RECENSIONI |
The Sandman: Endless Nights (Notti Eterne) scritto da Neil Gaiman e disegnato da Glen Fabry, Milo Manara, Miguelanxo Prado, Frank Quitely, P. Craig Russell, Bill Sienkiewicz, Barron Storey pp.160 cartonato Vertigo/DC
Comics |
Recensione di Fabio Ciaramaglia
Le
notti infinite degli Eterni.
Annunciato
più volte e atteso dagli appassionati in crisi d’astinenza è finalmente
uscito nell’autunno 2003 (e in Italia esattamente un anno dopo) il volume Sandman: Endless
Nights. Come era stato già auspicato da Neil
Gaiman, finalmente lo sceneggiatore ha avuto la possibilità di lavorare
su una storia per ognuno degli Eterni. Se ne deduce che le storie sono sette, ma
in realtà non c’è una vera e propria storia su Morfeo, se non una ampiamente
retrospettiva con protagonisti tutti i fratelli, storia che, tra l’altro, era
uscita poche settimane prima come preview del volume. In tempi più o meno
recenti alcuni Eterni avevano già giovato di una storia propria: la più
gettonata è stata Death (con le due miniserie scritte da Gaiman
e disegnate da Bachalo/Buckingham e il recente
At Death’s Door
di Jill Thompson), poi è stata la volta della
miniserie su Destino (di Alisa Kwitney e disegnata, fra gli altri, da Michael
Zulli). Si sentiva comunque la mancanza di Gaiman alla sceneggiatura della serie
che l’ha reso un fenomeno mondiale: l’ultimo suo lavoro in merito, The
Dream Hunters, è troppo legato alla vena narrativa di American
Gods e di Coraline,
ovvero quella del romanziere piuttosto che dello sceneggiatore di fumetti. Il
2003/2004 gli fa rischiare addirittura l’inflazionamento, vista la
contemporanea uscita della miniserie in otto episodi di 1602 per la linea
Marvel PSR (disegnata da Kubert). Il progetto di EN prevede, e forse è
ciò che lo rende davvero grandioso, la rotazione di alcuni fra i più grandi
disegnatori mondiali.
Le
storie.
Il primo capitolo, dal titolo “Death and Venice”, è uno dei due in
cui Gaiman lavora con un suo vecchio collaboratore. È quel P.
Craig Russell che ha disegnato il memorabile “Ramadan” (Sandman,
n.50) e ha adattato due racconti brevi di Gaiman (Mistero
Celeste e One Life, Furnished in Early Moorcook). Una storia fra
passato e presente di uomini che sfidano la morte cercando l’immortalità (che
virtualmente detengono per oltre due secoli) e di un altro uomo, Sergei, che
invece è a suo contatto praticamente ogni giorno. Impedibile la versione di
Death in stile dama veneziana.
Nella seconda storia, “What I’ve tasted of Desire”, troviamo invece
un po’ d’Italia perché è magistralmente disegnata da Milo
Manara, sempre a suo agio quando deve rappresentare begli esemplari
femminili. Una storia intrigante in cui Gaiman cerca di spiegare Desiderio (sia
come entità che come emozione): avere ciò che si desidera ed essere felici sono
due cose differenti. A mio avviso la migliore resa grafica dell’androgino
Desiderio mai vista. La breve differenza che il personaggio enuncia nei
confronti di Sogno si lega tematicamente alla terza storia.
“The Heart of a Star” è disegnata dall’artista spagnolo Miguelanxo
Prado in stile pittorico. Una storia prima del tempo degli Uomini
(Delirio è ancora Diletto e fra le entità è presente un piccolo Sol),
ambientata nel misterioso palazzo di Mizar in cui è atteso un parlamento tra
gli Eterni e alcuni Dei. Una possibile “preistoria” dei conflitti tra
Desiderio e Morfeo è svelata con la vicenda di Killalla of the Glow (forse la
“donna sull’aeroplano con tutte le lucine scintillanti” a cui si riferisce
Desiderio nella prima storia de La
Stagione delle Nebbie) che tradisce il Signore dei Sogni con la stella
Sto-Oa. Così come, nelle parole di Destino (“Millennia from now”, dice), si
preannuncia la storia di Nada (Sandman, 9) per l’impossibilità per un
Eterno di sposare un essere mortale. Se è come penso, questa storia perde gran
parte del suo fascino per la volontà di spiegare troppo, non lasciando invece
molto al mistero.
Sul capitolo quattro, “Fifteen Portraits of Despair”, preferisco non
soffermarmi troppo per alcuni semplici motivi. La storia è disegnata da
Barron Storey
pesantemente coadiuvato da
Dave
McKean, il celebre copertinista di tutta la
serie The Sandman e illustratore del recente libro per bambini di Gaiman
dal titolo I lupi nei muri (Mondadori,
2003): per quanto riesca ad apprezzare le sue copertine e i suoi disegni
tuttavia per me è quasi impossibile riuscire a leggere (e a capire in pieno)
venti pagine di fila illustrate in quel modo. Credo che, in questo caso, non ci si
possa fidare del recensore che, evidentemente, parte prevenuto.
La storia su Delirio “Going Inside” è disegnata da Bill
Sienkiewicz con un tratto particolarmente adatto all’ambientazione. Con
una trama davvero molto simile a I Piccoli Eterni
(Vertigo/Magic Press, 2003) di Jill Thompson, il cane parlante Barnaba smarrisce
Delirio che aveva in custodia. Non con l’aiuto degli Eterni, ma di mortali
“deliranti”, il cane riesce a ritrovarla. Si noti la qualità cromatica dei
disegni: allucinati e psichedelici quando a che fare con Delirio e il suo mondo,
bianco e nero per i personaggi prima che abbiano a che fare con lei. Ancora un
ricordo di Diletto nella inquietante frase finale: “I have heard the languages
of apocalypse, and now I shall embrace the silence” (“Ho udito gli idiomi
dell’Apocalisse e ora abbraccerò il silenzio”, trad.mia).
Un altro celebre copertinista, Glenn Fabry (Preacher e Hellblazer targato Ennis), si cimenta con le vicende di Distruzione nel capitolo sei intitolato “On the Peninsula”. Una storia di “fantarcheologia” in cui Distruzione, accompagnato da Delirio, deve evitare che un gruppo di ricercatori (sotto il controllo dei Servizi Segreti) riesca a dissotterrare da un sito in Sardegna alcuni oggetti (fra cui armi molto potenti) che provengono dal futuro. Ancora un approfondimento di Gaiman sull’Eterno che ha abbandonato il suo Regno: in questo caso di oppone a una ancor più grande “distruzione” possibile.
Lo scozzese Frank Quitely disegna l’ultima
storia “Endless Nights” con protagonista Destino e che è il capitolo più
breve del volume (sole otto pagine). Gaiman spiega il suo concetto di
“destino”: qualcosa che è sì scritto nel libro di Destino, ma che non è
scritto da lui. Chiusura circolare, quindi, su qualcosa che ancora non è stato
scritto, ovvero il destino degli Eterni.
Conclusioni.
Imperdibile per gli appassionati di Neil Gaiman e di The Sandman,
questo volume è consigliabile anche per chi ama le storie scritte e disegnate
ottimamente a prescindere dai personaggi. La qualità è ovviamente alta e anche
la costruzione della raccolta (con costanti rimandi interni fra le storie) è
ben congegnata, sebbene manchi, a mio avviso, dell'impatto emotivo della serie
originale. Per ciò che riguarda i disegni, forse si possono fare un paio
di piccole obiezioni: due storie disegnate da Storey/McKean e da Sienkiewicz messe di
fila sono davvero una grande sfida al lettore che può uscirne frastornato e
l’eccessiva eterogeneità degli stili anche può riuscire impegnativo alla
lettura di un prodotto che comunque, credo, cerchi di mantenere una certa unità
(anche La Locanda alla Fine dei Mondi aveva
disegnatori diversi, ma non così tanto). Ma queste sono davvero obiezioni da
poco, soprattutto se si scorre la lista dei nomi dei disegnatori di cui si
parla, e sono semplicemente il frutto di anni di attesa e di aspettative che
comunque sono stati completamente appagati.
GIUDIZIO |