Shakespeare a fumetti de Il Giornalino
di Fabio Ciaramaglia.
Quest’opera è stata pubblicata per la prima volta nel 1975 sulle pagine de Il Giornalino e ristampata nella raccolta Shakespeare a fumetti nel 1977. (attualmente sono disponibili copie pubblicate singolarmente a 20.000£/10,33€ nelle librerie San Paolo) Gli autori sono lo sceneggiatore Sigma e il disegnatore Gianni De Luca i quali si cimentano con tre opere shakespeariane: Amleto, Romeo e Giulietta e La Tempesta.. Più che per la sceneggiatura, quest’opera colpisce soprattutto per il sorprendente e innovativo aspetto grafico che cerca di rendere sulla pagina le scene teatrali. Infatti in uno scenario che simula quello teatrale, le figure dei personaggi sono rappresentate più volte e, per riprodurre i movimenti, De Luca non utilizza le canoniche linee cinetiche, bensì rappresenta i personaggi nelle varie fasi del movimento, lasciando traccia dei propri gesti e delle proprie parole. Con questa tecnica innovativa, De Luca ha la possibilità di sottolineare i volti e le espressioni dei personaggi creando il corrispettivo grafico degli attori teatrali. Un altro aspetto da sottolineare è che le pagine devono sempre essere lette in coppia, come se un’unica vignetta si espandesse in entrambe (tranne casi eccezionali, in cui ci sono delle tradizionali vignette). Questi fumetti non sono una riduzione, ma dei rifacimenti in cui gli autori cercano di interpretare il testo originale. Da alcuni punti di vista questo può essere considerato un limite, poiché esiste una forma di auto-censura nei confronti di un pubblico che, come è risaputo, acquista questo prodotto prevalentemente in Chiesa, ed ha un certo modo di vedere le cose anche quando si tratta di capolavori della letteratura mondiale.
Questo eccesso di interpretazione è particolarmente evidente nella prima delle
tre opere che consideriamo: Amleto. Una delle storie più note
nel mondo è ri-narrata quasi integralmente e, per esigenza di brevità, non la
riassumeremo. C’è da sottolineare, tuttavia, che ampi passaggi sono (auto)censurati
come, per esempio, il famoso monologo ‘To be or not to be’ che si riduce, per
l’appunto, solo a questa frase. Questo passaggio, continuamente antologizzato,
citato e ironizzato, ha nell’originale molte funzioni, fra cui la più evidente
è quella esistenziale. Questo fumetto, che ha un pubblico prevalentemente cattolico,
non può riproporre dubbi esistenziali sul suicidio o su cosa c’è dopo la morte,
‘la terra inesplorata dai cui confini nessun viaggiatore è mai tornato’. Qualcosa
di analogo avviene nell’episodio dell’uccisione di Polonio: Amleto nutre un
odio sviscerato per il cortigiano e dopo la sua uccisione, sebbene rammaricato
di non aver ucciso il re Claudio, continua ad insultare perfino la sua memoria.
Nel fumetto invece Amleto afferma: “Povero Polonio, quanto è accaduto è senza
senso”, un’evidente interpretazione sbagliata del rapporto tra i personaggi
dell’originale. Conforme a queste censure, non stupisce che anche la scena comica
e ai limiti della blasfemia dei becchini sia completamente assente. Di questo
rifacimento, oltre agli spettacolari disegni più che mai adatti a rappresentare
opere teatrali, resta però un senso di fondamentale tradimento dell’opera originale.
Come abbiamo illustrato, infatti, l’ideologia cattolica ha eccessivamente distorto
alcuni episodi (uno su tutti, l’uccisione di Polonio) oppure ne ha semplicemente
eliminato altri (alcuni monologhi di Amleto); perfino i passi comici e ironici
dell’opera sono quasi completamente trascurati (molte battute di Amleto su Polonio
oppure la scena dei clown).
Un’altra storia famosa, simili censure: Romeo e Giulietta. E’ vero però
che quest’opera soffre in maniera minore rispetto ad Amleto delle censure:
infatti, se quella analizzata sopra è un’opera aperta e sensibile di molteplici
interpretazioni, la storia degli amanti di Verona continua ad essere una tragica
storia d’amore anche nel fumetto. Eppure, c’è da dire, che i ‘personaggi minori’
della Nutrice e di Mercuzio, che con le loro battute sconce smorzano il tono
tragico dell’opera in tutta la sua prima parte, qui nel fumetto sono eccessivamente
stilizzati e perdono completamente la loro connotazione ‘volgare’ che tanto
ha fatto e fa divertire il pubblico shakespeariano- ma che potrebbe scandalizzare
un pubblico cristiano. Merita però ancora una menzione d’onore il tratto minuzioso
di De Luca: proprio le caratteristiche
“teatrali” del disegno sopperiscono a molte mancanze della sceneggiatura; parliamo
di quelle omissioni o parafrasi di versi, che però vengono sostituite da una
maggiore definizione visiva dei personaggi. Allo stesso tempo, c’è un altro
aspetto positivo da considerare nella sceneggiatura, cioè quella di ‘rappresentare
il raccontato’. Nelle opere shakespeariane, ampi passaggi non rappresentabili
sullo spoglio palcoscenico elisabettiano, vengono raccontati con minuzia di
particolari dai personaggi: nel rifacimento di Amleto sono rappresentati
gli episodi in cui il Principe combatte e poi è catturato dai pirati, in quello
di Romeo e Giulietta è rappresentato il viaggio mancato di Frate Giovanni
che porta le missive di Frate Lorenzo a Mantova dove è in esilio Romeo. Questa
tecnica rende visivamente episodi non rappresentabili a teatro e da una maggiore
coerenza narrativa alla trama di Shakespeare.
Questa esigenza di chiarezza narrativa è molto più evidente nell’ultimo dei
tre rifacimenti: La Tempesta. Infatti, mentre nell’opera Shakesperiana
l’antefatto della commedia (l’esilio di Prospero, l’arrivo sull’isola, il ritrovamento
di Ariel e Calibrano) è narrato in alcune centinaia di versi, il rifacimento
ha un più coerente continuum narrativo scandendo linearmente e senza ‘flashback’
ciò che è accaduto. Sebbene da un punto di vista strutturale questo rifacimento
sia il più ‘rivoluzionato’, per ciò che riguarda i temi è quello più vicino
all’originale. La commedia di Shakespeare ha infatti un tono conciliatorio e
forse è quella che è più vicina al senso cristiano della vita. E’ però vero
che La Tempesta ha sottintesi tanti
discorsi (pensiamo al colonialismo, al metateatro, ai percorsi di conoscenza
dei personaggi alla vecchiaia e alla morte), è ridotto e trasposto in un romance
a fumetti che è completamente privo di gran parte dell’essenza dell’originale.
Ancora una volta, infatti, i personaggi sono troppo stilizzati: Gonzalo non
è retorico, Stefano e Trinculo non sono divertenti, il deforme Calibrano non
è così terribile e perfino i cospiratori non sono troppo malvagi. Analogamente
Prospero sembra troppo giovane e privo di lati oscuri (‘questa cosa oscura la
riconosco mia’) e Ariel è più un putto che un potente elementale dell’aria.
In definitiva, i rifacimenti delle tre opere (Hamlet, Romeo and Juliet e The Tempest) sono compiuti in una chiave troppo dichiaratamente cattolica: ribadiamo, per esempio, le interrogazioni esistenziali di Amleto che sono completamente assenti, così come i giochi di parole osceni della Nutrice e di Mercuzio in Romeo and Juliet, così come i lati oscuri e ambigui di Prospero e di Calibano in The Tempest. Sono presenti inoltre degli episodi che lasciano profondamente perplessi: vediamo un Amleto pentito di aver ucciso Polonio, o un Ariel che si trasforma in giovane montanaro per guidare i naufraghi verso Prospero. E’ molto difficile commentare questa trilogia, poiché, se il fumetto è una sintesi di codice iconico e verbale, in questo caso la grandezza del primo non è accompagnata dalla grandezza del secondo: la trilogia, quindi, sembra essere, a mio avviso, un capolavoro mancato. Eppure, insisto, la grandezza dei disegni ne fanno un prodotto imperdibile per gli appassionati di fumetti e di Shakespeare.
Fabio Ciaramaglia.
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