Undicesima puntata dello speciale di Glamazonia dedicato ai Trent’anni di Sandman, il celebre character nato dalla penna di Neil Gaiman. Breve riassunto. Dopo l’introduzione di Marcello Vaccari (fondatore di Glamazonia), si sono susseguiti una serie di articoli: l’analisi di “Vite Brevi”; l’articolo di Alessandro Assiri (“Sogna ragazzo sogna” ); l’approfondimento “Sulla figura di Hamnet fra Ulisse e Titania”; un bellissimo viaggio nel Reame del Sogno; un percorso ipertestuale nella Stagione delle Nebbie; le recensioni di “Oltre le Sabbie del Sogno”, di “Una Strana Storia d’Amore e de “Il Bacio del coyote”, queste tre ultime tratte dalla serie The Dreaming; e la recensione di “Sandman present: Due ragazzi morti”.
Oggi viene pubblicata la seconda recensione di un volumetto di “Sandman present ” che è stupendo, merito dei due autori: Mike Carey e John Bolton. Recuperatelo, ne vale la pena. Buona lettura Mario Benenati
Le Furie,
ovvero che fine ha fatto Hippolyta Hall.
The Sandman Presents: The Furies
di Mike Carey (w) e John Bolton (a)
pp.92/$24,95
cartonato con sovraccoperta
Vertigo/DC Comics
Recensione di Fabio Ciaramaglia
Le Furie, ovvero che fine ha fatto Hippolyta Hall.
Movete alla dimora, potenti onorate
anziane figlie senza prole della Notte,
con benigno corteo
(Eschilo, Eumenidi)
Oltre a The Dreaming, la Vertigo ha pubblicato un altro spin-off di The Sandman che si intitola The Sandman Presents: durante la pubblicazione e dopo la chiusura di The Dreaming stesso, tra l’altro, questa serie ha approfondito alcuni dei personaggi dell’universo gaimaniano/sandmaniano rimasti esclusi dalla sceneggiatrice Kiernan. The Sandman Presents non è in realtà una serie regolare, ma una raccolta di miniserie con autori a rotazione. Probabilmente, proprio per questo motivo i risultati non sono stati sempre all’altezza del nome che portano, ma è vero che alcune delle miniserie sono state di ottimo livello e sono sfociate addirittura in pubblicazioni regolari. È il caso della miniserie (in tre parti), The Sandman Presents: Lucifer (di Mike Carey e Scott Hampton) che, dopo il trittico di successo dei primi mesi del 1999, è arrivata alla pubblicazione regolare di Lucifer (sempre con Carey ai testi) nel giugno 2000 (in Italia, vedi Il Corvo Presenta, nn.44-46, Magic Press e, per la serie regolare, Vertigo Presenta dal n. 5 in poi, sempre Magic Press).
Mike Carey è anche lo sceneggiatore dell’ultima uscita, The Sandman Presents: The Furies (2002), mentre il disegnatore è John Bolton (tra le altre cose, co-creatore con Gaiman di The Books of Magic). Questa storia è molto complessa perché ricca di riferimenti alle vecchie storie di Sandman, alla mitologia greca e al teatro classico, eppure gli autori riescono a concepire una trama che alla fine della lettura è alquanto lineare. Non vi racconterò troppo della trama, ma cercherò di darvi qualche spunto di riflessione, qualche chiarimento sui riferimenti e, forse, di farvi venire la voglia di leggerlo.
La protagonista è Hippolyta (Lyta) Hall che ritroviamo qualche tempo dopo l’incontro con il nuovo Sogno, che un tempo fu suo figlio Daniel (The Sandman, n.72, 1996). La donna, che comunque mai si è davvero ripresa dall’esaurimento nervoso subìto durante gli eventi de Le Eumenidi (The Kindly Ones, in The Sandman, nn.57-69, 1994-95), continua a vivere una vita disordinata e scandita solo da avventure sessuali estemporanee. Durante una di queste, uno dei suoi amanti inavvertitamente le dice, riferendosi al proprio organo genitale, “So think of this as your son, darlin’. Love and cherish” (p.7, “pensa a questo come se fosse tuo figlio. Amalo e coccolalo”, trad. mia), e Lyta inizia a picchiarlo selvaggiamente dopo aver ripensato agli ultimi momenti con il suo ‘vero’ figlio. Ricordiamo che Lyta ha un passato da supereroina, anche in compagnia del defunto marito Hector Hall, che era stato Sandman negli anni ’70 (vedi The Sandman n.12 per il rapporto tra Lyta, Hector, Daniel e Morfeo; questo è un numero continuamente evocato anche graficamente in questa storia) e discende direttamente dalle Amazzoni: è un po’ come essere picchiati da Wonder Woman. In realtà Lyta ha una qualche discendenza anche dalle Furie del titolo: dopo averle invocate per chiedere vendetta nei confronti di Morfeo, a p.18 di The Sandman n.63, le tre Weird Sisters la salutano, al loro primo incontro, con un “Finalmente, sorella mia”, e Lyta appare con i capelli da Medusa. Anche in The Furies questa ‘parentela’ è ribadita, ma Lyta ha anche un’altra importante funzione, quella di Imago, ovvero di una sorta di ricettore attraverso il quale le Furie possono manifestarsi. Le Furie hanno, in questa storia, una missione antica come lo stesso universo: ritrovare il più antico parricida, Cronos, per poter finalmente far ‘valere le regole’ della vendetta nei confronti dei delitti verso i familiari. Tra l’altro, come spiegato anche nel fumetto, le stesse Furie vennero generate dal sangue di Urano ucciso da Cronos (a sua volta spodestato dagli dei Olimpici capitanati da Zeus e dal “trickster” Hermes, che anche nel fumetto compare con una funzione importante). Cronos, dal canto suo, è alla ricerca di Lyta per poter in qualche modo sconfiggere le Furie, riprendere il proprio ruolo come ‘dio della vendetta’ e infine vendicarsi degli Olimpici. In questo inseguimento ‘metafisico’ di Cronos ai danni di Lyta, la donna si ritrova prima in Grecia per una rappresentazione de Le Eumenidi di Eschilo, poi in un viaggio negli Inferi scandito, per esempio, da una citazione della Divina Commedia (Inferno, III, 56-57) o da incontri con Prometeo e Caronte, e infine, sempre in fuga, nelle Terre del Sogno dove finalmente Sogno/Daniel fa da deus-ex-machina per lo scioglimento dell’intera vicenda.
Come già ricordato, Daniel aveva perdonato Lyta e le aveva detto:
“Hai cercato la vendetta, Lyta. Ma quella è una strada senza fine. Vieni a me. Ora il mio marchio è su di te, Lyta Hall. Nessuno ti farà del male. Puoi ricominciare a vivere” (The Sandman, n.72, p.20).
Il nuovo Sogno, forse in qualche modo influenzato ancora da qualche parte di Daniel che è in sé, perdona Lyta e rifugge dal ciclo della vendetta. Nella trilogia Orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi; V secolo a.C., circa) di Eschilo è descritta una vera e propria serie di uccisioni e vendette alcune delle quali risalenti alla vera e propria ‘preistoria’ dei drammi: Atreo che fece mangiare la carne dei propri figli a Tieste, Agamennone che sacrificò sua figlia Ifigenia, motivo principale per cui Clitennestra lo uccise, per poi essere uccisa da Oreste con l’aiuto di Elettra. Il finale della trilogia eschilea è proprio una ‘riconversione’ da parte di Atena di quelle che erano le Erinni/Furie evocate da Clitennestra per vendicarsi di Oreste, in divinità più benevole e protettrici, ovvero le Eumenidi. Sia quel numero di The Sandman su menzionato che la storia di The Furies sembrano essere una versione in chiave moderna e fumettistica del mito descritto da Eschilo, in cui la conoscenza e il dolore portano alla redenzione. E Carey se ne compiace nell’ultima pagina, facendo del suo fumetto una sorta di appendice all’opera eschilea: con versi probabilmente di Carey stesso (ma mi posso sbagliare), prima del ‘The End’ scrive “The Furies, after Aeschylus”.
Questa storia mi è piaciuta davvero molto soprattutto perché può essere letta a un primo livello e successivamente a un livello più approfondito. Carey mi sembra uno degli sceneggiatori che meglio ha saputo cogliere la lezione di Gaiman nel mescolare misteri metafisici alla vita di persone normali (come fa anche nel suo Lucifer del resto): oltre a quella di Lyta è molto profonda anche la storia parallela di Pauline Waxman, analogamente cadenzata da una trama di uccisione/rimorso/perdono. Si potrebbe sostenere che anche Garth Ennis ha fatto qualcosa di analogo con Preacher, ma non credo proprio che sia oggettivo un paragone: Ennis ha trattato gli stessi temi, è vero, ma in uno stile più ‘pulp’ e ironico e il finale della serie è tirato troppo via per poter dare uno spessore analogo a quello di The Sandman o di Lucifer oppure di The Furies.
I disegni di Bolton, caratterizzati dal suo tipico stile ‘fotorealistico’, sono una giusta controparte grafica ai testi di Carey. Entrambi non possono fare a meno di rendere tributi a Gaiman: se Carey inserisce in questa storia delle scene nella Locanda alla Fine dei Mondi (comprensiva del Cluracan), oppure rievoca il drammatico momento della morte di Morfeo, Bolton riesce a ricrearci perfettamente non solo il ricordo di quelle storie ma anche a darci una nuova dimensione di lettura. I paesaggi infernali disegnati da Bolton sono qualcosa di davvero inquietante, ma sembra essere comunque ciò che potremmo vedere nei nostri incubi.
In attesa di una prossima pubblicazione da parte della Magic, il mio giudizio è eccellente.
GIUDIZIO |