RIPROPOSTA
Forse pochi sanno che prima della serie televisiva Il trono di spade, la cui ottava stagione sta creando tanto scompiglio, c’è stato un adattamento de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” a fumetti molto interessante, pubblicato nel 2004 dall’editore Italycomics. Vale la pena riscoprirlo.
Con questa recensione (che è l’ultima proveniente dal mercato americano, tra quelle riproposte dal sito originario di Glamazonia ) ci avviciniamo sempre di più al completamento di questo vasto progetto iniziato nel luglio del 2016 dal sottoscritto. Sono rimasti solo quattro fumetti, provenienti dal mercato inglese, che vi stupiranno.
Buona lettura, alla prossima
Mario Benenati
The Hedge Knight- Il Cavaliere Errante
George R.R. Martin (storia)
Ben Avery (adattamento)
Mike S.Miller (matite)
Mike Crowell (chine)
Brossurato con alette
pp.168/€12
Italycomics/Image-DDP
Traduzione di Paolo Accolti Gil
Cuore di cavaliere e stirpe di drago.
di Fabio Ciaramaglia
Dopo una lunga attesa di anni da parte delle schiere di fan, è ormai quasi certo che a fine estate uscirà finalmente A Feast for Crows, il nuovo capitolo della saga epica-fantasy A Song of Ice and Fire di George R.R. Martin (in Italia, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, edizioni Mondadori). Tutti sono in attesa di conoscere qualcosa in più delle numerose sottotrame aperte dall’autore nei precedenti romanzi, da Jon Snow e la sua missione oltre il Muro a Daenerys e la sua vendetta, dagli sviluppi della Guerra dei cinque re alle vicende riguardanti i giovani Stark, dai misteri legati a Stannis Baratheon ai cambiamenti avvenuti in casa Lannister. Forse per stemperare questa attesa, Martin ha permesso ai Dabel Brothers di riadattare in fumetto una sua novella ambientata circa cento anni prima dei fatti accaduti a Westeros narrati nella saga principale.
The Hedge Knight (HK; Il Cavaliere Errante, nella versione italiana) è tutto questo. Adattato da Ben Avery e disegnato da Mike S. Miller e Mike Crowler, questo fumetto ha avuto una storia editoriale breve e travagliata. I primi tre numeri sono stati infatti pubblicati sotto l’etichetta Image fra l’agosto e l’ottobre del 2003 e poi, dopo una pausa di qualche mese, i tre numeri finali sono usciti fra il febbraio e l’aprile 2004 per la DDP (Devil’s Due Publishing). Fortunatamente in Italia non abbiamo minimamente avvertito questo problema perché la storia è uscita in un unico elegante volume per la nuova casa editrice Italycomics nell’ottobre 2004.
La storia è pressappoco la seguente.
In seguito alla morte del cavaliere errante Sir Arlan di Pennytree, il suo fido scudiero Dunk decide di seguirne le orme e di iniziare a gareggiare in qualche torneo. Ha tuttavia problemi a farsi riconoscere cavaliere, ma, ricordando un memorabile scontro del suo padrone con Baelor Targaryen, la “Mano” e l’erede dei Sette Regni, riesce a coronare il suo sogno. Dunk, assunto il nome più altisonante di Duncan l’Alto, riesce a cacciarsi in guai seri e a essere coinvolto in uno “scontro tra sette”, un genere di processo che, come si dice, non era stato più eseguito per almeno un secolo. Lo accompagna uno scudiero che lui era riluttante a prendere con sé, Egg, un ragazzino senza nemmeno un capello, molto furbo e smaliziato.
Da questo punto in poi, se non volete avere anticipazioni sulla trama, smettete di leggere.
È logico che un prodotto di questo genere, un vero e proprio “prequel”, è rivolto principalmente a quei fan sfegatati curiosi di trovare qualche “inside-joke” da collegare a ciò che hanno già letto.
In effetti Ser Duncan the Tall è menzionato proprio nell’ultimo libro di Martin, in una lista di cavalieri sconfitti in torneo da Ser Barristan Selmy, e di carriera pare averne fatta molta da quando era un semplice scudiero: infatti, viene detto che all’epoca era il Capitano delle Kingsguard, la Guardia Reale. Lo stesso Egg, che nell’arco del fumetto con un’agnizione si rivela essere Aegon Targaryen, nella genealogia della “stirpe dei draghi”, risulta come Aegon V the Unlikely (l’improbabile), uno degli ultimi re seduti sul “trono di acciaio”. Il finale del fumetto lascia intendere che i due diventeranno inseparabili, soprattutto dopo il consenso dato da Maekar Targaryen al figlio Egg di continuare la propria formazione come scudiero di Duncan. Come si intuisce dai vari Targaryen che compaiono nel fumetto, Egg è fra gli ultimi in linea di successione, perché quarto figlio di un quarto figlio e probabilmente è proprio questo il motivo per il suo curioso soprannome una volta divenuto re. Gli appassionati possono inoltre godere delle rappresentazioni grafiche delle insegne e degli armamentari vari che i protagonisti indossano: per esempio, Lyonell Baratheon, con il suo cervo incoronato su sfondo dorato, con il suo atteggiamento da valoroso bontempone, ricorda molto il suo discendente Robert, futuro re “usurpatore” dei Sette Regni. I più attenti noteranno l’assenza della casata dei protagonisti della saga al torneo di Ashford: più volte però viene detto che gli Stark sono piuttosto austeri e lo stesso Eddard non è molto contento del torneo indetto per la sua nomina a “Mano”. Infine, la crisi morale all’interno della casata Targaryen è piuttosto evidente: Aerion è un pazzo furioso che somiglia molto ad Aerys II (come viene descritto da altri nella saga) e Daeron è un ubriacone, mentre il piccolo Egg, sebbene sia promettente e simpatico, è comunque un combinaguai. Barlumi di illuminazione ci sono in Baelor e in suo figlio Valarr, così come nel cambiamento che avviene in Maekar, ma è chiaro che sono gli ultimi colpi di coda di una dinastia in decadenza: i sogni profetici di Daeron relativi all’uccisione dei draghi sono interpretabili su questa linea. D’altronde una dinastia che è partita dall’incesto di Aegon I e le sue sorelle Visenya e Rhaenys e che ha continuato, periodicamente, a ricorrere al matrimonio di consanguinei, aveva già presmuibilmente posto le basi per la sua stessa fine: per questioni genetiche, troppo facilmente potevano nascere dei folli. Forse anche questo è il senso del breve racconto (solo sette pagine) che chiude il volume: ci viene narrato un altro episodio della saga dei Targaryen, la guerra fratricida che ha visto uscire vincitore Baelor I, ambientata una cinquantina di anni prima di HK.
Ma a questo punto, chi non ha letto la saga principale può sentirsi molto disorientato, perché una mole così impressionante di nomi (e anche chi è appassionato ha delle difficoltà) appesantiscono molto la lettura e quindi ci si chiede per quale motivo un “neofita” martiniano potrebbe apprezzare la lettura di questo fumetto. Certamente questo prodotto è comunque rivolto ad appassionati del genere fantasy, che già sono tendenzialmente avvezzi a ricevere molte informazioni di questo tipo. Motivi di più generale interesse sono quelli legati ai “buoni sentimenti”. L’amore sublimato fra Dunk e la burattinaia Tanselle (che alla fine della storia parte per Dorne) e il valore della vera cavalleria contrapposto a quella in decadenza, prepotente e vanaglorioso sono due temi importanti che dominano il volume. Anche chi non conosca precedentemente Martin si accorge che la sua concezione del fantasy è alquanto peculiare: più un affresco sociologico-politico che qualcosa che abbia a che fare troppo direttamente con la magia. Nel fumetto, così come nelle migliaia di pagine dei romanzi, la magia non ha un valore così determinante nelle vicende umane che solo alle azioni umane sono davvero legate. Un altro aspetto che si ritrova nel fumetto è la crudezza. L’aggressione di Aerion così come la morte di un cavallo durante la giostra (sempre causata da lui), sono tanto crude quanto gratuite: il fumetto prepara lo stomaco a chi, dopo la lettura del fumetto, dovesse accostarsi al romanzo.
Per ciò che riguarda i disegni essi sono molto buoni. Molto spettacolari per ciò che riguarda i duelli e le scene d’azione, un po’ più approssimativi per i volti (quelli dei giovani tendono a somigliarsi troppo). Il tutto si giova della buona qualità della carta e della colorazione al computer che rende bene sia gli effetti di luce che le scene d’azione.
Insomma, il prodotto è valido e, nella versione italiana, è anche ben confezionato: buona qualità della carta, brossura con alette e buona traduzione di Paolo Accolti Gil con tanto di note del traduttore. Per gli appassionati di araldica sono anche presenti gli stemmi dei vari protagonisti.
Buon rapporto qualità prezzo.
GIUDIZIO