RECENSIONI |
Fables nn.6-7 Bill Willingham (w), Mark Buckingham (a) e Steve Leialoha (a) Vertigo/DC
Comics 2,50$/32
pp.
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Recensione di Fabio Ciaramaglia
Le
fiabe continuano.
Dopo un discreto successo confermato dalla quasi immediata ristampa in
volume della prima storia (raccolta in Legends in
Exile), con Fables
n.6 inizia un nuovo ciclo intitolato Animal Farm.
Come aveva annunciato lo sceneggiatore Bill Willingham,
il disegnatore Lan Medina (Aria, Avalon/Image) viene sostituito da Mark
Buckingham (con Steve Leialoha agli inchiostri).
La trama di questa nuova storyline si svolge quasi completamente
all’interno della Farm in cui sono relegati quei personaggi delle fiabe che
non possono mutarsi in umani (il Gatto con gli Stivali e i Tre Porcellini, per
esempio). Già nei primi numeri della serie Willingham ci aveva parlato di
questa Farm: uno dei Tre Porcellini era fuggito da essa e la Bestia rischiava di
finirci per la mancanza di denaro per pagare il travestimento magico (con grande
dolore della Bella che addirittura avrebbe preferito il divorzio piuttosto che
ritornare nella Farm). La splash-page delle pp.8-9 ci mostra per la prima volta
una panoramica di questa fantomatica fattoria: piccoli castelli e torri, case di
marzapane, case che ricordano quelle dei Puffi oppure con forme strane (una è a
forma di scarpa). Biancaneve e sua sorella Red Rose (che, come prevedibile, non
era morta in LiE) sono nella Farm per scoprire per quale motivo il
‘borgomastro’ Weyland Smith non è più contattabile da tempo. Quello che
scopre è, a p.11, una riunione segreta all’interno di un fienile in cui uno
dei Tre Porcellini (Dun) sta arringando gli altri personaggi non-antropomorfi
delle fiabe. Egli
dice (prima di interrompersi per l’ingresso di Biancaneve): “And furthermore,
my fellow Gentlespecies, I say to you the Great Bard’s admonition to ‘take
arms against a sea of troubles’ is more than just a deft turn of phrase.. a
tasty tidbit of artful speech from a master wordsmith. It shouldn’t be treated
lightly, as hollow metaphor, but as a literal advice! I think we should resolve
to...” (“E per di più, miei
compagni gentilspecie, vi ricordo l’ammonizione del Grande Bardo, di
‘prendere le armi contro un mare di affanni’, che è più di un agile giro
di parole, un saporito bocconcino di arte oratoria di un maestro paroliere. Non
dovrebbe essere considerata alla leggera, come vuota metafora, ma come un
consiglio letterale! Credo dovremmo risolvere di…”; trad.mia). Oltre
all’esplicita citazione shakespeariana di Hamlet, III, 1, 59, qui viene
altrettanto esplicitamente evocato il primo capitolo di Animal Farm di
George Orwell con l’arringa del maiale Old Major ai suoi ‘comrades’. Se da
un lato il lettore di Fables comprende che c’è in preparazione una
rivolta, dall’altro Willingham ci mostra come egli consideri nella sua serie
tutte le fiabe e le favole, quelle che hanno un significato più o meno nascosto
e quindi anche una delle più moderne, cioè Animal Farm (evocata, per
l’appunto, anche nel titolo della nuova storyline). E, fra i numeri 6 e 7,
nonostante le investigazioni di Biancaneve, vediamo che i preparativi proseguono
capitanati soprattutto da Riccioli d’Oro (ricordate la fiaba della ragazzina
che dorme nel letto di uno dei tre orsi?), intellettuale e umana, che vuole che
tutti i diritti siano uguali per tutti i personaggi delle fiabe. Con la comparsa
anche di Kaa, Baghera e Shere Khan anche il Libro della Giungla prende il
suo posto nella rivolta. Non vi racconto oltre un po’ per non rovinarvi il
piacere della lettura e un po’ perché la storyline ancora non è conclusa.
Ciò che mi colpisce molto è che Willingham sta riuscendo, a mio avviso, nel far confluire nelle sue trame tutte le fiabe e le favole che conosciamo e, tecnicamente parlando, anche delle storie più contemporanee a noi e per le quali il nome ‘fiaba’ potrebbe star stretto: da Animal Farm a Pinocchio per finire al Libro della Giungla. Inoltre le trame non sono solo convincenti ma anche ricche di ironia e suspense. In un certo senso Willingham ha fatto suoi gli insegnamenti di Gaiman su questi pastiche post-moderni e non può che rendergli omaggio inserendo nella terza vignetta del n.6 un libro su cui è scritto Troll Bridge by Neil Gaiman (storia davvero scritta da lui e raccolta recentemente in Smoke and Mirrors, 1999, Avon Books). L’altra chiara ispirazione di Willingham è a mio avviso anche The League of Extraordinay Gentleman (ABC/DC, in Italia Magic Press) di Alan Moore in cui confluiscono, un po’ in maniera diversa, tutti i personaggi dei romanzi gialli, gotici e d'avventura di fine ‘800 inizio ‘900 (da libri di Doyle a Poe, da Wilde a Stoker per finire a Verne). Sono molto entusiasta di questa serie che è una delle poche che sta tenendo alto il livello delle storie Vertigo di questi primi anni del 2000 (ovviamente insieme alle storie di Carey in Lucifer e Hellblazer) e sono in attesa della pubblicazione italiana. Pasquale Ruggiero, nell’editoriale di Vertigo Presenta n.23 (ottobre 2002), nonostante un entusiasmo forse anche superiore al mio nel descrivere questa nuova serie (“mi ha fatto tornare l’entusiasmo della lettura seriale”; e forse proprio questa frase esclude, e concordo, una pubblicazione in volumi), pone problemi di sistemazione e di spazio all’interno delle pagine del mensile antologico (per la eventuale contemporanea pubblicazione di The Filth di Grant Morrison e per non ‘cancellare’ le serie in corso di pubblicazione). Personalmente ritengo che Fables sia più adatto per svariati motivi, di cui due sono fondamentali: 1) è davvero una bella storia ed è scritta e disegnata bene; 2) renderebbe più ‘leggera’ la lettura di VP che altrimenti diventerebbe un prodotto di 100 pagine circa che ne ‘pesa’ 200. Comunque, queste non sono considerazioni che mi competono e posso solo rendere chiara la mia opinione personale. Ciononostante, attendo la pubblicazione su Vertigo Presenta e continuo la lettura degli originali: se potete, non perdetevi entrambe le cose perché vale davvero la pena di leggere Fables.
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