN ITALIA

Terza parte della serie di articoli dedicati a Superman in occasione dei 70 anni dalla prima pubblicazione di Superman in Italia. Questa volta vi proponiamo un’intervista a Joe Shuster e un approfondimento sul mito dell’Übermensch di Nietzche.

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Happy Brithday, Joe Shuster!

di Kirk Kimball aka Robby Reed (trad. di Alessandro Neri)

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Caricature di Jerry Siegel (a sinistra), Joe Shuster (a destra) e della loro creazione (ovviamente al centro).

091305sci_fi_schusterThe Reign of the Superman

Joe Shuster, artista originario del Canada, e il suo amico, lo scrittore Jerry Siegel, crearono nel 1932 il primo giornalino di fantascienza, che chiamarono semplicemente “Science Fiction”. Il terzo numero di questa fanzine ciclostilata (nell’immagine) conteneva la prima storia di Superman fatta dai due giovani, dal titolo “The Reign of the Superman“. In realtà non è proprio una storia su Superman, perché quel grosso tipo calvo che si protende in doppia pagina nell’immagine qui sotto e che sta gesticolando minacciosamente è il Superman di questa storia! Oggi rendiamo un tributo a Joe Shuster, in occasione del suo compleanno, con una sua intervista.

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INTERVISTA A JOE SHUSTER

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Da dove vengono i nomi “Superman” e “Clark Kent”?

JOE SHUSTER: “Jerry creò tutti i nomi. Eravamo dei grandi appassionati di film, ci ispiravano gli attori e le attrici che vedevamo. Per Clark Kent, combinò i nomi di Clark Gable e Kent Taylor. Metropolis, la città di Superman, viene dal film di Fritz Lang, che amavamo entrambi”.

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Usavi dei modelli per disegnare Superman e Clark?

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“Ero ispirato dal cinema. Nei film muti il mio eroe era Douglas Fairbanks Senior, molto agile e atletico. Quindi penso che potrebbe averci influenzato, anche nell’atteggiamento.
Aveva una posizione che usavo spesso per disegnare Superman. Si vede in molti suoi ruoli, compreso Robin Hood, che stava sempre con le mani sui fianchi e a gambe divaricate, ridendo, senza mai prendere nulla seriamente. Clark Kent, penso che abbia qualcosa di Harold Lloyd”.

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Jerry Siegel (tutto a sinistra) e Joe Shuster (tutto a destra) in una foto pubblicitaria per una campagna per la Seconda Guerra Mondiale.

Cosa ti ricordi di Action Comics n.1?

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Action n.1 [Luglio 1938] fu impaginato usando direttamente le strisce preparate per i quotidiani. La redazione aveva fretta di chiudere il primo numero in tempo per la stampa. Tutto avvenne molto velocemente; presero la decisione di pubblicarlo e ci dissero: “Andate a fare 13 pagine basate sulla vostra striscia”.

Fu un lavoro fatto in fretta, e una delle cose che mi piace di meno è proprio affrettare il mio lavoro. Sono troppo perfezionista per fare qualcosa di mediocre. La sola soluzione che Jerry ed io trovammo era di ritagliare le strisce e risistemarle su un foglio delle dimensioni di una pagina.

Se qualche quadretto era troppo lungo lo accorciavamo (lo tagliavamo), se era troppo corto lo allungavamo. Si vede che alcune delle strisce erano allungate per adattarsi alle dimensioni della pagina; era un lavoro abbastanza artistico”.

Come venne fuori il simbolo della “S”, e quante versioni ne faceste?

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“Jerry ed io ne discutemmo nei dettagli. Si disse: ‘Mettiamo qualcosa sul davanti’. All’inizio pensai che potevamo mettere la prima lettera del nome del personaggio. La S ci sembrò perfetta. Dopo che ci era venuta questa idea, ci dicemmo infantilmente: “Beh, è la prima lettera di Siegel e Shuster”. Progressivamente, man mano che il fumetto evolveva, l’emblema diventava sempre più largo. Si può notare che all’inizio era abbastanza piccolo. Effettivamente era fatto come uno scudo.Non posso descriverlo, ma pensavo a quello che in genere si chiama ‘stemma’. Sì, quando lo feci avevo in testa uno stemma araldico.  Era un piccolo triangolo elaborato con delle curve in alto.

Avevo in testa anche gli eroi classici e gli uomini forti, e questo si vede nelle calzature. Nella terza versione Superman calzava dei sandali allacciati fino a metà polpaccio. Si può vedere anche sulla cover di Action n.1, sebbene siano stati colorati di rosso per sembrare degli stivali quando il fumetto fu stampato”.

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Da dove veniva il costume di Superman?

“Fu ispirato dai film in costume di Fairbanks: ci influenzarono molto. Fece Il Segno di Zorro, Robin Hood e il meraviglioso The Black Plrate – questi sono quelli che mi ricordo che ci piacevano. Fairbanks volteggiava sulle funi, in modo simile al volo di Superman – o come Tarzan su una liana.

Prima che io mettessi qualcosa su carta, Jerry ed io Jerry ne parlavamo prendendo in considerazione qualsiasi cosa. Jerry diceva “Allora, che ne dici di questo, o di quest’altro, o come farlo questo?”. E convenivo sulla sensazione dinamica che avrebbe dato un mantello in movimento durante il volo o il salto. Aiutava davvero ed era facile da disegnare”.

Avete avuto qualche influenza sui cartoni animati di Max Fleischer su Superman?

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 “Fu totalmente per caso. Ero a Miami per una visita, e una persona che mi conosceva mi disse ‘Ti piacerebbe venire a visitare gli Studios?’.

Risposi ‘Sì, mi piacerebbe vederli fare Superman’. Stavano appena cominciando. Ci andai e ne rimasi affascinato. E suggerii, ‘Sarei disposto a disegnare qualche schizzo per mostrarvi come è Superman è di profilo, di fronte, tre quarti; come appare Clark e come è Lois’.

Dissero, elegantemente, che gli sarebbe piaciuto che lo facessi. Allora mi sedetti e passai un paio di giorni disegnando dei modelli. Mi piaceva farlo ed essere coinvolto. E fummo fortunati, ci dedicarono un rigo nei credit del cartone”.

Cosa vi condusse a fare di Superman un alieno di un altro pianeta?

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“Jerry rovesciò la formula usuale del supereroe che va in un altro pianeta. Mise il supereroe in un ambiente ordinario, familiare, al contrario di come facevano gli altri nella maggior parte dei racconti di science fiction. Per quanto io possa ricordare, era la prima volta che veniva fatto”.


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Il Regno del Superuomo

di Kirk Kimball aka Robby Reed (trad. di Alessandro Neri)

Il Superman di Siegel e Shuster non fece la sua prima apparizione su Action Comics n.1. Come Jerry Siegel ricorda “Con Joe Shuster come direttore artistico, e io come direttore, pubblicai la fanzine ‘Science Fiction’ sulla macchina ciclostile della Glenville High School. Nel Gennaio 1933 su ‘Science Fiction’ uscì una storia che avevo scritto nel 1932 intitolata ‘The Reign of the Superman’ “.

La copertina di quella uscita di Science Fiction è a destra, mentre le due pagine che aprono la storia con una illustrazione del partner di Siegel, Joe Shuster, è mostrata sotto. Siegel scelse di usare uno pseudonimo per la storia, nei cui crediti troviamo “Herbert S. Fine”.

In “The Reign of the Superman”, il Superman del titolo non è il nostro supereroe volante rosso e blu, ma un genio malvagio. “Il Superman” è un essere umano normale finché non riceve dei superpoteri da uno scienziato matto pelato simile a Lex Luthor (è quello raffigurato nella doppia pagina qui sopra), e diventa malvagio!

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Siccome niente in questa fanzine primitiva era composto, il testo della storia  fu semplicemente battuto da Siegel sulla sua macchina da scrivere, poi le poche illustrazioni di Shuster venivano incollate al loro posto accanto al testo dattiloscritto – come si vede nella pagina qui a destra tratta dalla storia.

NIETZSCHE, PADRE DEL SUPERUOMO

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Ovviamente, Jerry Siegel non era il primo a descrivere un “Superman.” Il concetto fu inventato dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che è anche famoso per il detto “Dio è morto”. Dicendo questo, Nietzsche non intendeva che Dio era morto allora (come se una cosa del genere fosse possibile!).  La frase completa è “Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso” volendo dire che l’influenza di Dio sulla cultura occidentale è morta.

Per Nietzsche, l’assenza dell’influenza di Dio lasciava un vuoto morale, tanto che era necessario creare una nuova moralità, basata completamente sulla volontà dell’uomo. Ogni cosa vivente lotta “per crescere, diffondersi, possedere e predominare. Non per una morale o immoralità, ma perché è la vita, e perché la vita semplicemente E’ volonta di potenza”. Così Nietzsche scrisse in “Beyond Good and Evil.

Nella sua opera più famosa, “Also Sprach Zarathustra” (“Così parlò Zarathustra”), Nietzsche proclama che il successo ultimo della razza umana sarà di produrre ciò che lui chiama il “Superuomo” o, in originale tedesco, “Übermensch”. Cosa significa letteralmente?

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“Über” è un avverbio che vuol dire “sopra,” “superiore a,” o “fuori da”, come in “Überwindung” (“superamento”) o “übernatürlich” (“soprannaturale”).

”Mensch” è un nome che vuol dire “umano”, e non solo “uomo”, perché di solito è senza genere come in “übermenschlichen kräften” (“forza sovrumana”).

“Übermensch” significa, alla lettera, “Super-umano,” e il termine descrive un essere che sta sopra, che è superiore ai normali umani… un superuomo, un SUPERMAN!

DIFFERENTI VEDUTE SUL SIGNIFICATO DI “SUPERUOMO”

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Il giovane Jerry Siegel era stato ispirato dal concetto nicciano di Superuomo – e, sfortunatamente per il mondo, lo fu anche un giovane austriaco naturalizzato tedesco, il cui nome era Adolf Hitler.
Sappiamo che il prossimo dittatore assoluto della Germania era un ammiratore di Nietzsche perchè possedeva un busto dello scrittore tedesco, e lui stesso partecipò nel 1935 al funerale della sorella di Nietzsche. Più tardi i Nazisti costruirono un monumento a Nietzsche.

Hitler credeva nella superiorità ariana e voleva creare una nuova razza di superuomini ariani. Sotto il suo regno, il “Regno dei Superuomini”, l’umanità sarebbe stata libera dalla “illusione sporca e degradante chiamata coscienza e morale”, dal “ fardello della volontà libera” e dalla “responsabilità personale”, che sarà portata da esseri superiori che prenderanno le decisioni. (Cavolo, SEMBRA una grande idea, no? Il FARDELLO della libera volontà? Ma qualcuno spari a questo tizio! Unknown Soldier, che aspetti?)

Nietzsche negava categoricamente che un vero “Superuomo” fosse esistito fino a quel punto. Qualche individuo particolarmente brillante ci andò vicino, come Leonardo da Vinci, Michelangelo, Shakespeare, Goethe, Giulio Cesare e Napoleone, ma nessuno riuscva a soddisfare pienamente la visione di Nietszche e certamente non Hitler, il pazzo egomaniaco che probabilmente vedeva in sé stesso il Superuomo.

Ciò sarebbe risultato assolutamente impossibile, perché a differenza di Hitler, ossessionato dal concetto di razza, Nietzsche NON credeva che la superiorità o l’inferiorità fossero determinate dalla razza. Nietzsche sosteneva che un membro di qualsiasi razza poteva diventare l’Übermensch, attraverso la vittoria del nichilismo. Non c’era nessuna relazione con la razza. Inoltre Hitler era ben poco “buono da far paura”, come Nietzche descriveva il suo Superuomo.

SIEGEL ATTACCA I NAZISTI, I NAZISTI ATTACCANO SIEGEL

In realtà, il Superman creato da Siegel e Shuster era molto più vicino all’ideale di Nietzsche che alla mutilazione (probabilmente intenzionale) della sua opera da parte di quel pazzo di Hitler. I Nazisti erano a conoscenza del Superman della DC Comics e arrivarono a pubblicare un comunicato di propaganda per attaccare e screditare Siegel:

“Jerry Siegel,” iniziava il rimprovero nazista, “un individuo circonciso intellettualmente e fisicamente che ha il suo quartier generale a New York, è il creatore di un pittoresco personaggio, dall’aspetto imponente, dal corpo poderoso, con un costume da bagno rosso, che gode dell’abilità di volare nell’aria. L’inventivo israelita ha chiamato questo tipo simpatico dal corpo sovrasviluppato e dall’intelletto sottosviluppato ‘Superman’ ” (Das Schwarze Korps, 25 Aprile 1940)

Qual era esattamente la visione nicciana del Superuomo? Qui di seguito viene spiegata in qualche frase dal filosofo tedesco stesso, nella sua opera più famosa (PESANTEMENTE adattata da me, Robby Reed, autore di questo articolo e creatore di questo blog). Penso che lo troverete chiarificante sulla relazione col NOSTRO Superman, Kal-El di Krypton, in particolare l’ultima riga! Ecco qua “Così parlò Zarathustra”, scritto da Nietzsche nel 1896.

CITAZIONI SCELTE DA
“COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA” di FRIEDRICH NIETZSCHE

“Giunto a trent’anni, Zarathustra lasciò il suo paese e il lago natio, e si ritirò sui monti. Là, per dieci anni, senza stancarsi, godette del suo spirito e della sua solitudine. Ma alla fine il suo cuore mutò.

E un giorno si alzò con l’aurora, avanzò verso il sole e così gli parlo: ‘O grande astro! Cosa sarebbe mai la tua gioia se non vi fossero coloro che tu illumini! Zarathustra vuole di nuovo essere uomo’. Così cominciò la discesa di Zarathustra.

Un vecchio disse a Zarathustra: “Zarathustra si è svegliato! Cosa farai nella terra degli addormentati?”

Zarathustra rispose: “Porto un regalo agli uomini”.

E Zarathustra parlò così alla gente: “Ascoltate, io vi insegno il Superuomo! Il Superuomo è il senso della terra. E così il vostro volere dica: il Superuomo deve essere il senso della terra!

Una volta il crimine contro Dio era il più grande peccato; ma Dio è morto, e con lui sono morti anche i colpevoli di quel crimine. Oggi la colpa più orribile è peccare contro la terra, e tenere in più alto pregio il cuore dell’impenetrabile che il senso della terra!

L’uomo è veramente un fiume melmoso. Bisogna essere un mare per accogliere un fiume così sudicio senza rimanerne insudiciati. Ascoltate, io vi insegno il Superuomo: egli è questo mare.
Dov’è il fulmine che vi lambisce con la sua lingua? Dove la follia dalla quale voi dovreste essere vaccinati? Vedete, io vi insegno il Superuomo: egli è questo fulmine, egli è questa follia!

L’uomo è una corda, tesa tra l’animale e il Superuomo, una corda sopra un precipizio. Un pericoloso attraversamento, un pericoloso andamento, un pericoloso volgersi indietro, un pericoloso trasalire ed arrestarsi.
Ma io voglio vedere voi, o vicini e prossimi, ben vestiti, vanitosi e dignitosi, come i ‘buoni e giusti’. E travestito, mi siederò tra voi, perché possa illudermi su di voi e su me stesso.

Vedete, io sono un annunciatore del fulmine e una goccia pesante del nembo: ma il fulmine si chiama Superuomo. Là dove lo Stato finisce, guardate dunque là, fratelli miei! Non vedete l’arcobaleno e il ponte del Superuomo?


Non è mai esistito un Superuomo. Così estranei siete voi e le vostre anime alle cose grandi, che il Superuomo, nella sua bontà, vi sembrerebbe spaventoso! E voi saggi e sapienti, voi fuggireste via dal bruciante sole della sapienza, in cui il Superuomo si immergerà con gioia!

Voi, gli uomini più alti di cui ho conoscenza! Questo è il mio dubbio su di voi, e il senso del mio sorriso: sospetto che voi chiamereste il mio Superuomo un diavolo! Ahimè, mi sono stancato degli alti e dei migliori: dalle loro altezze ho desiderio di andare più in alto, fuori, via, lontano, verso il Superuomo! (up, out, and away to the Superman!)

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L’articolo è tradotto con il consenso dell’autore.
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