Dopo l’introduzione del fondatore di Glamazonia, Marcello Vaccari, iniziamo con gli articoli dedicati ai Trent’anni di Sandman.
Mario Benenati
Rilettura di “Brief Lives” di Neil Gaiman
alla luce di uno studio sul “Paradise Lost” di John Milton.
Di Fabio Ciaramaglia
A volte, non lo si può negare, il caso è molto amico di chi, per passione o per professione, studia dei testi più o meno letterari.
In un freddo e uggioso week-end novembrino (l’articolo originario è del novembre 2000, NdR), con concentrazione forte ma alterna, come mio solito, mi sono ritrovato a rileggere la graphic novel Vite Brevi (The Sandman: #41-49).
Avevo già letto il suddetto volume in inglese, ma, nonostante una più che sufficiente padronanza della lingua, parecchie cose erano restate per me oscure. Tuttavia, anche dopo averlo letto in traduzione, non certo per demerito dei traduttori o dell’autore Neil Gaiman, sono rimasto ancora perplesso su alcuni passi. Infine, pensai che mi sarebbe venuta incontro la eccellente intro-post-fazione di Peter Straub, ma purtroppo essa ha alzato più quesiti irrisolti che risposte.
Il volume ha una trama alquanto lineare ma che è anche molto ben strutturata. Essa è molto semplice: Delirio, la più giovane degli Endless (Infiniti), decide di trovare suo fratello Distruzione, che aveva a sua volta deciso di abbandonare le sue responsabilità; cerca quindi di coinvolgere la sua famiglia ricevendo secchi rifiuti da Desiderio e Disperazione, ma un disinvolto acconsento dal fratello maggiore Sogno. Nel momento in cui la ricerca inizia, alcune difese preparate da Distruzione iniziano ad uccidere le persone che una volta lui aveva conosciuto e che avrebbero potuto essere utili a ritrovarlo. Dopo un momento di incertezza (come suo solito) e di ripensamento, Sogno torna a cercare Distruzione insieme a Delirio e scopre che per trovarlo, dovrà sentire il responso di un oracolo. Tuttavia l’unico oracolo che può conoscere dettagli riguardanti gli Endless è uno di famiglia, il figlio di Sogno, Orfeo. Costui, in una saga precedente, dopo aver tentato di riprendere l’amata Euridice dal Regno dei Morti e aver fallito, fu decapitato dalle Baccanti (in Sandman Special #1), ma la sua testa ha continuato a vivere per secoli (vedi Sandman #29). Il punto nodale della vicenda è che Sogno aveva promesso di non rivedere più suo figlio, reo di non aver capito la sua funzione di mortale; e ora, in cambio dell’informazione, Orfeo chiede a suo padre di togliergli la vita e donargli quell’eterno riposo tanto agognato. Dopo di ciò avviene l’incontro fra Sogno e Distruzione, con qualche battuta astrusa di Barnaba, suo cane parlante, e della sconvolgente Delirio. Il libro quindi si chiude com’è iniziato, con il custode del tempio in cui era Orfeo che pensa che sarà una bella giornata, con Sogno che è disperato (all’inizio per l’abbandono di Thessalie, alla fine per ciò che ha dovuto fare ad Orfeo), all’insegna della più evidente (e fittizia, a mio avviso, perché invece molte cose sono cambiate) ciclicità. Passiamo però attraverso il pensiero di Desiderio, l’androgina sorella di Sogno, che ha ottenuto un suo precedente scopo, quello di far versare a suo fratello sangue di famiglia. Ciò si rivelerà distruttivo perché sarà una delle principali cause della morte di Sogno, avvenuta nella penultima saga della serie. Nonostante la linearità della trama, essa è lunga; eppure non oso immaginare cosa sarebbe successo se invece di un romanzo grafico il tutto fosse stato scritto come romanzo normale con i suoi fiumi di parole.
Dopo l’accenno alla trama, è d’obbligo la mia spiegazione su ciò che intendevo sull’amicizia del caso. Il caso ha voluto che, fra il giovedì e il venerdì di quella stessa settimana, mi ritrovassi a seguire delle lezioni universitarie sul Paradise Lost (1667) di John Milton e, essendo allo stesso tempo un esaltato e un visionario, non ho potuto fare a meno di trovare delle analogie. L’analisi partiva dal libro IX dell’opera, quello della Caduta di Adamo ed Eva dal Giardino, ma si allargava a tutta l’opera e a tutto il periodo della sua stesura e diffusione.
All’inizio dei tempi vi fu la Creazione e subito dopo la Caduta. Viviamo un intermezzo chiamato Età dell’Oro. In base a questo si capisce una cosa fondamentale: Delirio era stata Diletto (o Delizia, Delight in inglese) proprio in quell’Età dell’Oro, età in cui gli Uomini (solo due invero) erano felici e non afflitti da altri bisogni se non quello di amarsi. Eppure nel Giardino di Milton ci sono altri bisogni, come quello di ripulirlo dalla wilderness che gli è intorno. Eva inizia a sentire fortemente, anche troppo forse, questo bisogno, e inizia, lentamente (anche perché Satana ha già iniziato ad agire su lei attraverso un… sogno), il suo cambiamento. “Sulla morte e sul cambiamento” recitava il titolo dell’analisi di Straub, ma chiunque abbia una conoscenza seppur minima del Paradise Lost può capire che un titolo del genere poteva andare bene anche per un’analisi su Milton.
Il cambiamento principale, dopo il Peccato Originale, è la trasformazione da “creature di Dio” in “creature umane”, esposte alla libertà, alla responsabilità, alla emancipazione, alla mortalità. Dopo aver mangiato il frutto dell’Albero della Conoscenza, Eva ha mangiato la morte, ma ancora non lo sa. Quando lo mangia il suo Destino è già segnato. Quando lo mangia la sua Morte nasce. Quando cadranno, il Sogno di tornare nasce, di ricostruire ciò che è stato distrutto. E di lì il Desiderio e la Disperazione, e il Diletto di prima che diviene Delirio, forse l’unico reale modo dell’Uomo di ricordare il suo passato mitico. E’ il caso di rilevare che la parola “Delight” compare numerose volte all’interno del libro IV del Paradise Lost (parallello per alcuni temi al libro IX). In quel libro spicca anche l’invidia di Satana che decide di tentare gli umani. L’invidia ha due forme: Disperazione e Desiderio (anche queste due parole sono frequenti). Da tutto questo sembra proprio che Gaiman abbia preso spunto da Milton, o comunque dalla Genesi, per i suoi Endless.
In quel momento dunque nascono gli Endless. Con il Peccato di Eva, c’è la rottura della Divinità in tanti piccoli Demiurghi, anche essi esposti al tempo, non più ciclico, ma storico e irreversibile. GliEndless non sono Dei; sono semplicemente quasi-eterni, ma, parafrasando Morte, nessuno vive poco o tanto, ciascuno vive una vita. Eva, mangiando il Frutto della Conoscenza, ha mangiato quella che è la conoscenza finale, quella della Morte, quella che noi Mortali possiamo conoscere per metafora, ma non davvero: come diceva Amleto “Morire, dormire, forse sognare…”. Ebbene, Distruzione, che ha rinunciato alla sua responsabilità (guarda caso, proprio nel XVII secolo…) per seguire un proprio percorso di conoscenza, alla fine del libro parte per le stelle pensando che la sua morte è vicina perché ha ormai conosciuto quasi tutto; e dalla morte, ovviamente, lui si aspetta un nuovo cambiamento perché nulla si crea e nulla si distrugge ma il tutto fa parte del tutto. E invece, nella epopea degli Endless, proprio Sogno sarà quello che morirà, pensando forse “Sognare, dormire, forse morire…”. E, scusatemi, forse non sarà un caso, in questa epopea, l’unico che conosce e sa tutto, il passato, il presente e il futuro, vive in un Giardino che al centro di tutti i labirinti (e dei Giardini), ha il Libro della Conoscenza legato al polso, ed è cieco. Come Milton.
Bibliografia Minima
N. Gaiman, J. Thompson, Locke: Sandman Master of Dreams, 41-49, DC Comics (raccolto successivamente in volume con il titolo di Brief Lives). Questi fumetti sono raccolti in volume e pubblicati per la prima volta in Italia dalla Magic Press, Sandman: Vite Brevi (anno 1996), tradotto da Pasquale Ruggiero e Francesco Cinquemani. All’interno delle edizioni in volume vi è la prefazione di Peter Straub che è stata menzionata precedentemente.
John Milton: Paradise Lost. Esiste una discreta (e soprattutto economica) edizione con testo a fronte in italiano pubblicata da Mondadori.