RIPROPOSTA

24 ottobre 2022

Mentre stavamo preparando il primo articolo dedicato ai 30 anni della Image, il nostro amico Fabio Ciaramaglia mi ha scritto che si ricordava di un articolo sul vecchio sito di Glamazonia dedicato ad Aria/Angela e legato alle produzione della Image Comics.
L’articolo però stranamente non risultava tra quelli riproposti su questo sito.

Ieri, visto che era domenica, ho potuto accedere alla mega cartella dell’intero sito di Glamazonia, ed ho trovato l’articolo di cui si ricordava di Fabio.

Ecco, dunque, l’approfondimento su Aria, tratto dal primo sito di Glamazonia (OLD GLAMA, 1996-2002) dedicate alle due miniserie Aria ed Aria/Angela e completato con tante immagini.

Come sempre, se la lettura sarà di vostro gradimento, condividete quest’articolo. Grazie
Mario Benenati,
responsabile del sito glamazonia.it e di fumettomaniafactory.net


ARIA THE SOUL MARKET GRAPHIC NOVEL #2 IMAGE COMICS
ARIA THE SOUL MARKET GRAPHIC NOVEL #2 IMAGE COMICS

ARIA

creata da Brian Holguin e Brian Haberlin

Avalon Comics/Image

Articolo di Fabio Ciaramaglia

La magia di Aria.

Molti appassionati di fumetti americani ricorderanno sicuramente due miniserie pubblicate dalla Panini fra il 2000 e il 2001: una aveva il titolo Aria e l’altra Aria/Angela. Sono entrambi fumetti della Image e, in particolare, di uno dei consorzi che compongono la casa editrice americana, la Avalon Comics, fondata fra il 1998 e il 1999 da Brian Holguin (già sceneggiatore di Spawn) e Brian Haberlin (co-creatore di Witchblade).

Specializzata in fumetti prevalentemente fantasy, lo scopo della Avalon è apparso da subito quello di catturare lettori sia dal sostrato del pubblico Vertigo e sia da quello prevalentemente adolescenziale di altri titoli Image (altro titolo di successo è Athena Inc.). Non è un caso che, infatti, già sulla seconda miniserie di Aria si sovrapponga il nome e venga sfruttato il personaggio di Angela, creato da Gaiman, uno dei grandi nomi Vertigo, per Mc Farlane (e che ha causato più di un contenzioso).

Quindi a testi sicuramente approfonditi e godibili a più di un livello, si accompagnano disegni estremamente accurati, spettacolari e, soprattutto, con protagoniste delle bellezze mozzafiato alla Sara Pezzini. Purtroppo, come spesso accade ed è accaduto per alcune delle tessere che compongono la Image, gli autori non sono metodici e Aria non usufruisce di una propria serie regolare mensile, ma piuttosto di semi-anarchiche miniserie con cadenze quasi completamente casuali (fatto che, a mio avviso, ne preclude anche una facile riproposizione in Italia, a parte le due mini su citate).

Ciò non toglie che ogni miniserie è ben scritta e ottimamente disegnata ed è quasi completamente godibile come se fosse a sé stante. Essendo la protagonista di Aria, Lady Kildare della Casa di Dannan, una regina delle fate che ha deciso novecento anni fa di vivere tra i mortali, le storie possono essere praticamente ambientate quasi in qualsiasi epoca.

Quindi frequenti sono i flashback che aggiungono piccoli tasselli all’approfondimento della protagonista così come dei suoi comprimari che condividono con lei analoghe origini mitiche: il nano Pug, Ondine (mezza fata e mezzo angelo), il ristoratore Dyon (alias il dio Dioniso) oppure l’efebico Childe Harold.

Per cercare di venire incontro a chi volesse recuperare quelle vecchie storie pubblicate da Panini oppure tentare di accaparrarsi qualche miniserie in originale, inserirò di qui in seguito, in ordine cronologico, delle informazioni generali sugli albi, sulle trame e qualche spunto che potrebbe essere d’interesse.

Copertina dell'edizione italiana di Aria, collana Cult comics, Panini comics

Aria

La prima miniserie di Aria è composta da quattro albi usciti fra il gennaio e il novembre 1999 (primo segno di a-metodicità) ed è stata tradotta in Italia, con lo stesso titolo, in un volumetto Panini (Avalon Comics, n.3).

Lo sceneggiatore è Brian Holguin, mentre gran parte dei disegni sono di Jay Anacleto con la sua tipica tecnica grafica che, sfruttando alle massime potenzialità le matite, evita di usare alcun tipo di inchiostratura sia per le ombre che per gli spessori (forse però acuendo la a-metodocità della serie grazie alla sua lentezza).

La storia verte sulla follia della cugina di Kildare, Ginny, e su come la sua origine sia da ricercarsi nel suo traumatico incontro con il Dark One il Signore delle Tenebre, che ha sfruttato il suo corpo per generare il proprio erede. La fuga di Ginny da sua cugina mette in moto una serie di eventi che permette infine a Kildare e Pug di porre fine (forse non definitivamente) a questa entità diabolica. Se la trama, a prima vista, può apparire estremamente semplice e quasi un coacervo di vari cliché letterari, cinematografici e fumettistici, la sceneggiatura è invece molto ben congegnata.

Prima di tutto i flashback sono ben inseriti all’interno del plot principale che è ambientato nella New York contemporanea. Questa idea, che certo non ha avuto Holguin per primo, è sicuramente alla base del successo, per esempio, di Fables, che però è successivo ad Aria: personaggi mitici che vivono in una realtà quotidiana e ordinaria e interagiscono con essa pur non disdegnando delle “evasioni” nella vecchia matrice fantasy.

I personaggi sono costruiti con poche frasi che però, piuttosto che accrescere un senso di incomprensione, contribuiscono a velare di mistero la serie. Infine, Holguin letteralmente infittisce il suo testo di citazioni sia letterarie (Shakespeare, Conrad, Byron, Keats) che musicali (Pogues, Clash).

Se consideriamo che una di queste citazioni (“Oh, quanto sono sciocchi questi mortali”) è alla quinta pagina del primissimo numero e che proviene da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, un lettore un po’ attento potrebbe sentire “odore di Gaiman”. Che Holguin si fosse ispirato a The Sandman non era forse difficile da intuire, visto anche che lo sceneggiatore più volte nella pagina della posta ha dovuto ammetterlo agli incalzanti lettori: ma il fatto che i percorsi di Aria e di Gaiman dovessero incrociarsi ancora forse non era prevedibile.

Aria/Angela.

Il primo incrocio è proprio nell’utilizzazione del personaggio che Gaiman ha contribuito (ma secondo molti, fra cui me, ne è il vero creatore) a creare in Spawn n.9 e di cui ha successivamente scritto una miniserie (Angela, 1994-95).

La storia, in due parti (febbraio-ottobre 2000), è dello stesso team creativo della prima mini e anche questa è reperibile in volumetto (Cult Comics, 18). È una storia retrospettiva ed è stavolta ambientata a Londra (l’altro setting preferito di Holguin) nel periodo tardo-vittoriano, quindi con tutte le caratteristiche dello “steampunk” (The League of Extraordinary Gentlemen di Alan Moore e Ruse di Mark Waid, per intenderci). Molte delle caratteristiche della prima miniserie sono qui confermate.

Le citazioni letterarie (Thomas Moore e Byron) sono utilizzate per condire una trama fitta di mistero e di essere incantati (qui c’è un licantropo) che ruota intorno alla prigionia di Angela per mano di uno stregone (vederci la prigionia di Morfeo di Sandman n.1 forse è forzato).

Anche in questo caso, la linearità della trama si accompagna a un uso spettacolare dei disegni che permettono ad Anacleto di mostrare delle bellissime donne sia in atteggiamenti sensuali e sia nel pieno dei combattimenti (sulla moda delle “bad girls”). Ma non bisogna mai mancare di sottolineare la bravura di questo disegnatore anche per ciò che riguarda gli sfondi: le lugubri e notturne strade di Londra creano davvero un “effetto-reale” e gli interni delle case sono estremamente dettagliati.

Aria The Soul Market - #2 by Brian Holguin

Aria: The Soul Market.

Il primo tentativo di una serialità più regolare si ha con questa miniserie che si compone di ben sei numeri tra il marzo e il dicembre 2001 (quindi quasi bimestrale) e con la sostituzione di Anacleto con David Yardin, Roy Martinez e Lan Medina.

L’ambientazione è ancora la New York contemporanea. La vicenda è tutta incentrata sul “mercato delle anime” del titolo in cui un personaggio dal look stranamente simile a quello di Eminem mette all’asta delle vere e proprie anime che ha rubato nel corso della storia attraverso dei dipinti.

La chiara somiglianza della trama a quella de Il ritratto di Dorian Gray è in un certo senso confermata dall’apparizione proprio di Oscar Wilde in persona. Il simil-Eminem, inoltre, si rivela essere Robin Goodfellow, alias Puck, il personaggio di Sogno di una notte di mezza estate. Cercando di aiutare una bambina alla quale Puck ha sottratto l’anima, Kildare viene messa in scacco dal folletto per due motivi. Uno è dovuto al fatto che la sua amica Ondine rimpiange di non aver anima e vorrebbe comprarne una, mentre l’altra questione è legata a Thomas, uno dei vecchi amori di Kildare, la cui anima è sempre in possesso di Puck.

Interessante è la caratterizzazione di quest’ultimo che si diverte a scatenare il caso intorno a lui: fra crollare le borse con uno schiocco di dita, rende mute le persone o le spinge a litigare, ma, soprattutto, è estremamente diabolico. Ancora ci viene in mente la caratterizzazione che l’omonimo personaggio shakespeariano aveva in Sandman: partendo più dalla fonte del Bardo piuttosto che dalla commedia, anche Gaiman aveva reso Puck diabolico, facendolo alleare con il dio nordico Loki nell’ordire la trama che, ne Le Eumenidi, porta alla morte di Morfeo.

La principale differenza tra le due versioni di Puck è che in questo caso viene in qualche modo punito per i propri misfatti. Anche l’incontro tra la bambina e le tre “weird sisters”, oltre a citare Macbeth, richiama quello che Morfeo ha con loro in Sandman n.1: lei chiede dove si trovi la propria anima, lui dove si trovino i propri oggetti di potere.

Sarebbe comunque errato ritenere Aria un semplice calco mal riuscito di Sandman. Onestamente credo si tratti di un tributo a Gaiman, piuttosto che una scopiazzatura: il britannico ha portato lettori colti a leggere fumetti e “fumettari” a leggere più libri e suppongo sia normale ispirarsi a lui nel cercare di fare una cosa analoga.

Questa serie, sebbene colta e curata, è comunque un fumetto d’azione, titolo di cui forse Sandman non può fregiarsi (in tutti i sensi). Con questa miniserie Aria si arricchisce inolte di un aspetto esistenziale in cui anche la protagonista Kildare si ritrova coinvolta in prima persona con la vicenda di Thomas. Thomas the Rhymer, tra l’altro, era il protagonista di una ballata del XIII secolo in cui un bardo si innamorava della Regina delle Fate: Holguin qui riprende il folklore per approfondire questa strana storia d’amore (un po’ sullo stile Highlander per ciò che riguarda l’immortalità e un po’ alla Timothy Hunter per la sua problematicità).

Insomma, la Kildare festaiola che avevamo visto nei primi due volumi è qui ulteriormente approfondita sia per ciò che riguarda il suo lungo passato e sia per il suo dover risolvere propri problemi. In questa miniserie altre citazioni sono evidenti: ancora Keats e ancora i Clash mostrano un Holguin più che mai appassionato di Romanticismo inglese e musica punk. Fra questa mini e la successiva è uscito uno spillato dal titolo Aria: A Midwinter’s Dream con alcune informazioni di massima sui personaggi, disegnati da Anacleto, ma che non aggiunge nulla alla trama principale.

Aria- Summer’s Spell #1

Aria: Summer’s Spell.

In questa miniserie breve in due numeri (marzo e giugno 2002) scritta sempre da Holguin ma disegnata da Pajarillo e Medina, l’ambientazione si sposta ancora nella “Swinging London” del 1966.

Se questi continui cambiamenti di setting possono irritare i lettori, in realtà in questa storia Holguin si riallaccia tematicamente a The Soul Market, mostrandoci, in retrospettiva, esattamente cosa è successo di così drammatico tra Kildare e Thomas. Il bardo/cavaliere, di ritorno da Faerie dove è stato per circa 800 anni, decide di incontrare di nuovo Kildare e la trova, per l’appunto, a Londra. Ma non può toccare terra perché altrimenti l’incantesimo di Kildare svanirebbe e lui morrebbe sul colpo (Molly di The Books of Magic analogamente non riusciva a toccare terra dopo essere stata troppo tempo a Faerie).

Grazie a un anello magico riesce a vivere normalmente e a vivere di nuovo una felice storia d’amore con la regina delle fate. Tuttavia, i secoli passati e il nuovo mondo che gli è intorno, lo turbano profondamente è anela ciò che fa di un essere umano un mortale a tutti gli effetti: per l’appunto, la morte. Holguin, quindi, ritorna al tema della precedente miniserie, lo approfondisce ulteriormente e lo rende chiaramente drammatico.

Non disdegna però di momenti divertenti, come quando Thomas si ritrova completamente smarrito davanti ai fasti del Carnevale di Notting Hill. Citazioni grafiche, stavolta, da un altro amore che lo sceneggiatore non vuole nascondere, quello per la pittura, con un’interessante divagazione sui Preraffaelliti (citati graficamente in più punti anche nelle mini precedenti), amore che lo unisce a un’altra “erede di Gaiman”, Caitlìn Kiernan che in più episodi di The Dreaming si è cimentata con trame analoghe con protagonisti pittori o scrittori di quel movimento.

Aria- The Uses of Enchantment #4

Aria: The Uses of Enchantment.

Quest’ultima miniserie è in quattro numeri usciti tutti nel 2003 con la solita cadenza “quasi-bimestrale”. Con Holguin ancora ai testi, vediamo un Medina nettamente migliorato e senza dubbio molto più simile a quell’aspetto grafico che Anacleto aveva impresso al personaggio (e che nelle due precedenti mini si era un po’ perso).

Kildare viene invitata a una festa di un fantomatico King Oberon II (Oberon è, ancora, un personaggio dal Sogno shakespeariano): sapendo che il precedente re è morto e che non aveva lasciato eredi, la fata, incuriositasi, decide di investigare. Finalmente vediamo Kildare nel suo “habitat” naturale, cioè in un mondo molto simile a Faerie troppo spesso richiamata in poche pagine nelle mini precedenti. I disegni sono spettacolari sia per ciò che riguarda gli ambienti chiusi, ricchissimi di particolari, che per ciò che riguarda le panoramiche del Castello incantato.

Vediamo, inoltre, Kildare alle prese con la gelosia della moglie di Oberon II che nasconde un terribile segreto (che si riallaccia alle vicende di Joyce Mitford con cui la storia si apre), una sorta di “figlio” mostruoso e deforme che è nascosto nelle segrete. Con SS e UoE, credo si possa dire che Holguin finalmente sia libero dal “giogo” di Gaiman e che possa dare sfogo alla propria fantasia senza partire da binari predefiniti.

Conclusioni

Perché leggere Aria se è così tanto simile a Sandman ma oggettivamente inferiore qualitativamente e crea così tanti problemi di reperibilità?

Non posso certo rispondere con una formula ben definita, ma a me la serie piace. Forse i problemi di reperibilità mi ricordano i tempi dell’irreperibilità di Sandman in Italia (fra la Comic Art e la General/Magic Press) in cui ho preso l’abitudine di leggere gli originali. E forse la qualità di questo fumetto è inferiore a quello che è un capolavoro, ma è comunque alta.

Le trame, mi ripeto, sono ben costruite, non sono eccessivamente banali, possono essere lette a più livelli e hanno anche qualche colpo di scena che non guasta mai. Fanno evadere in mondi fantastici, anche se quei mondi fantastici si chiamano New York e Londra: sono i protagonisti di Aria a renderli tali, così come quelli di Fables, The Books of Magic, Harry Potter o delle opere di Gaiman.

I disegni sono spettacolari. Mi riferisco soprattutto alle storie disegnate da Jay Anacleto (che comunque disegna gran parte delle copertine anche degli altri albi) e all’ultima di Lan Medina. Davvero capisco come si possa venire da due background differenti, come quelli dei lettori Image e Vertigo, è apprezzare analogamente questo prodotto che ne è, a mio avviso, una giusta e azzeccata miscela. Chissà se mai vedremo altre edizioni italiane.

Biografia aggiornata al 2022

FABIO CIARAMAGLIA

Con una laurea in letteratura inglese con una tesi su Shakespeare nei fumetti (2000) e con un dottorato con una tesi su Shakespeare nella televisione italiana (2004), ho sempre cercato di occuparmi della relazione tra letteratura e altri media.

Ho collaborato con varie riviste di fumetti, da Fumo di China a Fumettomania nella sua precedente incarnazione, ma ho anche tradotto due fumetti per la Magic Press e alcune poesie inglesi.

Ho poi iniziato a insegnare inglese nelle scuole superiori prima a Roma e poi, dal 2015, a Trieste.


NOTE EXTRA

il primo articolo dedicato ai 30 anni della Image, pubblicata l’11 ottobre sul Magazine di fumettomania, lo potete leggere cliccando l’immagine sotto

Mentre la puntata n. 22 di “DRAGON AGE dal videogame ai fumetti!, scritta da Fabio Ciaramaglia e pubblicata l’11 ottobre sul Magazine di fumettomania, potete leggerla cliccando l’immagine sottostante

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