RECENSIONI |
The
Birth Caul Alan Moore e Eddie Campbell Edizione italiana : Sacco
Amniotico
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Recensione di Damiano Gallinaro
The
Birth Caul : Lo sciamano Alan Moore
Dopo una lunga riflessione ho deciso di superare i
timori reverenziali nei confronti del più grande scrittore di fumetti, e non
solo, della storia e di dare forma ai pensieri che da mesi si rincorrevano nella
mia mente, sperando nella benevolenza del " barbuto " profeta Moore.
Dopo aver letto " The Birth Caul " ( in italiano Sacco
Amniotico[1]
) ho subito pensato che qualcosa andava detto sullo sciamano Alan Moore e sulla
costruzione di un mondo delle idee chiamato " Ideaverse " .
The Birth Caul non è un opera facile e soprattutto non è solo un opera
a fumetti, anzi il fumetto nasce in un secondo tempo grazie all'opera da
certosino di Eddie Campbell.
The Birth Caul è prima di tutto la traduzione a fumetti di una
performance unica, tenuta da Alan Moore e dai musicisti David J ( ex Bahuaus )
e Perkins nel 1994 nel NorthHamptonshire[2], la traduzione a fumetti, quindi di un rituale unico ed irripetibile.
Proprio sui concetti di rituale, performance, sciamanesimo e sulla
centralità del concetto di Sacco Amniotico, vorrei soffermarmi con l'intento
di evidenziare come Alan Moore vada a riscrivere in parte alcune tradizionali
categorie antropologiche .
Quando nasce lo " sciamano " Alan Moore ?
E' lo stesso Moore a riferirlo in una sua intervista[3]
, precisando come alla celebrazione del suo quarantesimo compleanno sentì
chiaramente il richiamo per la magia e che da allora iniziò il suo cammino
iniziatico che lo portò in pochi mesi a realizzare le sue prime esperienze da
mago.
I suoi riferimenti sono due occultisti Crowley e Sprange .
E' alla scoperta della magia che è collegata la creazione dell'Ideaverse
( Spazio idea o Ideaverso nella traduzione italiana) e ad esso è legata la
rivisitazione stessa del concetto di performance, e la concezione di rito ( o
rituale ) come qualcosa di unico ed irripetibile.
Nella vasta letteratura antropologica dell'ultimo secolo , il rito è
stato definito nelle sue caratteristiche distintive come : una ripetizione
costante nel tempo ( o in un determinato tempo ricorrente ) di un evento legato
a forme materiali e verbali immutabili , e di carattere performativo .
Ruolo del rituale è la trasmissione della tradizione della cultura nella
società basata su una tradizione orale ( es. le società tribali ma anche le
società contadine ).
L'immagine che si ricava del rito è la sua immutabilità
nella trasmissione tra padre e figlio delle tecniche rituali, segno della
tradizione che si perpetua.
Negli ultimi anni del secolo , però , nel dibattito antropologico è
emersa l'idea che il rito non sia poi così immutabile, il rito in realtà nel
passaggio da una generazione ad un'altra si trasforma , acquista dei nuovi
termini , ne perde altri .
L'unica cosa che gli antropologi non hanno scalfito è la ripetitività
del rito.
Può esistere davvero un rito non ripetibile ?
Alcuni hanno voluto vedere nelle " Storie di Vita " un rito
unico e irripetibile , ma ciò non è vero perché la Storia diVita può essere
raccontata , e quindi ripetuta più volte , ed ho potuto scoprire da me stesso
raccogliendo delle storie di vita , come l'intervistato proceda secondo un
rituale ben fissato , piange nello stesso punto del racconto , si altera in un
altro , secondo uno schema stereotipo.
Alan Moore cerca di distruggerre anche questo ultimo mito , la
performance pubblica è qualcosa di irripetibile , un rito unico , non
suscettibile di essere mai più ripetuto.
Un momento in cui si concentra tutta la forza del rituale che altrimenti
sarebbe diluita nel tempo e perderebbe la sua performatività , la performance
di Alan Moore è performativa al massimo grado.
Il rituale unico che pone in essere Moore in Birth Caul , ma anche in
performance successive , è legato al suo Idea verso e alla sua condizione di
sciamano.
Cosa sia l'Ideaverso , la cui compiutezza la ritroviamo nel fumetto ABC
Promethea , ce lo dice lo stesso Alan Moore in una sua intervista.
Si è detto che Moore è uno sciamano , il " portale " verso
questo mondo delle Idee che si incarna . In realtà Moore si definisce artista
-sciamano questo perché secondo l'artista inglese nell'antichità l'artista e
lo sciamano erano due figure indivisibili , entrambi coglievano un concetto o un
idea dal mondo visibile dandogli poi una forma.
Tutte le arti e gli impulsi creativi umani devono aver compiuto i loro
primi passi nel regno della magia dato che all'inizio erano percepiti come tali.
L'arte e la magia , quindi , hanno in comune il tentativo di manipolare
una sorta di meta-spazio , un regno immateriale di pensiero e ispirazione
La parola sciamano viene dal tunguso saman[4]
, e definisce un operatore del sacro e non un sacerdote, ma una persona che
attraverso un cammino iniziatico, diviene tramite tra questo mondo e un altro
mondo.
Come lo sciamano non è un sacerdote , così lo Sciamanesimo non è una
religione ( intesa come insieme di credenze e rituali ) , bensì una pratica
magico-religiosa.
La figura dello sciamano è diffusa tra le popolazioni dell'Asia dell'Est
e della Russia Siberiana nonché tra le popolazioni indigene dell'Artico e del
Sub Artico nel Nord America, ma è del tutto inesistente in Europa occidentale.
Negli ultimi anni si osserva però nel mondo della cultura occidentale un
" ritorno " ai saperi tradizionali o alle religioni orientali , e
oltre ad Alan Moore che si è avvicinato alla religione taoista( anche se lo
stesso Moore non lo conferma ) , anche Grant Morrison e J. M. De Matteis ad
esempio hanno chiaramente fatto riferimento alla trasformazione della loro vita
dopo il contatto con alcuni asceti orientali.
C'è un ritorno allo sciamanesimo come testimoniato d'altronde dal
crescente interesse per le teorie di Carlos Castaneda che fondò negli anni 80
un sua personale " setta " , e che ha indagato lo stretto legame tra
l'uso di sostanze psicotrope ( nel caso specifico il peyote ) e i cosidetti
" stati alterati della coscienza " , mondi oltre il nostro in cui le
idee prendono forma , in cui la realtà è percepita in modo differente , altro.
Anche Alan Moore a, ad un certo punto della sua vita , ha cominciato ad
intuire l'esistenza di un'altra realtà.
Ha percepito come ogni cosa che scriveva finiva per influire sulla sua
vita ( la stessa cosa che accadrà a Grant Morrison durante la scrittura di
Invisibles ) .
Da questa intuizione nasce l'idea dello Ideaverso , come spazio delle
idee interagente con la realtà sensibile .
Moore propone nel seguito dell'intervista l'idea che le idee viventi
siano gli archetipi di cui parlava Jung , e il modo in cui l'idea si presenta
potrebbe essere definito socio-culturale.
Lo Spazio Idea è quello che Castaneda definisce uno stato alterato di
coscienza , una realtà altra parallela alla nostra che può influire sulla
nostra proprio grazie all'opera di un sciamano , un tramite , un portale tra le
due realtà.
E come ogni sciamano che si rispetti anche Alan Moore ha il suo totem ,
la sua chiave di accesso , il mezzo che materialmente crea lo spazio affinchè
le idee influiscano incarnate sullo svolgere della nostra vita quotidiana.
Questo mezzo è Il sacco Amniotico.
Cosa sia realmente il Sacco Amniotico per Alan Moore non lo si percepisce
immediatamente , ma lo si comprende raccogliendo tutte le tracce sparse che
Moore lascia nel tortuoso cammino della performance.
Il pretesto per parlare dell'Amnio è il ritrovamento del sacco amniotico
tra le vecchie cose che la madre di Moore conservava in soffitta e che A. M.
" scopre " al momento della morte di quest'ultima.
Il sacco amniotico , nella tradizione anglosassone , ha natura di
talismano , chi nasce con ancora addosso il sacco amniotico sarà un uomo
fortunato , protetto contro le insidie del destino e della vita, soprattutto se
sarà un marinaio.
Il sacco amniotico è quindi una mappa in cui leggere il destino, ed è
per Moore soprattutto ciò che ci salva dallo stanco " rituale " della
nostra vita quotidiana , che ci conduce indietro ai nostri sogni perduti
dell'adolescenza , indietro fin verso l'età dell'innocenza e del sogno.
Il sacco aminiotico è la chiave per " far girare al contrario
l'ottuso rumore del mondo " , è un sudario natale , la ragnatela del nuovo
".
Attraverso il sacco amniotico scendiamo dall'adesso verso l'allora fino
alle nostre segrete profondità.
L'amnio ci riporta ad un tempo in cui il linguaggio ancora non era stato
creato, il tempo dell'innocenza primordiale prima del linguaggio .
Ancora, il sacco amniotico è il lucido pinnacolo di ciò che siamo prima
di iniziare la nostra lunga discesa nelle nebbie che velano i ricordi.
E' il totem di un tempo del sogno confiscatoci , un sentiero di briciole
di pane che ci guida indietro, ecco perché chi è nato con l'amnio è un
sognatore.
The Birth Caul è una dichiarazione di intenti , è un manuale di
spiritualità ancora da costruire completamente e che troverà compiutezza nella
serie Prometea , è una via per iniziati che vogliono seguire il pensiero dello
Sciamano Moore .
The Birth caul si presta , quindi , a più letture .
Una prima , superficiale , che lascia sconcertati e che turba per le
forte metafore e accostamenti linguistici che Moore compie.
Una seconda lettura , critica , problematica , che porta ad evidenziare i
nodi e le difficoltà del testo e che ci porta alla lettura della nostra vita in
termini di stanco rituale ripetitivo senza sogni, in cui il Lunedì è il giorno
dell'inizio di un nuovo cammino verso la morte , settimana dopo settimana.
E , infine , una terza lettura , per pochi iniziati, una lettura mistica
, che ci porta alle soglie dell'Ideaverso dove ci attende il profeta Moore nelle
sue sembianza bibliche , pronto a traspostarci guidato dalla magia dell'Amnio
verso lo Spazio in cui le Idee prendono forma umana , e vivono tra noi , alcune
volte invisibili.
Solo chi riesce a leggere così The Birth Caul potrà comprendere
realmente le successive opere a fumetti di Moore , tra cui Promethea , che sono
un ulteriore passo del viaggio inziatico che Moore ci propone.
[1] Alan Moore e Scott Campbell , Sacco Amniotico , Black Velvet , 2002
[2] La messa in scena della performance unica " The Birth Caul " avvenne il 18 Novembre 1995 al Victorian Magistrate's Court di Newcastle ed esiste la registrazione audio della Charrrn Records , un'edizione pressochè introvabile.
[3] L'intervista a cui si fa riferimento più volte nel testo è datata 17/10/2000 a cura di Barry Kavanagh ed è possibile leggerla in inglese sul sito www.blather.net oppure in italiano sul sito di Ultrazine.
[4] Il termine tunguso in realtà potrebbe anche essere di origine sanscrita , derivante da sramana o sramanera .