DC COMICS


KINGDOM COME

Miniserie 4 numeri
$4.95, D.C. Comics
Testi Mark Waid
Disegni Alex Ross

Recensione di Marcello Vaccari

Da quando fu annunciata, Kingdom Come è stata subito paragonata a Marvels, la miniserie che racconta le origini dell'universo della Marvel; ma l'unico paragone con Marvels sono i disegni di Alex Ross, perché la storia, e lo stile della narrazione, sono completamente diversi. In realtà abbiamo finalmente, dopo dieci anni, una miniserie paragonabile ad una delle pietre miliari del fumetto americano, il Watchmen di Alan Moore. In tanti hanno tentato di emulare, o di copiare, quella straordinaria storia, ma nessuno era mai riuscito nemmeno ad avvicinarsi. Ed ora, Kingdom Come si pone come unico successore, unica miniserie che riesca a seguirne le direttive, anzi a portarle a conseguenze ancora più drastiche, prendendo come personaggi principali, non qualcosa creato appositamente, ma eroi ben conosciuti ed amati in tutto il mondo.
Per questo, Waid si è ispirato proprio ad Alan Moore, facendo quello che non riuscì all'inglese, quando allestì il progetto 1963 (che fu interrotto proprio sul più bello), e cioè far incontrare gli eroi "vecchio stampo", quelli nati appunto a cavallo degli anni 60 con i loro saldi principi morali, e gli eroi più recenti, che potremmo definire dell' "era IMAGE", iperviolenti, senza nessuna morale e nessuno scrupolo. Per quel progetto, Moore creò appositamente un universo di supereroi ingenui ed idealisti, da contrapporre poi a quelli "moderni" che pubblicava l'Image, mentre Waid effettua il percorso inverso. Avendo già in casa (D.C. naturalmente) gli eroi classici, inventa un futuro ricolmo di superesseri, violenti, fracassoni e sempre pronti alla battaglia, come impongono i più recenti "canoni estetici" dei comics americani.
L'antefatto:
In un'epoca dove quasi tutti i vecchi eroi si sono ritirati, i nuovi arrivati sono in numero enorme e sempre in crescita (proprio come avviene all'IMAGE). Auto-elettisi "supereroi", prendono il mestiere dell'eroe come una guerra, e combattono nelle strade facendo più danni dei criminali che dovrebbero fermare, senza curarsi se qualche innocente passante rimane ferito, o peggio, ucciso. In questa situazione gli uomini "normali" sentono giustamente minacciata la loro incolumità, e cercano i mezzi per porvi rimedio. Mentre la tensione sta' raggiungendo un punto critico, Wonder Woman decide di chiedere l'aiuto dell'eroe che ha ispirato tutti gli altri, oramai in ritiro da anni: Superman.
Questi capisce che è ora di ritornare a calcare le scene, e decide di richiamare i vecchi amici, che si erano ritirati anche loro, e riformare la vecchia Justice League, per tenere sotto controllo le giovani teste calde. E' qui che Waid riesce pienamente a definire le differenze tra le due generazioni di eroi, i vecchi, guidati da una ferrea ideologia, e volti esclusivamente al bene del prossimo ed al rispetto di qualsiasi vita, ed i nuovi, che pretendono di risolvere tutti i problemi con il ricorso alla violenza, giudicando che il nemico migliore è quello morto.
Il problema però sta nel come fare rinsavire le nuove leve, è riportarle a più sani principi morali. Superman sembra proprio essere la persona giusta per fare ragionare tutti, e la sola sua presenza porta fiducia negli umani, ed incute rispetto in quasi tutti i giovani eroi, ma non proprio in tutti. Veniamo così a scoprire che l'Uomo D'acciaio si è ritirato per causa del primo della nuova generazione di eroi: Magog, che ha ucciso il Joker praticamente a sangue freddo, dopo che quest'ultimo aveva sterminato tutta la redazione del Daily Planet, compresa Lois Lane (che nel frattempo era diventata la moglie di Clark Kent). Superman non potrebbe mai uccidere qualcuno, nemmeno se questi avesse ucciso sua moglie, ma l'opinione pubblica plaude Magog, anziché biasimarlo, e lui decide di abbandonare, seguito in questo da quasi tutti gli eroi classici, che si erano tutti ispirati a lui. La nuova generazione si ispira quindi ai metodi spicci e brutali di Magog, e tutto inizia rapidamente a degenerare. Dopo i primi iniziali successi, Superman deve quindi scontrarsi con superesseri che non vogliono assolutamente seguire il suo credo, e la sua fiducia inizia a vacillare. A questo punto si inserisce Wonder Woman. La principessa delle amazzoni (ora ex principessa), era venuta nel mondo dell'uomo per portare la pace, ma in realtà il suo spirito è sempre stato quello della guerriera, come quello della sua razza. Si può qui notare come lei sia un leader naturale, cosa che non si può dire di Superman. E la sua propensione naturale al comando, di tipo militare, soverchia l'Uomo d'Acciaio, facendogli prendere delle decisioni non molto in linea con il suo pensiero. In pratica Wonder Woman usa il carisma di Superman per avvallare le proprie azioni, che sono volte più alla soluzione di forza che a quella pacifica. Superman capisce di non essere un buon leader, e cerca di farsi aiutare dall'unica persona che ritiene degna di quel ruolo, Batman. Ma quest'ultimo ha già i propri piani, e capisce bene che il sistema proposto da Superman è destinato al fallimento.
Sono splendidi i rapporti tra questi tre personaggi principali. L'Uomo d'Acciaio si rende conto che Batman è l'unico ad avere le capacità di uscire dalla crisi, ma al suo rifiuto finisce per farsi consigliare (male) da Wonder Woman, che (si capisce molto bene) negli anni precedenti è stata molto di più che una semplice amica.
Durante tutta la miniserie aleggia la presenza di un'altra figura potentissima, Captain Marvel, che diventa personaggio centrale dell'ultimo albo, contribuendo al finale catastrofico. E proprio nel finale troviamo la maggiore similitudine di questa storia con Watchmen. Infatti anche qui troviamo una strage, che viene alla fine accettata come il male minore, per porre fine ad un conflitto che avrebbe sicuramente portato alla distruzione globale. Non vi svelo tutto, perché altrimenti vi rovinerei la sorpresa. Bisogna sottolineare che sembra proprio che le versioni di base dei personaggi siano quelle della Golden Age, più che quelle moderne.

Infatti Superman, Wonder Woman, Green Lantern e Flash, sembrano avere un carattere molto più aderente a quello pre-Crisis, che a quello delle loro ultime versioni, e questa impressione è rafforzata anche, per esempio, dal fatto che sia Dick Grayson ad indossare i panni di Robin, anziché Tim Drake.
Pur essendoci una marea di eroi, Waid si sofferma soprattutto su tre figure: Superman, Batman e Wonder Woman, che vengono delineati ottimamente. In particolare i primi due, che inizialmente sembrano davvero essere completamente opposti, si ritrovano alla fine ad avere molti più punti in comune di quanto loro stessi abbiano mai sospettato. Sembra, in realtà, un poco forzata l'insicurezza di Superman nelle sue decisioni, per un personaggio che non ha mai avuto problemi a decidere tra il bene ed il male, ma nel contesto della storia, è abbastanza plausibile. La narrazione di Waid è decisamente biblica (e proprio alla Bibbia si è ispirato, citandola a piene mani), ma mai troppo pesante, e la storia scorre molto lineare, ma con numerosi colpi di scena che mantengono sempre desta l'attenzione. Se Alan Moore in Watchmen aveva demolito il mito del Supereroe, dando un crudo realismo hai suoi personaggi, ed inserendoli in un contesto assolutamente plausibile, Waid invece cerca di rivitalizzare il mito, facendoci comprendere come tutti quei personaggi crudeli e cinici nati proprio in seguito all'opera di Moore e del contemporaneo Miller, non sarebbero davvero in grado di sopravvivere nel mondo reale senza venire in conflitto con tutta l'umanità, mentre i vecchi eroi possono sempre dare lezioni a tutti, e farci comprendere come convivere pacificamente.
I lettori più smaliziati potranno dilettarsi nel riconoscere i volti invecchiati dei loro eroi preferiti, dipinti in maniera superba dal grande Alex Ross, ed anche ad indovinare a quali personaggi della Image o Marvel si è ispirato per creare quelli nuovi (vi do' un suggerimento, Magog è chiaramente ispirato ad un personaggio Marvel, quello che ha in pratica dato il via alla generazione degli "eroi guerrieri", esportata poi alla Image proprio dal suo creatore).

I disegni sono talmente belli, che si ha davvero la sensazione di poter incontrare quei personaggi per le strade, uscendo di casa. Lo stile di Ross è unico perché riesce ad infondere una vera vita ai suoi eroi. A differenza di tutti gli altri disegnatori pittorici, lui è riuscito a conciliare il realismo al dinamismo, cosicché le sue tavole non somigliano a foto, come succede spesso, ma piuttosto a frammenti di un film, dove i personaggi sembrano realmente balzare fuori dalla tavola.
In definitiva, una storia molto bella (l'unica, a mio parere, che possa reggere il confronto con la mitica Watchmen), che sicuramente piacerà a tutti i vecchi lettori di comics, che maggiormente potranno apprezzarne tutte le implicazioni. Quelli più recenti però, che magari si sono nutriti soprattutto di materiale Image o Marvel degli ultimissimi anni, potrebbero imparare qualcosa, sulla apparente ingenuità dei supereroi vecchio stampo.

Nella miniserie Kingdom Come, appaiono una miriade di personaggi che anche i piu' incalliti fans della D.C. faticheranno a riconoscere. Qui di seguito vi proponiamo una guida COMPLETA a TUTTI i personaggi della serie, partendo dalle immagini di gruppo delle copertine dei primi tre numeri. Ve le proponiamo in bianco e nero per ragioni di tempi di caricamento, quindi se volete l'immagine chiara dovrete procurarvi l'albo in questione.

I NUOVI EROII VECCHI EROII CATTIVI


GIUDIZIO


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